Di Massimiliano Lussana
Busalla, per chi passa dall’autostrada da Milano verso Genova, soprattutto la sera, è un posto da film di fantascienza, con i tubi e le luci della raffineria che, soprattutto di notte, sembrano un set di “Atmosfera zero”, il film con Sean Connery che racconta la vita su Io, uno dei satelliti su Giove. Un vero e proprio thriller spaziale, un western fra le stelle e i pianeti, una sorta di “Mezzogiorno di fuoco” 4.0 ambientato nello spazio. E sembra di sentire Morricone in sottofondo. Ma, soprattutto, si respira l’anima psicologica della vita nello spazio che è la bellezza di questo film.
E poi Busalla, per chi conosce a memoria le biografie degli astronauti italiani è la patria di Franco Malerba, il primo italiano a volare nello spazio a bordo dello Space Shuttle Atlantis, che tecnicamente si chiamava STS-46 e che restò in orbita dal 31 luglio al 7 agosto del 1992, occupandosi tra le altre mansioni di testare il satellite italiano Tethered. Una straordinaria e divertente coincidenza volle che il secondo italiano nello spazio della storia, dopo Malerba, sempre nell’ambito delle missioni degli Shuttle, fu Umberto Guidoni e i due, che erano molto amici, si ritrovarono colleghi eurodeputati fra il 1994 e il 1999 nelle aule di Strasburgo e Bruxelles. Malerba, che era un liberale storico e che poi fu anche candidato sindaco di Genova su imput di un galantuomo come Alfredo Biondi, venne eletto in Forza Italia e quindi aderì al PPE; Guidoni, invece, fu eletto con la falce e martello del Partito dei comunisti italiani di Armando Cossutta, Oliviero Diliberto e Marco Rizzo, aderendo quindi all’eurofamiglia della Sinistra verde e nordica. Ma si stimavano talmente tanto che il derby nelle urne e nei gruppi dell’Europarlamento non intaccò mai l’amicizia.
E, ancora, Busalla, per chi conosce le dinamiche genovesi è il paese del buen retiro delle famiglie storiche genovesi, che qui avevano le loro villette per la villeggiatura estiva, come personaggi di una commedia di Gilberto Govi: i loro orti, i loro alberi per frutta e verdura per tutto l’anno. Uno straordinario raccontatore di queste storie è Tullio Mazzolino, che a Busalla è cresciuto, e che poi a Genova è diventato l’assessore al traffico più amato della storia, l’uomo delle pedonalizzazioni allora ritenute impossibili e che hanno migliorato la qualità della vita di tutti i genovesi. Nel suo genere un astronauta della politica e della buona amministrazione.
Insomma, la crasi di tutte queste storie è il Festival dello Spazio che è diventato un appuntamento classico di Busalla e che quest’anno andrà in scena nel capoluogo della Valle Scrivia dell’8 all’11 luglio, con una lista di sostenitori che si allunga anno dopo anno e di cui Leonardo, che è la traduzione concreta del concetto di spazio in Italia, è una variabile indipendente.
Uno degli eventi straordinari del Festival dello Spazio di Busalla di quest’anno – che è arrivato all’edizione numero cinque e che cresce di anno in anno - sarà dedicato ai progetti per la creazione di coltivazioni sulla Luna e su Marte, che è proprio Franco Malerba ad anticipare, nella sua triplice veste di busallese doc, di primo astronauta italiano nello spazio e di ideatore del Festival dello Spazio, che non a caso ha sede proprio a casa sua.
«Gli ingegneri di Thales Alenia Space illustreranno i piani per la costruzione di moduli abitati attorno alla Luna, il primo è Halo, e di future stazioni abitate sulla superficie del nostro satellite – spiega Malerba, con gli occhi che gli luccicano per la gioia di raccontare il “suo” Festival -; il programma Nasa Artemis è in pieno volgimento e Thales Alenia Space, forte dell’esperienza maturata nella progettazione dei moduli della Stazione spaziale internazionale, è riuscita ad accaparrarsi il contratto Grumman per un elemento importante della stazione orbitante lunare Gateway”.
Questa storia dei successi della joint venture fra Thales e Leonardo è ben presente ai lettori di Civiltà delle Macchine, a cui abbiamo raccontato passo passo gli sviluppi e le novità dei loro progetti, con Walter Cugno come Virgilio che ci ha portato verso mondi lontanissimi con racconti ricchissimi di umanità e di umanesimo.
Ma Malerba, che in questa storia è quasi un contadino dell’Universo e delle costellazioni, va oltre: “Al Festival dello Spazio ci spingeremo ancora più lontano, grazie alla presenza degli stand del progetto Rebus e della startup Space V, idealmente collegati tra loro, che anticipano un tema interessantissimo: quello delle coltivazioni nello spazio”.
Il progetto Rebus - acronimo di Resource Bio Utilization - coinvolge Cnr, Enea, Thales Alenia Space, Telespazio e molte Università: a Busalla sarà presente la responsabile scientifica, la professoressa Stefania De Pascale, docente di orticoltura e floricoltura al dipartimento di Agraria della Federico II di Napoli.
Malerba e i suoi collaboratori del Festival dello Spazio raccontano sinteticamente che il progetto mira a inventare il modo per produrre vegetali come cereali, patate e soia in terreni ostili quali, appunto, quelli della Luna e di Marte. Si parte dalle risorse disponibili in quei luoghi e siti, le regoliti lunare o marziana (terreno simulato) arricchite delle sostanze organiche di scarto generate dagli astronauti, e si sperimentano colture idroponiche e, soprattutto, terreni variamente modificati.
«La disponibilità di cibo fresco a bordo – spiega Malerba – è di grande valore per gli astronauti, siano essi in viaggio nel lungo itinerario per raggiungere Marte, oppure stabili su una base lunare o marziana. Questo non soltanto per gli aspetti nutritivi, ma anche per produrre ossigeno a spese dell’anidride carbonica e per filtrare l’acqua attraverso la traspirazione delle piante stesse. Gli studi per lo spazio, tra l’altro, insegnano come rigenerare le scarse risorse disponibili e preludono all’agricoltura circolare sulla Terra».
Mica finita.
Perché la startup SpaceV punta invece a sviluppare una serra multipiano adattiva per la coltivazione di vegetali in ambiente spaziale. SpaceV è uno spin-off di Germina, azienda che ha già brevettato una “serra adattiva” per il mercato indoor: a Busalla verrà presentata questa soluzione “terrestre” che anticipa la sua evoluzione spaziale.
Insomma, la traduzione concreta di tutto questo avverrà dall’8 all’11 luglio a Villa Borzino, il polmone verde nel centro di Busalla, quasi una rappresentazione fisica della possibilità di convivenza fra agricoltura e spazio, il minimo comune denominatore e contemporaneamente il massimo comune multiplo di questa storia.
E così, la prossima volta che sentiremo “Ufo robot”, la canzone firmata da Luigi Albertelli con la musica di Vince Tempera e Ares Tavolazzi che Francesco Guccini si è sempre divertito a proporre nei suoi concerti per prendere in giro i suoi Musici, quando arriverà il verso che dice che Goldrake “mangia libri di cibernetica”, ma anche “insalate di matematica”, capiremo che non era una metafora.