Valentino Rossi, l’addio alle corse del pilota più carismatico di sempre

12 novembre 2021

Di Massimo Falcioni

Con il tredicesimo round a Valencia si chiude il Motomondiale 2021, ultimo GP per Valentino Rossi che dà l’addio al motociclismo dopo ventisei anni di una carriera fra le più lunghe e straordinarie del Motorsport di tutti i tempi. Poco più di tre mesi fa, giovedì 5 agosto 2021, alla vigilia del GP d’Austria, Valentino annunciava il suo addio alle corse a fine stagione. Così con la gara del 14 novembre si chiude un’epoca del motociclismo durata oltre un quarto di secolo, oltre venticinque anni di corse che sono già nella storia del grande sport. I numeri nello sport contano ma non sono tutto anche perché, come in questo caso, non riescono a far comprendere la svolta, una vera e propria ventata “rivoluzionaria” specie nel modo di vivere e di far vivere le corse che Rossi ha impresso al motociclismo con ripercussioni ben oltre i suoi confini, anche oltre quelli dello sport. In ventisei anni di carriera Rossi ha conquistato 9 titoli mondiali (1 in 125, 1 in 250, 1 in 500, 6 in MotoGP); ha vinto 115 gare sulle 423 disputate; 235 i podi, 65 le pole position, 96 i giri veloci. Nell’albo d’oro del Motomondiale Valentino è preceduto numericamente da Giacomo Agostini (15 titoli mondiali nelle classi 350 e 500), da Angel Nieto (13 titoli nelle 50 e 125), da Mike Hailwood (9 mondiali in 250, 350 e 500), da Carlo Ubbiali (9 mondiali in 125 e 250). L’asso di Tavullia non è stato quindi il pilota più vittorioso della storia nei 72 anni di Motomondiale ma è stato quello più carismatico, capace di portare il motociclismo ben al di là dei propri confini.  Rossi è stato il pilota-traghettatore del motociclismo dalla fine del ventesimo secolo al nuovo millennio, così come Tazio Nuvolari lo era stato negli anni fra le due guerre mondiali e Giacomo Agostini negli anni 1963-1977.


Come nel trentennio dal 1920 al 1950 c’è stata nel Motordport l’epopea di Tazio
Nuvolari e da metà degli anni ’60 alla fine degli anni ’70 c’è stata nel motociclismo l’epopea di Giacomo Agostini, il quarto di secolo dal 1996 al 2021 resta scolpito come l’epopea di Valentino Rossi. Altri grandi campioni gareggiavano con Nuvolari, così come con Agostini e poi con Rossi: resta però il fatto che la storia delle corse è marcata principalmente da questi tre corridori, non solo per le vittorie in gare e campionati ma perché personaggi carismatici ed emblematici, oltre i confini del Motorsport. Tutti e tre sono entrati nell’immaginario collettivo in Italia e nel mondo. Significa che Nuvolari, Agostini, Rossi sono stati i più grandi di tutti i tempi? Certamente tre fuoriclasse, i piloti più vincenti che hanno lasciato il segno più profondo nel cuore degli appassionati e che hanno fatto conoscere le corse a un pubblico ben più vasto di quello tradizionale dei circuiti. Ripetiamo: chi è stato il più grande? E’ una domanda alla quale non ci può mai essere risposta. Ogni pilota, ogni corsa, ogni campionato vanno contestualizzati inserendo ognuno nella propria epoca dove tutto è diverso, a cominciare dalle moto e dai circuiti. Chi è stato Rossi corridore? Indubbiamente sorretto da un talento straordinario e animato da  una passione unica per la moto, per le corse, per la sfida Valentino ha saputo coltivare e sviluppare talento e passione come solo i più grandi di ogni epopea hanno fatto nello sport e non solo nello sport. Rossi non è stato in pista un corridore facile e “lineare”, anzi, sempre al limite, fra una correttezza spesso apparente e la … “bastardata” verso avversari a volte intesi in pista come nemici, mitigata dal suo stile pulito e dal girare con tempi su giro sempre uguali, a mo’ di martello battente.

Il “Dottore”, persona squisita e di grande disponibilità e umanità fuori dalla pista, in corsa è stato un “killer” dal viso sorridente da “bravo ragazzo”, gran manico su ogni moto e cilindrata e unico per interpretare ogni avversario e ogni circuito, privilegiando il misto veloce. Anche per i grandi campioni dello sport valgono le leggi della natura, così anche Valentino, alla vigilia dei suoi 43 anni vissuti per metà sotto i riflettori, dà l’addio alle corse, pago per quello che ha ricevuto in termini di fama mondiale e in termini economici. Evidentemente, più si sale in alto e più è difficile scendere. Fu così anche per il pilota più titolato di sempre, Giacomo Agostini,  che con 15 titoli mondiali e 123 vittorie in gare iridate in saccoccia,  disse basta a fine ’76, non ancora trentacinquenne. Una decisione sofferta presa dopo aver capito che la propria era volgeva al termine, anche se in quella ultima stagione aveva conquistato gli ultimi due trionfi sulle MV Agusta il 27 giugno ad Assen nella 350 e poi il 29 agosto al Nurburgring nella 500, l’ultima vittoria con la 4 cilindri di Cascina Costa sullo stesso circuito tedesco dove Mino aveva conquistato al debutto nel ‘65 il suo primo alloro iridato. “Dire addio alle corse – dice Ago - è stata la decisione più difficile che ho mai preso: perché quella è stata la tua passione, la tua ragione di vita, il grande amore, la tua gioventù. Puoi fare tutto nella vita, dopo, ma il podio, la corona d’alloro, l’applauso del pubblico, non li ritroverai mai più. Così, dopo aver dato pubblicamente con una conferenza stampa l’addio alle corse, piansi per tre giorni di seguito. E ancora oggi ho il rospo nel gozzo e al pensiero mi vien giù una lacrimina”. Adesso tocca a Valentino che ha finalmente capito che l’orologio della vita non fa sconti, che il tempo corre più forte del giro più veloce in pista. Non resta che dire: grazie Vale!