Suggestioni a bordo della Ever Given

Di Oriano Giovanelli

31 marzo 2021

Quante suggestioni ci ha rimandato il blocco del Canale di Suez a causa dell'intraversamento della Ever Given. Io dico le mie. In primo luogo la forza della natura, granelli di sabbia capaci di imprigionare il gigante dei mari. E poi la forza dei rimorchiatori, una squadra di lillipuzziani con le loro corde tese a imbracare Gulliver per rimetterlo in piedi. E ancora la quantità di container contenuti dalla nave. Le carovane lungo la via terrestre della seta furono ben presto rese del tutto superflue dalla capacità di portata delle navi una volta aperta la rotta della circumnavigazione dell'Africa. Così si spiega la fortuna di imperi fondati sul controllo del mare anche ad opera di piccoli paesi, il Portogallo, l'Olanda, l'Inghilterra che prima di altri lo hanno capito. E pensare che noi con le nostre piccole repubbliche marinare avevamo già scritto praticamente tutto ciò che andava scritto. E poi il valore del Canale di Suez capace di ridare centralità al Mediterraneo. La rivincita del mare nostrum sugli oceani. Motivo di riscatto per le nazioni arabe e la Persia in parallelo con lo sviluppo della impresa petrolifera. Ragione di una aggressione nel 1956 da parte di chi non voleva perdere il proprio potere imperiale per colpa di quel taglietto nel deserto e l'inedita alleanza USA-URSS per una soluzione del conflitto. E poi la fila. Sì la fila di navi pazientemente in attesa di riprendere la navigazione attraverso lo stretto. Così tante che viene subito alla mente la strategicità della ricerca di rotte alternative.

La rotta della nave metaniera russa, Christophe de Margerie, che per la prima volta nella storia ha attraversato l'Artico a febbraio, dalla Siberia al porto cinese di Jiangsu

Le nostre carte geografiche appese nelle scuole vedono sempre l'Europa al centro, i notiziari delle nostre tv e delle nostre radio non ci parlano di altri eventi rilevanti che non siano avvenuti nell'occidente atlantico, eppure questo è strabismo. Uno strabismo interessato ma pur sempre una malattia. Ci fa guardare il mondo da una prospettiva sempre più sbagliata. Il mondo va visto invece soprattutto da un altra visuale. Coste del Pacifico delle nazioni dell'estremo oriente asiatico, lato nord della Siberia, penisola Scandinava , Nord Europa, Nord America. Basta guardare le rotte che si aprono con lo scioglimento dei ghiacci artici, calcolare i tempi di navigazione e tutta una serie di elucubrazioni mentali tornano ad una razionalità geografica, la stessa razionalità geografica che ha plasmato il mondo da sempre.

Lo scopritore della rotta marittima per l'India Vasco da Gama, il primo navigatore a raggiungere l'India via mare

Tutto il mondo andrà in quella direzione? Certo che no il resto lo farà la crescita strategica del continente africano. Se l'Europa non vuole diventare la periferia del mondo oltre che puntare sul valore della propria cultura del proprio modello di benessere e sulla qualità delle sue produzioni è proprio all'Africa che deve guardare, alla sua voglia di crescere in pace civilmente e economicamente. Se non fosse così importante i cinesi non sarebbero lì e con una modalità di presenza molto più efficace della supponenza militare di certe nazioni occidentali. Forse è proprio lì che come Europa stiamo perdendo la nostra competizione per un ruolo nel mondo nuovo e l'Italia qualcosa di più per evitare questa sconfitta potrebbe fare proprio spingendo l'Europa a guardare a sud.