Artemis1: verso un’esplorazione spaziale regolamentata
Dopo due tentativi rinviati a settembre, il 16 novembre è iniziata la missione spaziale Artemis1 con il lancio in orbita del razzo vettore SLS, e della navicella spaziale Orion, decollati dal Kennedy Space Center.
Il programma Artemis è finalizzato a riportare gli astronauti sulla Luna, successivamente alla realizzazione dei test intorno ad essa, effettuati dalla capsula Orion, e alla raccolta dati sulla superficie lunare da parte del mini-satellite italiano, Argo-Moon, realizzato dall’azienda torinese Argotech. La missione in corso consentirà l’allunaggio alla prima donna e alla prima persona di colore, comporterà l’installazione di una base operativa che potrà supportare missioni di lunga durata, consentendo esperimenti sulle nuove tecnologie da adottare su Marte nel 2030. Per quanto riguarda il contributo italiano, Argo-Moon pesa poco meno di 14 kg ed è molto simile a LICIACube, il satellite utilizzato nella missione NASA DART (iniziata nel 2021 e diretta a neutralizzare asteroidi potenzialmente pericolosi per la Terra) per produrre oltre 600 fotografie dell'impatto. Anche Argo-Moon avrà il ruolo di reporter nella missione Artemis 1, avendo il compito di scattare fotografie del secondo stadio dello Space Launch System (SLS), una volta rilasciato a 45mila km di distanza, dando inizio ad una missione sia a carattere tecnico che scientifico.
La missione Artemis ha rappresentato l’inizio di una serie di progetti che avevano come filo conduttore l’idea che lo spazio fosse, oltre ad un business, anche una possibilità di sviluppo economico su cui investire. Per fare in modo che l’esplorazione dello spazio si evolva è tuttavia necessario garantire delle regole adeguate, svecchiando i trattati internazionali vigenti. Il Trattato sullo spazio extra-atmosferico (OST), struttura giuridica di base del diritto internazionale aerospaziale, è tecnicamente vincolante per quei paesi che vi aderiscono e agisce come un meccanismo necessario per prevenire un crescente conflitto nello spazio esterno. L'OST, nei suoi cinquant’anni di esistenza, ha assistito a molti cambiamenti tecnologici e militari quali la privatizzazione dell'esplorazione spaziale, i pericoli degli eccessivi detriti satellitari, l'utilizzo della tecnologia satellitare per violazioni non etiche della privacy, l'emergere della fisica e dell'informatica quantistica che pongono nuove sfide.
È dunque necessaria un’integrazione delle norme che tenga conto dell’evoluzione delle attività esplorative, mantenendo tuttavia i principi fondamentali del Trattato originario: consentire l’esplorazione e un uso pacifico dello spazio extra-atmosferico a tutti i paesi, impedire l’appropriazione delle risorse presenti sulla Luna e stabilire la responsabilità dello Stato dove si è verificato il lancio per i danni provocati da un eventuale fallimento di quest’ultimo.
Sono stati approvati dagli Stati membri dell’ONU altri quattro trattati: l'accordo di salvataggio degli astronauti (19 dicembre 1967), la convenzione sulla responsabilità internazionale su danni causati da oggetti spaziali (29 marzo 1972), la convenzione di registrazione degli oggetti lanciati nello spazio e l’accordo delle attività degli Stati sulla Luna (18 dicembre 1978).
Se è importante promuovere e incoraggiare progetti finalizzati al vantaggio commerciale, è allo stesso modo fondamentale garantire il rigoroso rispetto dei principi e delle norme del diritto spaziale internazionale, in primo luogo quelli sull'esplorazione e sullo sfruttamento dello spazio extra-atmosferico a beneficio e nell'interesse di tutta l'umanità, per scopi pacifici, sulla base della non discriminazione e della cooperazione internazionale. La revisione del Trattato sullo spazio extra-atmosferico deve tuttavia essere rivolta non soltanto alle nazioni, ma anche a soggetti non statali, attori altrettanto importanti ed attivi nella space economy.
Credits Copertina: Flickr.com
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