Erwyn e la pulce fotonica
Matteo Rosati - Martoz

Pubblichiamo qui la versione integrale di Erwyn e la pulce fotonica, fumetto di divulgazione scientifica nato dalla collaborazione di Martoz, fumettista, illustratore e street artist, già collaboratore di Civiltà delle Macchine e Matteo Rosati, laureatosi con il premio Nobel per la Fisica 2021 Giorgio Parisi e poi dottoratosi alla Scuola Normale Superiore di Pisa, già Marie Skłodowska-Curie Fellow presso l’Università Autonoma di Barcellona e attualmente Einstein Fellow presso la Technische Universität di Berlino.
Una piccola pulce fotonica e una terrestre di nome Erwyn sono le protagoniste del racconto tra stazioni spaziali, computer quantistici e gare di rally. Esempio di dialogo tra arte e scienza, il fumetto rende accessibili, soprattutto ai più giovani, materie complesse e attuali come l’informatica quantistica.

A una storyline principale si intervallano tre schede di approfondimento su tematiche specifiche: la comunicazione quantistica, quindi la spiegazione di come funziona la tecnologia quantistica e delle sue applicazioni nel campo della trasmissione dei dati; la crittografia quantistica, dove si illustrano le potenzialità della tecnologia quantistica nella cyber security; infine, il calcolo quantistico in cui vengono spiegate la potenza di calcolo, le problematiche e i potenziali vantaggi offerti dal computer quantistico. 

-Come è nato questo progetto?
M: Questo progetto nasce dal desiderio di raccontare al pubblico la ricerca scientifica in campo quantistico. Attraverso il fumetto abbiamo cercato di svelare cosa accade nei laboratori delle università e quali siano le sfide che gli scienziati stanno portando avanti. Credo sia fondamentale che l’opinione pubblica si informi al riguardo, così da capire l’importanza di investire risorse in questo settore e l’enorme impatto che ogni successo della ricerca ha sulle nostre vite.
MR: Questo progetto ha per me più punti di partenza: nasce innanzitutto come controparte al mio lavoro di ricerca scientifica finanziato dall’Unione Europea, la quale incoraggia noi ricercatori a raccontare il nostro lavoro al pubblico, che ne è il primo finanziatore. Il progetto nasce inoltre come sfida divulgativa in risposta alla pandemia, che ha reso difficili i metodi di comunicazione più convenzionali, e mi ha spinto a considerare l’idea di un fumetto fruibile ovunque e da chiunque in modo semplice. Vi è infine la cruciale esigenza di raccontare le tecnologie quantistiche in modo accurato e tentare di sfatare tante concezioni errate che inevitabilmente si fanno strada quando un campo di ricerca desta l’attenzione del pubblico.
 
-Quali difficoltà avete incontrato nel corso del lavoro? Qual è stata la parte più difficile?
M: Nonostante io sia un appassionato di divulgazione scientifica, non sono un esperto del tema. Sono poco più che un profano, anzi in matematica andavo pure maluccio! Sono però molto curioso riguardo il mondo della fisica, quindi il progetto mi è stato da subito congeniale. Nonostante questo, è evidente che la difficoltà maggiore è stata, banalmente, capire effettivamente di cosa stessimo parlando! É stato abbastanza impegnativo fare pulizia di tutti i luoghi comuni su fisica e tecnologia quantistica per concentrarsi sulla sostanza, sugli aspetti pratici. Un processo delicato di distinzione e approfondimento. Tutto questo grazie alla guida e alle conoscenze di Matteo, ovviamente.
MR: Trattandosi della mia prima esperienza importante di divulgazione scientifica, la difficoltà maggiore per me è stata compiere i primi passi. È stato fondamentale trovare il coraggio di mettermi in gioco e riconoscere che, nonostante le competenze tecniche che ho acquisito durante gli studi, le abilità richieste nella divulgazione sono certamente più varie e differenti. La sfida più importante è stata trovare un compromesso fra la necessità di riportare fatti reali in modo accurato e quella di raccontare questi fatti al pubblico in maniera appassionante e fruibile. Martoz ha reso questa sfida possibile, stabilendo fin da subito uno scambio di idee e conoscenze molto fruttuoso.

-Quale invece il ricordo, l’esperienza migliore, che conservate da questa collaborazione, che mette insieme scienza e linguaggio dei fumetti?
M: Era da tempo che desideravo essere coinvolto in un progetto del genere, per raccontare la scienza a fumetti, quindi devo dire che il momento migliore è stato l’inizio, quando ho ricevuto la notizia. Dopodiché, un altro momento soddisfacente è stato in fase di scrittura, quando ci siamo resi conto che stavamo dando informazioni nuove, diverse da quelle che si trovano in giro su questo tema (mi riferisco alla divulgazione diretta al pubblico non specializzato). Di nuovo... grazie all’apporto di Matteo che, essendo fisico e non giornalista, permette una linea diretta col fronte della ricerca.
MR: Ricordo con piacere quanto Martoz si sia sforzato di ascoltare, approfondire e soprattutto continuare a farmi domande sui fatti che stavamo narrando, senza stancarsi di scoprirne la complessità, passo dopo passo. È stata poi una grande soddisfazione vedere il risultato dei nostri sforzi, quanto Martoz avesse effettivamente compreso i temi trattati e fosse stato in grado di inserirli nel fumetto. Ricordo infine il grande piacere e divertimento con cui ho letto il fumetto completo per la prima volta, apprezzandone tutti i piccoli dettagli e le sorprese che Martoz vi aveva inserito.


 


This project has received funding from the European Union’s Horizon 2020 research and innovation programme under the Marie Skłodowska-Curie grant agreement No 845255

 

 

CC BY-NC-ND 2.0 IT