Liguria: il laboratorio per digitalizzare l'Italia

15 gennaio 2023

di Massimiliano Lussana

È la regione più digitale d’Italia, quasi una definizione vivente di ciò che significa transizione digitale, la Liguria.
Ma per raccontare nel migliore dei modi il concetto, la cosa migliore è entrare nel dizionario dialettico dei sinonimi e declinare il significato di transizione digitale su ogni settore.
Liguria Digitale è la società di Regione Liguria, ma che non lavora solo per Regione Liguria, che si occupa di tutto questo ed è guidata da Enrico Castanini, una sorta di digitalizzatore vivente di Giovanni Toti, che sta declinando il futuro in ogni settore. E ovviamente tutto questo è pronto, sul tavolo, pronto a essere tradotto in ogni zona d’Italia ed è per questo che lo raccontiamo in anteprima sulla Liguria.
Che si parli di anagrafe o di sanità, di turismo o di internazionalizzazione, c’è sempre un click che aiuta. Il che, ovviamente, non significa che tutto questo sostituisce i contatti diretti e i metodi tradizionali, ma che è uno strumento in più a disposizione dei cittadini, quasi una crasi fra umanesimo e tecnologia, quasi un riassunto del pensiero che è il cuore di “Civiltà delle macchine”, fin dall’intuizione di Leonardo Sinisgalli.
Insomma, il “laboratorio Liguria” è il racconto del futuro digitale italiano.
A partire dalle piccole cose, come il Fascicolo del cittadino, partito dal Comune di Genova e grazie all’Associazione Nazionale Comuni Italiani, in Liguria e non solo, pronto a diffondersi in tutta Italia: ricordate le code all’anagrafe, l’attesa di qualsiasi certificato o autorizzazione edilizia o di qualsiasi rapporto con le amministrazioni comunali, dalle multe ai pasti dei nostri figli all’asilo, dall’allerta meteo alla misura della sismicità della nostra casa? 
Insomma, era una vera e propria Odissea nello strazio della burocrazia. E ora basta un clic per interagire direttamente con la Pubblica Amministrazione, dalla tassa sulla nettezza urbana ai buoni per i libri dei bimbi delle elementari.
E poi la sanità, come abbiamo raccontato proprio qui, su “Civiltà delle macchine”: il lato positivo del Covid è stata la diffusione della ricetta dematerializzata, del fascicolo sanitario elettronico che permette in qualsiasi istante di conoscere tutte le patologie e le cure di ogni cittadino, dei portali per prenotare vaccini e visite specialistiche semplicemente con un clic – Prenotovaccino e Prenotosalute si chiamano – ma anche le visite di telemedicina e soprattutto la App che permette in ogni istante di sapere come sta andando un’operazione chirurgica di un nostro caro, senza tormentare i medici all’uscita, mendicando informazioni spizzicate come abbiamo sempre fatto e com’è giusto e naturale che sia.
Ma la cosa bella di questa storia è che, al di là di questi settori, la cui importanza per la vita di ogni giorno è intuitiva, la digitalizzazione ligure (e, ribadisco, fra poco italiana) tocca ogni aspetto dello scibile umano: a partire da formazione, impresa e lavoro, con un uomo di scuola Leonardo, Tommaso Profeta, che è vicepresidente di Confindustria Genova, proprio con delega alla Transizione Digitale e che proprio per questo si interfaccia moltissimo con la squadra di Liguria Digitale. E poi logistica, ambiente, energia. E ancora cultura e turismo.
Insomma, non c’è settore che non sia almeno sfiorato, ma più spesso completamente innervato dal piano digitale dei cinquanta progetti per un totale di 71 interventi che, per la Liguria laboratorio vale un miliardo, per la precisione 932 milioni di euro, due terzi dei quali già completamente finanziati. E quindi, esattamente, come fatto per le vicende anagrafiche e quelle sanitarie, proviamo a raccontare come può cambiare la nostra vita quotidiana, in una sorta di viaggio attraverso il cambio di declinazione grazie alle innovazioni digitali.
Funziona un po’ come quei film di fantascienza, o fumetti anni Sessanta, in cui le auto viaggiavano sopraelevate in giro per la città: alcune cose sono rimaste troppo fantasiose, altre invece si sono verificate anche elevate a potenza e sembrano oggi quasi antiche.

Foto di Giovanni Corti su Unsplash

E quindi, secondo l’insegnamento di Henry Ford – “C’è una vera innovazione solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti” – si arriva alle parole del presidente del Senato Ignazio La Russa che ha presentato il piano insieme a Giovanni Toti e alla sua squadra digitale guidata da Castanini: “Dobbiamo tutti immaginare un salto di qualità della vita dei cittadini con un giusto utilizzo delle nuove tecnologie”. Con un punto importante toccato da La Russa: tutto questo deve riguardare anche e soprattutto il Sud dell’Italia.
E quindi, ad esempio, per il turismo c’è una App che raccoglie tutte le esperienze che si possono fare su un territorio, ma anche la possibilità di una visita virtuale o con la realtà aumentata inquadrando un barcode, con reale e virtuale che si toccano e quindi – secondo un altro degli insegnamenti virtuosi dell’epoca Covid – da un lato si può vedere un posto splendido dove magari non si sarebbe mai stati, per problemi di età, di accessibilità, di disponibilità economica o per qualsiasi altro motivo, ma dall’altro si può invece virtuosamente studiare il posto in cui si è, come se si avesse a disposizione una guida turistica aggiunta.
La digitalizzazione degli archivi è pane per i denti di Fondazione Leonardo e di Fondazione Ansaldo e il progetto “Archimondi” è stata quasi l’anticipazione di tutto questo, per poter permettere a tutti di usufruire di archivi preziosissimi anche da remoto, senza le sessioni notturne in biblioteche lontane che hanno contraddistinto la nostra gioventù.
Ma, fin qui, siamo a cose abbastanza intuitive. La logistica digitale, ad esempio, è più complicata da spiegare, ma ugualmente affascinante: si tratta di camion “smart” che – grazie a sistemi informatici e digitali – interagiscono in tempo reale con i terminal portuali e le loro emanazioni logistiche, contribuendo ad abbattere tempi di consegna e costi, sia per gli operatori che, a spiovere, per i cittadini.
E c’è pure il viaggio digitale: cioè la possibilità, studiando la situazione del traffico in un determinato momento, di farsi un itinerario che massimizzi la comodità e i tempi, pagando all’inizio, on line, una sola volta, per poi lasciarsi trasportare – e mai metafora fu più azzeccata e da intendere nel senso letterale della parola – dal navigar dolce nel mare del trasporto pubblico e privato.
Ce n’è pure per la tecnologia spaziale, con la possibilità di monitorare via satellite gli effetti del cambiamento climatico sul territorio, con un accordo già sottoscritto, oltre che con le aziende protagoniste, con l’Agenzia Spaziale Europea e sulla sicurezza dei cittadini: dalla rete per il numero unico di emergenza 118, protezione civile e antincendio, al cloud e per i supercomputer della cyber-security, che difendono la Liguria (e l’Italia) dagli attacchi hacker.
La presentazione di tutto questo è in un librone di 300 pagine – “quasi una Guerra e Pace della strategia digitale” ride Castanini, che è il Lev Tolstoj di tutto questo – ed è stata in un evento in cui i relatori erano due volte sul palco, la prima con le proprie forme, abbondanti nel caso di Castanini e Toti (ma mi ci metto anche io), la seconda come un ologramma.


Obi-Wan Kenobi è fra noi.