Il Synthetic Party come fonte d’ispirazione

09 novembre 2022

Di Serena Ricci

Più del 50% dei cittadini europei sogna di delegare le decisioni politiche ad un algoritmo. In Danimarca l’organizzazione artistica e tecnologica MindFuture Foundation ha ideato il Synthetic Party, guidato dall’intelligenza artificiale Leader Lars, che rappresenta tutti i partiti marginali che non hanno ottenuto un seggio nel paese dal 1970. Quest’intelligenza artificiale è stata addestrata alla politica analizzando gli interessi e i bisogni del 20% dei danesi delusi che non hanno esercitato il loro diritto di voto dagli anni ’70 ad oggi, con l’obbiettivo di incarnare le proposte politiche che possano risvegliare chi si è rifugiato nell’astensione. Il creatore del “partito sintetico”, Asker Staunæs, ha spiegato che l’intelligenza artificiale stessa interagisce con chiunque voglia parlarle raccogliendo le aspirazioni di decine di piccoli partiti politici, che non hanno mai conquistato un seggio, in un programma interessante.

Immagine: Asker Staunæ

Oltre ad ambire a farsi considerare una piattaforma di resistenza per lottare per il bene comune, piuttosto che un partito politico, e a difendere le opinioni dei cittadini e un società democratica che le rappresenti, tra le allettanti proposte del partito “artificiale” troviamo un reddito di base universale di 100.000DKK mensili (circa 14 mila euro), il lodevole obbiettivo di instaurare un dipartimento governativo interamente dedicato a Internet e al settore tecnologico e l’aggiunta di un diciottesimo obiettivo di sviluppo sostenibile dell’ONU, che punti a migliorare il rapporto tra esseri umani e macchine, educando la popolazione a collaborare con queste ultime. Lo scopo dei creatori del Synthetic Party è proprio quello di avere un leader senza pregiudizi, a differenza di quello umano, promuovendo una maggiore partecipazione degli elettori, magari già dal prossimo appuntamento elettorale danese di novembre, aspirando ad un successo internazionale. La creazione di un partito “sintetico” comporta la consapevolezza dei cittadini relativamente al ruolo che l’intelligenza artificiale gioca nelle nostre vite e a come i governi dovrebbero occuparsi della sua influenza sulla società.


L’idea di affidare i programmi dei partiti politici ad alcune intelligenze artificiali era già stata avanzata dall’opinionista Joshua Davis al fine di incaricarle poi di portare avanti le politiche della coalizione vincitrice e di perseguire i traguardi contenuti in programma elettorale. In Italia si è verificata una progressiva distorsione delle istituzioni rappresentative dovuta in parte all’abbandono, da parte dei partiti, della loro funzione di canali di partecipazione dei cittadini alle scelte politiche per diventare organismi chiusi in sé stessi e preoccupati di consolidare le proprie posizioni di potere, indipendentemente dagli abitanti della democrazia. “Per circa mezzo secolo la società italiana è stata tenuta insieme da comunità politiche fondate su un forte senso di solidarietà: i partiti avevano gravi difetti, tuttavia comunicavano il senso del dovere. Quei partiti si sono spenti perché hanno smarrito la propria funzione storica” (L.Violante “Come curare la democrazia”). Il ruolo dei partiti è imprescindibile per un corretto funzionamento della democrazia e dunque, nell’ambito di una riforma dei partiti esistenti, si potrebbe trarre ispirazione dall’inventiva danese.