Al fine di trovare il giusto equilibrio tra ricerca, sviluppo e prevenzione di abusi e pericoli per la sicurezza dei cittadini e delle istituzioni si è costituito, presso la Camera dei deputati, il Comitato di Vigilanza sull’attività di Documentazione.
Presieduto dalla Vicepresidente della Camera, onorevole Anna Ascani, ha ospitato in questi giorni un ciclo di audizioni riguardanti la necessità di una regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale per conoscerne l’avanzamento e valutarne una possibile applicazione all’interno della documentazione parlamentare. Durante la prima seduta del Comitato gli auditi hanno analizzato il rapporto tra etica e tecnica e la necessità di normare una tecnologia che avanza molto velocemente e che deve essere antropocentrica non sostituendosi all’uomo. Come evidenziato dal professor Paolo Benanti, docente della Pontificia Università Gregoriana, ci troviamo, fin dai tempi della prima rivoluzione industriale, di fronte a una crescente evoluzione della tecnica e delle macchine che attualmente “ può gestirsi in maniera dinamica senza che serva più l’uomo a impartire comandi e senza trovarsi un ambiente pensato solo per la macchina, perché è lei stessa ad adattarsi all’ambiente circostante, reagendo e seguire obiettivi e finalità decise dall’uomo.” E’ tuttavia necessaria una supervisione umana e una regolamentazione giuridica oltre che etica dal momento che l’algoritmo che definisce le possibili scelte che la macchina può compiere, non impedisce che i sistemi informatici, pur raccogliendo un’infinità di dati, incorrano in errori fornendo informazioni inesatte. Il nostro obbiettivo è realizzare un codice digitale per regolamentare le piattaforme riguardanti alcuni servizi, come è già accaduto durante la pandemia grazie al sistema sanitario regionale che ha organizzato la nostra vaccinazione anti Covid-19.
Una regolamentazione digitale è urgente perché la tecnologia è stata più veloce di quanto ci aspettassimo ed è difficile disciplinare un ambito in rapida crescita considerando i tempi delle nostre procedure normative. In Europa la prima proposta di regolamento sull’intelligenza artificiale è stata elaborata nel 2001 e anche noi dovremmo formulare norme quasi più veloci dell’evoluzione della tecnologia o meglio, come sottolineato da Ernesto Belisario, esperto di diritto delle tecnologie e innovazione nella Pubblica Amministrazione audito dal Comitato parlamentare, dovremmo “disegnare un meccanismo elastico di gestione del rischio basato su livelli diversi, per evitare che il legislatore non rimanga indietro e possa intervenire tempestivamente sullo sviluppo di nuove tecnologie e inglobarle nella norma, per conciliare le grandi opportunità che offrono per migliorare la nostra vita con i diritti e le libertà delle persone”. La sfida dell’IA è dunque quella di aiutarci a risolvere problemi, non di replicare il nostro cervello, adottando un comportamento intelligente soprattutto perché ha un impatto notevole sulla nostra economia. Il Comitato parlamentare ha quindi l’obiettivo di individuare potenzialità e limiti di queste tecnologie, guardando anche ad altri Parlamenti che hanno già utilizzato i sistemi per l’analisi dei testi e per la classificazione dei dati.