L’idrovolante S.55 X “rinasce” a Volandia grazie ai seniores SIAI Marchetti

Il velivolo usato nelle trasvolate di Balbo ricostruito dai Lavoratori Anziani del Savoia Marchetti Historical Group

Il leggendario velivolo protagonista delle trasvolate di Balbo è stato ricostruito dai Lavoratori Anziani del Savoia Marchetti Historical Group. Sarebbe stato uno dei tanti anniversari aziendali che attraversano il corso della storia dell’industria italiana. E invece, il centenario della SIAI Marchetti - azienda fondata a Sesto Calende nel 1915 grazie all’intraprendenza di Luigi Capè e Domenico Santoni - ha segnato nel 2015 l’avvio di un progetto inusuale.

Per l’occasione, infatti, un gruppo di volontari – per la maggior parte ex dipendenti dell’azienda e appassionati del settore – decide di ricostruire, grazie al contributo di alcune aziende del territorio, una versione musealizzata dell’S.55 X. Potrebbe quasi sembrare una sfida: dare concretezza a quell’immaginario che, nel tempo, si è costruito attorno a uno degli idrovolanti più conosciuti in tutto il mondo.

Oggi non più esistente (l’unica e sola versione - basica - si trova in Brasile), questo “catamarano volante bimotore” fu protagonista di varie memorabili imprese e, in particolare, della crociera aerea sull’Atlantico Settentrionale, organizzata nel 1933 da Italo Balbo per il decennale della Regia Aeronautica (da cui la X finale nella dicitura). Ventiquattro velivoli (più uno di scorta) e cinquanta piloti che, partiti da Orbetello il 1° luglio arriveranno a Chicago il 15 dello stesso mese per partecipare all’Expo “A Century of Progress”, in occasione del centenario della fondazione della città dell’Illinois. Dopo soli quattro giorni faranno scalo a New York per ripartire - dopo circa una settimana - verso Roma, ammarando all’Idroscalo di Ostia il 12 agosto dello stesso anno. Complessivamente, furono circa 20.000 i chilometri percorsi.

Progettato dall’ingegner Alessandro Marchetti per scopi militari, in risposta ai requisiti di un concorso indetto nel 1923 dal Commissariato dell’Aeronautica - che non ritenne il progetto valido - il velivolo venne ugualmente inserito nella produzione dell’azienda. La versione “X” differiva notevolmente dalle precedenti (che saranno protagoniste di altre transvolate) per via di alcune modifiche tecniche apportate al mezzo, dopo innumerevoli test e voli sperimentali condotti negli anni. L’idrovolante era quindi più veloce, più robusto e godeva di una maggiore autonomia rispetto al primo modello.

Aveva un’apertura alare di 24 metri, un peso complessivo di oltre 10.000 kg a pieno carico, una velocità massima di 280 km/h. La caparbietà del suo progettista e, anche in questo caso, la sfida verso qualcosa di assolutamente innovativo, faranno sì che sarà la storia a decretare l’eccezionale qualità del velivolo per: leggerezza, duttilità, resistenza, stabilità in acqua, capacità di operare “con mare formato”, e per la conformazione delle ali tale da non urtare le onde né in fase decollo, né di atterraggio.

Una storia, questa, che ha lasciato il segno nell’immaginario nazionale, anche dei non addetti al settore.

L’Archivio Storico della SIAI Marchetti di Sesto Calende, gestito dal Gruppo Lavoratori Anziani dell’Azienda, è stato il luogo in cui, da maggio del 2016, ha preso avvio l’opera di ricostruzione dell’S.55 X. Fin da subito, infatti, i “suoi progettisti” hanno dedicato una grande attenzione allo studio (e alla digitalizzazione) delle fonti originali presenti in archivio, affinché la replica del mezzo fosse il più possibile fedele al suo originale.

Da questa prima fase fino a oggi, in oltre 8.500 ore di lavoro, dieci volontari hanno ricostruito gli impennaggi, il piano fisso (un manufatto complesso con 1600 parti in legno incollate e chiodate, completati da elementi metallici di rinforzo e ancoraggio), le travi di coda, le centine, l’interasse tra i longheroni, i raccordi angolari, i gusci anteriori, il castello motori, gli scafi, il piano centrale, con sedili ed abitacolo, il castello motori, i motori con ogive ed eliche.

All’interno di un’area espositiva di Volandia, sono stati forgiati oltre 6.000 kg di legno massello – non quelli pregiati (noce, frassino, pioppo, cedro) del modello autentico – e circa 750 metri quadri di compensato, curvati manualmente e nel pieno rispetto dei disegni tecnici originali.

Come fu per la costruzione dell’S.55 X, a suo tempo considerato un mezzo avveniristico, anche la sua ricostruzione è stata un’impresa che ha visto collaborare figure diverse: ingegneri, saldatori, falegnami, appassionati aeronautici e imprenditori.

Il velivolo è stato esposto per la prima volta al pubblico, in un hangar del Parco e Museo del Volo, a Somma Lombardo (VA), il 23 settembre del 2023, anno in cui si sono svolte le celebrazioni per il Centenario dell’Aeronautica Militare. Il progetto di ricostruzione si concluderà quest’anno con il completamento delle due semiali (l’apertura alare complessiva è di 24 metri), composte da oltre 390 centine.

Per scopi educativi, l’idrovolante è stato lasciato scoperto in alcune sue parti: uno degli scafi, una delle travi di coda, una delle semiali e una metà del piano centrale. Una scelta, come hanno spiegato i suoi progettisti, adottata per permettere ai visitatori di osservare anche gli interni, la tecnologia e le varie parti assemblate a colla e chiodi, proprio come un tempo. Strutture che sono, poi, l’anima ingegneristica del progetto.

Tutto ciò rende questa copia non un simulacro, ma un’eredità che, con il solo sguardo, trasmette competenze, passione e l’innovazione nella progettazione e nella tecnica. Delle costanti che si ritrovano nella storia della tecnologia del nostro Paese e che, oggi come allora, hanno visto diventare protagonista di un’impresa, un intero territorio e la sua comunità.