L'Italia e la banda ultralarga

06 luglio 2022

Di Giuseppe Leone

Uno dei presupposti essenziali per permettere all’Italia di stare al pari con i tempi e di poter affrontare con successo le sfide che l’attendono nei prossimi anni è quello che concerne lo sviluppo della banda ultralarga e, di conseguenza, del 5G. Problema difficile e oneroso viste la morfologia del nostro Paese e le diversità che lo caratterizzano, con un Nord raccordato con l’Europa continentale ed un Sud proiettato verso il Mediterraneo e le coste del Nord-Africa e del Medio Oriente. In questo contesto, l’intervento pubblico non è solo necessario ma è basilare se si vuole “coprire” l’intero territorio nazionale senza arrivare alle “calende greche” e per evitare un’ulteriore spaccatura del Paese tra zone avvantaggiate dalla banda ultralarga ed altre no.
Come si sta muovendo l’Italia? Diamo un sommario quadro della situazione. In primo luogo si deve rilevare che sono già state svolte e concluse le gare per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze per il 5G. Questo nel quadro di varie strategie: quella per la crescita digitale 2014-2020, un’altra per la banda ultralarga ed infine l’ultima “verso la Gigabit Society” con risorse sia nazionali che dell’Unione Europea. In tale ambito è stato anche istituito il Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture (in sigla SINFI) e sono state semplificate le procedure per la realizzazione delle infrastrutture per le reti in fibra ottica.


Attualmente, poi, è in corso di sviluppo una rete pubblica di wi-fi diffuso.
Vari i provvedimenti adottati in questi anni. Con il decreto legge 22/2021 è stato istituito il Comitato interministeriale per la transizione digitale (CITD) presieduto dal ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale che coordina la Strategia italiana per la banda ultralarga “Verso la Gigabit Society” approvato nel maggio 2021. Inoltre, con la conversione in legge dello scorso mese di maggio del decreto 21/2022, sono state introdotte numerose disposizioni normative per agevolare il “dispiegamento delle reti a banda ultralarga”. Sono state altresì introdotte semplificazioni delle procedure di autorizzazione per l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica, stabilendo che nel caso di pali, torri e tralicci non sia necessario produrre la documentazione tecnica relativa alle emissioni elettromagnetiche, un problema, questo, che fino all’approvazione di questo decreto aveva più volte frenato, se non bloccato, lo sviluppo dei sistemi di comunicazione. 


Con il decreto legislativo del 9 novembre 2021, poi, si è data attuazione alla direttiva UE 2018/1972 che istituisce il nuovo “codice europeo delle comunicazioni elettroniche”. Comunque, già nel 2018 con il decreto legge 119, si erano apportate modifiche al Codice delle comunicazioni elettroniche potenziando gli ambiti di intervento dell’Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni con riferimento all’ipotesi di separazione funzionale e separazione volontaria relativamente alla fornitura all’ingrosso di determinati prodotti di accesso, con specifico riferimento alle infrastrutture di rete.
A queste misure, come già accennato, vanno aggiunti gli interventi per lo sviluppo di una rete pubblica di wi-fi diffuso per potenziare il più possibile le comunicazioni tra le varie zone della Penisola. Particolare attenzione è stata poi posta al problema della sicurezza delle reti e dei sistemi informativi nell’Unione Europea con l’approvazione del decreto legislativo n.65 del 16 maggio del 2018 che ha dato attuazione alla direttiva UE in materia.