Luna (e Marte) più vicine. Ecco le nuove tute spaziali per le prossime missioni NASA

Di Massimo Falcioni

16 marzo 2023

Giorno più giorno meno, comunque non prima del 2025, l’uomo tornerà sulla Luna. La NASA procede a tutto campo per realizzare la missione Artemis III avviata operativamente con il lancio di Artemis 1 il 16 novembre 2022 (dopo essere stato rinviato più volte per problemi tecnici e per tempeste varie) con la seconda tappa prevista per novembre 2024 con il lancio di Artemis 2 per un sorvolo lunare con ritorno sulla Terra di una navicella Orion con equipaggio.

 

Questa sarà la prima navicella con astronauti a lasciare l’orbita terrestre bassa dall’Apollo 17 del 1972. Nell’agosto 2022 la NASA aveva rivelato dove sbarcheranno gli astronauti della missione Artemis III, identificati in 13 regioni vicine al Polo Sud lunare, in un’area definita di particolare interesse, adatta per la futura realizzazione di un avamposto permanente dove gli equipaggi potrebbero restare per lunghi periodi sulla Luna e, in futuro – udire udite! – prepararsi e lanciarsi da lì per le successive missioni su Marte. Con il programma Artemis (Artemide nella mitologia greca è la sorella gemella di Apollo, figlio di Zeus), la NASA e i suoi partner nazionali e internazionali, come l’ESA, l’Agenzia spaziale europea, la JAXA, l’Agenzia spaziale giapponese, e la Canadan Space Agency (CSA), puntano non solo a tornare sulla Luna ma ad aprire la strada a una presenza lunare a lungo termine, con una stazione spaziale orbitante e un avamposto permanente che faccia da trampolino per raggiungere altri pianeti (come detto, Marte), gettando di fatto le basi per avviare una economia lunare, extra terrestre. Parte non secondaria del programma riguarda la progettazione e la realizzazione delle nuove tute spaziali che verosimilmente  indosseranno la prima donna e il primo astronauta di colore che fra non molti mesi cammineranno sul suolo lunare. Tute spaziali-prototipi che, dopo non pochi rinvii, la NASA e la società partner Axiom Space hanno presentato allo Space Center di Houston il 15 marzo 2023. Tute di nuovo design e nuove tecnologie.


 

Avranno anche luci sull'elmetto per esplorare, uno zaino sulle spalle con il sistema di sopravvivenza, stivali ben isolati per proteggere dal gelido suolo del polo sud lunare e giunture flessibili per braccia e gambe che garantiranno una maggiore mobilità. La nuova tuta si chiama AxEMU (Axiom Extravehicular Mobility Unit) ed è stata progettata "per fornire maggiore flessibilità, maggiore protezione dall'ambiente ostile e strumenti specializzati, in modo da soddisfare le esigenze di esplorazione ed espandere le opportunità scientifiche". Per questo progetto specifico Axiom Space e Collins Aerospace hanno siglato con la NASA un contratto da 228,5 milioni di dollari (per Axiom) e 97,2 milioni di dollari (per Collins), primo lotto di un finanziamento di ben 3,5 miliardi di dollari per un impegno complessivo (Exploration Extravehicular Activity Service Contract) di lungo termine, fino al 2034. Peraltro, tute che non saranno un’esclusiva per la NASA: le due compagnie potranno venderle anche a società terze. "Le tute sono la prima parte del programma per la Luna che sta diventando realtà", afferma Lara Kearney, a capo del progetto della Nasa per le attività extraveicolari e la mobilità umana in superficie presso il Johnson Space Center. "Stavolta atterreremo al polo Sud - aggiunge Bob Cabana, amministratore associato della Nasa - e sarà una sfida imparare come operare e sfruttare le risorse lunari nel lungo periodo". Il nuovo design, nero con dettagli blu e arancioni, sembra molto diverso rispetto ai gonfi abiti bianchi indossati dai ‘moonwalker’ del 20° secolo. Axiom Space ha spiegato, in un comunicato stampa, che le sue tute sono ricoperte da uno strato aggiuntivo rispetto alle tute classiche, con i colori e il logo dell’azienda, per motivi di ‘display’. Cioè sono belle da visualizzare anche a scopo promozionale. Le vere tute spaziali indossate dagli astronauti devono essere bianche “per riflettere il calore e proteggere gli astronauti da temperature estremamente elevate”, scrive Axiom  nel suo comunicato. “Non abbiamo avuto un nuovo design da quando sono state progettate le tute per lo space shuttle e quelle tute sono attualmente in uso sulla stazione spaziale”, ha dichiarato Vanessa Wyche, direttrice del Johnson Space Center della NASA. “Quindi, per 40 anni, abbiamo utilizzato la stessa tuta basata su quella tecnologia. E oggi, Axiom per la prima volta dopo tanto tempo, ha ideato un nuovo design e una nuova tecnologia. Lavoreremo insieme (ad Axiom) per assicurarci di avere una tuta che funzioni insieme a tutto ciò che i nostri astronauti useranno per le operazioni di superficie. “La partnership della NASA con Axiom è fondamentale per l’atterraggio degli astronauti sulla Luna e per continuare la leadership americana nello spazio”, ha dichiarato Bill Nelson, amministratore della NASA. “Basandosi sugli anni di ricerca e competenza della NASA, le tute spaziali di nuova generazione di Axiom non solo consentiranno alla prima donna di camminare sulla Luna, ma apriranno anche opportunità a più persone di esplorare e condurre esperimenti scientifici sulla Luna come mai prima d’ora”. Le nuove tute svolgeranno un ruolo cruciale nel programma Artemis. Che dire? Bene. Se son rose, fioriranno! In caso di successo, lo sbarco della missione Artemis III, come detto, segnerà il ritorno degli umani sulla superficie lunare a distanza di oltre mezzo secolo da quando gli astronauti dell’Apollo 17 Eugene Cernan e Harrison Schmidt hanno lasciato la superficie il 14 dicembre 1972. Il programma Apollo, nel complesso, ha gestito sei atterraggi con due astronauti ciascuno, per un totale di 12 persone che hanno camminato sulla Luna tra il 1969 e il 1972.

 

Oltre a questi sei atterraggi umani, sulla Luna ci sono stati 17 atterraggi robotici morbidi di successo. La maggior parte di questi ha avuto luogo nelle regioni vicine all’equatore lunare e quasi tutti sono avvenuti tra il 1966 al 1976, sotto il controllo delle Agenzie spaziali degli Stati Uniti o dell’ex Unione Sovietica. Nel 2013 un ulteriore lander è tornato sulla Luna, questa volta dalla Cina, che da allora ha avuto tre atterraggi morbidi di successo, incluso il primo sul lato nascosto della Luna, nel 2019. La grande sfida iniziata nel XX secolo riparte nel XXI secolo.