Ai, nuove opportunità per il cinema?

06 settembre 2023

Di Giulio Silvano

All’80esimo festival del cinema di Venezia il film di Luca Guadagnino, Challengers, non è stato presentato. La causa è lo sciopero di attori e, soprattutto, sceneggiatori che sta bloccando Hollywood, oltre a molti programmi televisivi. La causa dello sciopero è il mancato rinnovo dei contratti collettivi: i sindacati e l’associazione che rappresenta gli studi di produzione non hanno trovato un accordo su diversi temi, come il calcolo dei diritti d’autore. Ma c’è un fattore inedito rispetto agli scioperi californiani del passato, infatti non si trova un accordo nemmeno sull’uso dell’intelligenza artificiale nella produzione cinematografica.

L’AI, dicono molti, potrebbe portare via il lavoro a migliaia di persone e servono regolamentazioni per evitarlo. Già da un po’ di tempo gli algoritmi vengono utilizzati nel cinema. Nell’ultimo Indiana Jones, The Dial of Destiny, il de-aging è stato usato per rendere Harrison Ford più vitale. Lo stesso in The Irishman di Scorsese, dove gli attori sono stati fatti ringiovanire nelle scene di flashback. Le voci Andy Warhol e dello chef Anthony Bourdain sono state ricreate postume per due documentari.

James Earl Jones, storico doppiatore di Darth Vader, ha dato il permesso alla Disney per usare la sua voce per gli Star Wars del futuro, quando lui sarà morto. Blade Runner 2049, film di Denis Villeneuve del 2017, ha usato la tecnologia deep-fake per integrare in modo impercettibile il materiale vecchio, del Blade Runner originale, con quello nuovo. La pellicola che ha vinto l’ultimo Oscar, Everyhting Everywhere All At Once, diretto da Daniel Kwan e Daniel Scheinert, ad esempio ha usato gli strumenti offerti dalla startup Runway, che ha usato gli algoritmi AI per creare i realistici universi paralleli esplorati dalla protagonista del film. 


Sulla stampa la gran parte dei discorsi rispetto all’AI hanno un tenore piuttosto apocalittico. Ma l’AI è davvero una minaccia per il cinema? Secondo Cristobal Valenzuela, uno dei cofondatori di Runway, no. Anzi, è uno strumento utile per tagliare i costi e le tempistiche. E infatti Everyhting Everywhere All At Once si è potuto fare con tempi di produzione ridotti e un budget limitato rispetto ai film che solitamente arrivano agli Oscar. In un’intervista a Semafor, Valenzuela ha fatto notare che non è una novità usare la tecnologia, e i software, per “raccontare storie in mondi fantastici”, ma adesso con l’AI, tutto si riesce a fare più rapidamente e con meno forza lavoro. Ha raccontato che chi ha lavorato ad Avatar fosse rimasto sbalordito che nel film dei due Daniel, come si fanno chiamare, ci fossero solo sette persone dietro all’editing. Grazie agli algoritmi forniti da Runway il processo di editing e di post-produzione viene limitato considerevolmente. Ma, fanno notare alcuni esperti, questi stessi strumenti possono essere utilissimi per la preservazione e il restauro di vecchi film danneggiati.


L’arte è sempre stata artificiale, nel senso che abbiamo sempre usato degli strumenti per esprimere la nostra visione del mondo”, ha detto Valenzuela, citando la fotografia e di come, quando è stata inventata, molti hanno urlato alla morte della pittura. “Data l’esistenza della fotografia e della cinematografia, la riproduzione pittorica del vero non interessa né può interessare più nessuno”, scriveva Boccioni nel suo Manifesto del colore. Si sbagliava solo in parte, ma è vero che l’arte pittorica non ha smesso di esistere a causa delle nuove tecnologie. 


“Il modo migliore per pensare a quello che stiamo facendo è immaginarci la tecnologia di base di Runway come una nuova videocamera”, ha spiegato Valenzuela. “E i film non vengono fatti con una sola videocamera. Se ne usano diverse, e lenti differenti e vari strumenti e vari sistemi e numerosi software per l’editing. Quindi non ci sarà il caso in cui una solo videocamera può avere il controllo su tutto quanto”. Secondo il fondatore di Runway il cinema è alle soglie di una nuova età dell’oro, proprio perché “in un mondo in cui creare il contenuto ha un costo praticamente pari a zero, puoi creare qualsiasi cosa”.