È per noi il sorriso di Silvia Aisha, è il Meraviglioso

Teniamocelo nel cuore quel sorriso, qualunque cosa pensiamo dell’avventura di Silvia. E’ un regalo che ci fa. Vediamo di meritarcelo

Di Peppino Caldarola

12 maggio 2020

Silvia Aisha sorride. Sorride nelle foto di prima, quando in minigonna e con la sigaretta in mano aspettava davanti a una discoteca. Sorrideva, e quanto sorrideva, con i bambini che, da sola, curava nei primi tempi del suo viaggio africano. Ha sorriso appena ha alzato lo sguardo scendendo dall’aereo e poi dopo quando ha visto la sua famiglia. Ha continuato a sorridere dal balcone della sua casa.

Silvia è il sorriso. Sicuramente sa che molti italiani e italiane le vogliono bene e ne apprezzano il coraggio, ma sa che tanti altri e altre la restituirebbero ai suoi carcerieri per riavere i soldi spesi per il riscatto. Ma Silvia sorride.

Se ci pensate il suo sorriso e l’abbraccio con la mamma sono gli unici messaggi positivi di questo momento della vita collettiva. Che cosa vuol dire quel sorriso? Non voglio interpretarlo, per carità, voglio solo cogliere l’effetto che fa. E l’effetto è una tracimazione dell’anima che invade la miseria delle cose quotidiane.

Silvia che ha tanto sofferto e che tanta paura ha avuto, è felice. Non voglio scomodare i poeti, mi basta ricordare quella stupenda canzone di Domenico Modugno che chiamava “meraviglioso” tutto ciò che ci viene dato dalla natura e dagli umani.

Domenico Modugno - Meraviglioso

 

È per questo che la sua conversione avvenuta in circostanze che fanno pensare ci restituisce un aspetto di questa ragazza e ne rende così esplicita la sua umanità. Ha cercato, forzata o no, in una fede, che per definizione è un atto alto nel rapporto fra la persona e Dio, in sé un momento di bontà, non solo la ragione del resistere ma anche dell’essere aperta verso il mondo, anche quello crudele che la teneva sequestrata e quello altrettanto crudele che, al ritorno in Italia, vorrebbe rimandarla laggiù.

Ho letto autorevoli pensatori che sostenevano che la pandemia ci avrebbe cambiato. Lo ha fatto e lo farà sicuramente. Ci ha avvicinati vieppiù alla paura e alla morte, ci ha ricordato il senso del limite, ci ha spinto a diffidare degli altri ma anche a stare più vicini ai nostri amori. Non ci ha reso più buoni. La bontà non è una condizione umana. E’ una scelta d’animo, di intelligenza e di cultura.

Bontà è quel sorriso della ragazza che ci invita ad andare avanti con la stessa luminosità di tanti sorrisi che abbiamo visto nelle foto di sopravvissuti a catastrofi, guerre, crudeltà varie.

Teniamoci nel cuore quel sorriso, qualunque cosa pensiamo dell’avventura di Silvia. E’ un regalo che ci fa. Vediamo di meritarcelo.