G20/L'Italia per lo Spazio

21 settembre 2021

 

Programma

 

Presentazione Luciano Violante

Presidente della Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine

La Fondazione Leonardo-CdM è grata al PdCM per aver accolto la proposta di dedicare un’attenzione specifica del G20 allo Spazio e per aver inserito questa conferenza nel piano delle iniziative connesse al G20. E’ grata, inoltre a Ministro Vittorio Colao per aver accolto l’invito a concludere questa Conferenza. Siamo parimenti grati ai Ministri Giorgetti e Messa, alla Rettrice e ai Rettori, a tutti coloro che hanno accettato di intervenire.

 Ieri è cominciata presso l’ASI la settimana dello Spazio;  oggi si prosegue  con questa Conferenza; seguiranno tre giorni di lavoro in Puglia, uno dei distretti più importanti per l’aerospazio. Sono impegni che dovranno avere seguito perché le politiche dello Spazio sono insostituibili per la competitività del Paese.

Come è noto, il nostro posizionamento nel comparto dello Spazio è particolarmente significativo: per le infrastrutture spaziali altamente strategiche di cui siamo dotati, per la partecipazione ai grandi programmi europei, per l’entità delle collaborazioni internazionali, per la presenza consolidata  sui mercati export.

Le aziende italiane che operano a vario titolo nello spazio sono circa 200 e generano un giro di affari annuale di circa 2 miliardi di euro. I punti di forza sono costituiti dalle attività del Gruppo Leonardo e della società Avio.

C’è poi da considerare che lo Spazio è il nuovo continente del Terzo Millennio, contiene enormi ricchezze e  dallo spazio, tramite i satelliti, dipende oggi gran parte della attività umane.

L’interesse per lo Spazio della Fondazione dipende certamente dagli impegni del nostro socio fondatore. Ma c’è un’altra ragione.

La Fondazione colloca le proprie iniziative tra contemporaneità e futuro probabile. Il Laboratorio sulla IA con l’ Università Bocconi di Milano, e le Università di  Trento e Firenze, l’avvio di una sperimentazione di un nuovo indirizzo di Liceo Digitale alla IA nell’Istituto tecnico Matteucci di Roma, la preparazione di corsi di alta specializzazione su piattaforme Treccani, i seminari, con la partecipazione di diversi specialisti, sui conflitti del futuro e, in collaborazione con Pontificia Accademia pro vita, sul rapporto tra  Umano e non Umano, sono alcune delle nostre  iniziative  che documentano l’impegno sul ponte tra  presente al futuro. Lo Spazio si colloca certamente su questa frontiera; tutte le sue dimensioni, scientifiche, tecnologiche, industriali, economiche, regolatorie, costituiscono il futuro continuo, dove il presente é già futuro per la inarrestabilità delle trasformazioni.

 Sotto i nostri occhi si srotolano cambiamenti intensi. Le nostre vite sono cambiate radicalmente  negli ultimi  trent’anni. Sino agli anni Ottanta non avevamo nessuna delle tecnologie che oggi sono parte irrinunciabile del nostro stile di vita e di lavoro. Google è del 1991; nello stesso anno compare il World Wide Web; il GPS, navigatore satellitare, è operativo dal maggio 2000 dopo un decreto del presidente Clinton; il primo I Phone è stato presentato da Steve Jobs nel gennaio 2007; nello stesso anno compare Twitter, mentre Facebook è del 2004 e Instagram è stata lanciata nel 2010. La piattaforma Zoom è stata fondata nel 2011. Il New Space, caratterizzato dall’ingresso dei privati nella corsa allo spazio si è avviato con l’executive order del presidente Obama nel 2015, solo sei anni fa. L’ingresso dei privati è  un formidabile acceleratore; tuttavia pone agli Stati un problema di equa e concorde regolazione, che riconosca il valore degli investimenti dei privati, ma eviti  che le regole siano dettate  dalla sola logica del profitto.  

Nel New Space l’industria spaziale si integra con la digital economy, incrementando il benessere per la vita sulla Terra, dalle comunicazioni ai trasporti, dalla salute all’ambiente. 

Lo Spazio, infine, é una formidabile leva economica visto che secondo Morgan & Stanley  l’attuale valore della space industry ammonterebbe oggi a circa 350 billion di dollari e potrebbe ammontare a 1 triglione di dollari alla fine del prossimo decennio. Un recente rapporto della Conferenza dell‘ONU sul Commercio e lo Sviluppo ha sottolineato l’importanza delle tecnologie spaziali per il raggiungimento, entro il 2030, degli obbiettivi dello Sviluppo sostenibile Se questi satelliti smettessero di funzionare, saremmo perduti.  Il Ministro Giancarlo Giorgetti, Alessandro Profumo, CEO di Leonardo spa, e le personalità che interverranno nella prima tavola rotonda, Gabriella Arrigo, Fernando Giancotti, Clelia  Iacomino, Michele Lavagna, Lugi Pasquali, Antonio Uricchio,  ci diranno il loro pensiero, i loro suggerimenti e le loro previsioni  su queste tematiche.

 Bisogna  essere prudenti  con le classificazioni, ma la prudenza non può esimerci dal dovere umano di interrogarci  sul senso degli anni che stiamo vivendo.  Il  complesso delle trasformazioni che ho appena indicato determinano   mutamenti profondi nel modo di intendere il tempo, lo spazio e la vita. Non è retorico, perciò, parlare di cambiamento d’epoca; lo ha fatto spesso l’attuale Pontefice. Le grandi scoperte geografiche segnarono il passaggio d’epoca dal Medio Evo al Rinascimento e sono state preceduta dalla invenzione della stampa a caratteri mobili,  come la scoperta dello Spazio è stata preceduta dalla invenzione di Internet.

Perché soffermarsi sul cambiamento d’epoca? Se è in corso una trasformazione, l’avvio di un’epoca nuova, quelle che oggi definiamo crisi, della democrazia, della scuola, della informazione, forse non sono declini; sono passaggi, transizioni, fatica di abbandonare il vecchio e  comprendere il nuovo.

Il pensiero collettivo dev’essere più dinamico, più proiettato verso il futuro,  più consapevole dei mutamenti. In passato ogni generazione ha avuto  nella propria esistenza un solo salto tecnologico. Le generazioni oggi giovanissime vivranno invece più salti tecnologici. Per poter reggere questi mutamenti dovranno avere non menti erudite, ma menti agili, intelligenze dinamiche, adeguate alla velocità delle innovazioni, alle interdipendenze sempre più strette tra i diversi saperi, ai cambiamenti sociali che seguiranno. Abbiamo chiesto l’intervento, della Ministra dell’Università e della Ricerca, di Luciano Carta, presidente della Leonardo spa,  e dei Magnifici Rettori di due  delle maggiori e più antiche università europee, La Sapienza di Roma e la Federico II di Napoli, e dei tre Politecnici più impegnati sulla spazio, Bari, Milano, Torino. Siamo grati per la loro disponibilità, perché la frontiera della formazione è decisiva per la preparazione non solo al sapere, ma anche a sapere come sapere e per l’incentivazione ad uno studio che superi la tradizionale contrapposizione tra scienze umanistiche e scienze cosiddette dure, contrapposizione che  non ha più senso  nella contemporaneità. C’è  un terzo profilo, sul quale ha recentemente richiamato l’attenzione il presidente Saccoccia: ferma, naturalmente la libertà d’insegnamento, costruire ulteriori sinergie tra formazione, ricerca e industria nell’ambito dello spazio, che moltiplichino gli sbocchi professionali dei giovani laureati.

Il cambiamento d’epoca ha fatto uscire dai confini del linguaggio specialistico espressioni come Space Economy, Space Technology, Space Law riservate sinora a ristretti circoli di addetti ai lavori. Quando si superano, positivamente, come in questo caso, i confini dello specialismo, occorre un buona comunicazione; abbiamo chiesto perciò a Piero Angela, che è maestro nella comunicazione dei risultati della scienza, di spiegarci come parlare di spazio alla grande opinione pubblica.

Le grandi innovazioni producono anche grandi inconvenienti. L’impetuoso sviluppo della conquista dello spazio con le costellazioni di satelliti messe in orbita  ogni anno sta producendo effetti non voluti che potrebbero mettere a rischio tanto le attività spaziali quanto la ricerca astronomica. Secondo alcune previsioni richiamate dal direttore dell’ESA Josef Aschbacher, nel prossimo futuro  satelliti al ritmo di 1000 l’anno. Occorre evitare il rischio di collisioni e occorre prevenire l’intensificazione dell’inquinamento luminoso nei cieli notturni, determinato dal numero crescente di costellazioni di satelliti che vengono messi in orbita. Una rivista specializzata ha parlato di End of Astronomy e negli Stati Uniti si pensa ad azioni legali in nome della salvaguardia dell’ambiente, per impedire l’inquinamento luminoso. L’INAF partecipa al programma SKAO che studia le interferenze luminose e radio. Il programma prevede la costruzione di un colossale telescopio che opererà  tra l’Australia e il Sud Africa e per il quale è previsto un investimento di  di 2 billions di Euro in dieci anni. Una terza questione riguarda i rifiuti spaziali. L’astrofisico D.J.Kessler, che ha ricoperto importanti responsabilità nella Nasa, proprio per lo studio dei rifiuti spaziali, ha osservato: “La quantità di detriti aumenterà nei prossimi anni e le collisioni tra detriti provocheranno molta altra spazzatura, fino al momento in cui la Terra sarò avvolta da una densa coltre di detriti che non consentirà di svolgere ulteriori attività spaziali per molte generazioni future.”.

Le Nazioni Unite hanno deciso di porre il problema dello Space traffic managemet all’interno dei programmi di Space Law: nel 2007, inoltre, hanno emanato alcune linee guida sulla mitigazione dei detriti spaziali e nel 2019 sulla sostenibilità a lungo termine delle attività spaziali. Conseguentemente l’UNOOSA dedica un’attenzione particolare a questi temi e ringrazio Simonetta Di Pippo per essere qui presente . Si tratta di questioni che non dovrebbero essere divisive e che perciò potrebbero a buon diritto rientrare nel raggio di attenzione del G20.

Prima di terminare, permettetemi di ringraziare Monica Maggioni e Francesca Fanuele che coordineranno le due tavole rotonde e il Professor Sergio Marchisio che  è stato generoso nei suggerimenti di idee e di letture. Il generale Roberto Vittori, astronauta, ha coordinato la ricerca che ha portato a questa conferenza.

La Fondazione gli è grata e io gli cedo volentieri la parola.   

Introductory remarks Roberto Vittori

Astronaut, Italian Air Force and European Space Agency (ESA)

I am honored to be here today in front of such a qualified audience and in the context of the key evolution of our sector into what we can define as the era of the “New Space”.

Astronauts have the very special opportunity to see in person the solutions to engineering challenges, and the results of years of operational planning , thus witnessing the success of collaborative efforts between many nations.

The International Space Station remarkable achievements and its pristine safety record demonstrate the extraordinary role of the Space Agencies in the last 20 years; this as solid base for the continuation of similar efforts.

However, in the future the scenario is headed toward a very significant change. While governments/institutions will continue to have a key role, the driving force and underlining overwhelming energies to push space exploration and space exploitation will be more and more deriving from private initiatives and their own resources.

Nothing comes without contradictions and today, as in the past, we have a sort of “cold war”. It is not  between superpowers but between superrich individuals. As an example, Blue Origin of Jeff Bezos has taken to court NASA for the contract awarded to SpaceX on the Moon lander. This is one most visible example, but there are more cases.

Such an intense competition is further demonstrating that Space has become very-very attractive, to the point to spark a race to the resources expected to be on the surfaces of the Moon. Hydrogen, oxygen, helium 3, rare minerals. You name it. Private companies are competing with each other to get there first.

In the far south of Texas Elon Musk is building an entire “Space City” with a mass production of giant Starship rockets that he has started even before he has any certainty that they will eventually really work.

Such an unconceivable approach, based on enormous risks, completely new designs/approaches, and extraordinary determination to get to the end result (despite multiple failures), is unprecedented.

However, this is unique of the US, and there is nothing similar in Russia, China, India, Europe or elsewhere.

The US case is the result of a transition that was neither easy nor certain. It was June 2011 when the last Space Shuttle flight landed, and with the retirement of Shuttle program tens of thousands of jobs got lost. The Texas cities around NASA become, from one day to the other, ghost towns. Ten of thousands of engineers were fired. Desks empty and people walking out of the NASA buildings with their paper boxes was the typical sad view of what before was the very successful Johnson Space Center.

The local housing market in the NASA area collapsed.

It is now 10 years since the loss, and the jobs are back to the original levels. What is very interesting is to note that the majority of them are no longer NASA, but private companies that are blooming one after the other around a new conceptual approach to space.

The key question is now no longer : “ can we make it ?” but “can we make profit out of it ?”.

In fact, the technology has evolved to give us the possibility not only to extract the resource extra-atmospheric starting from the Moon, but also to make it into a profit.

It could be, as an example, selling as rocket/satellite fuel the hydrogen extracted from the frozen ice of the Moon poles.

In this context I would like to remember the colleague and friend Prof. Andrea Sommariva, tragically deceased about two weeks ago after a severe illness. He had the intuition to properly place Italy and his academic excellencies on the front line of the “new space” era. His concept of a Moon economy based on hydrogen/oxygen extraction, framed in solid agreements with key US entities, and his intense activity is the example to follow.

The US case is unique, and it cannot be reproduced. Therefore the only logical approach is to find a way to complement their private initiatives by focusing on collaborative efforts rather then competition.

In fact, the outlook could offer much more than just economic revenues. The resources deriving from outside the atmosphere could make a reality the transition to an hydrogen economy. The climatic changes and the evident degradation of the Earth ecosystems give the evidence of the urgency to pursue as soon as possible the ecologic transition and conversion to hydrogen is probably the best, if not only way forward.

Europe strength is, in my 24 year astronaut experience, in two words: unity and diversity. Focusing therefore on the Italian distinctive identity, it is a fact that our industrial manufactures that have already a distinctive maturity: logistic modules to specialize for the partial Moon gravity, and radar technologies; other then the potential of the numerous university/research centers/startups spinoffs that are the two elements that can give the best interpretation of the potential of the New Space.

Space is becoming, or maybe it is already, a fundamental opportunity for the global economies.

I wish to thank you once again the Leonardo Foundation, and his president, Hon. Luciano Violante for taking the initiative and for his leadership

Slide Antonio Uricchio

Presidente del Consiglio direttivo dell'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR)