Amazon cancella la morte

27 giugno 2022

Di Francesco Pontorno

È la cancel culture della morte. Amazon ha annunciato che Alexa, l’assistente virtuale di sua produzione, avrà presto una nuova funzionalità: restituire la voce dei cari defunti. Basterà una breve registrazione per ricreare la parlata dei morti attraverso l’intelligenza artificiale.
Il transumanesimo, la Silicon Valley più ideologica, i venture capitalist visionari, tutti vogliono sconfiggere la morte. Pure Amazon ci prova, ma la morte non si supera.
L’aziendona di e-commerce e altri studiano come sfasciare riti millenari e assicurare al dopo vita un mercato ben oltre le onoranze funebri. La malinconia per le cose che cambiano, l’elaborazione della perdita, tutto da cancellare.
Ray Kurzweil, futurologo di Google e inventore, pratica il biohacking - attività specifiche per potenziare le capacità psicofisiche - e assume un centinaio di pillole al giorno per salvare la pellaccia. E poi i miliardari che si riguardano, in America come in Russia, con la cosiddetta criogenesi. Cioè la conservazione del corpo appena deceduto in azoto liquido a duecento gradi sotto zero. Il cliente firma un contratto di trattamento post mortem, sperando di poter essere riesumato nel momento in cui la patologia che l’ha ucciso sarà curabile. Si tratta di un servizio molto costoso. “I poveri muoiono prima”, si dice.


Anche se Amazon si impegna a cancellare la morte, l’uomo è programmato per campare circa centoventi anni, salvo complicazioni. Ogni altro progresso in questo senso avrà a che fare con l’interazione uomo macchina e con il mind uploading, cioè il trasferimento della mente umana su un substrato non biologico che avrà vita propria, assorbirà la memoria delle generazioni, scorporerà il cervello dall’individuo per diventare non si sa bene cosa. Ma affascina. È un capitolo interessante che attiene alla conservazione e al potenziamento della conoscenza, della memoria, della coscienza. La mente funzionante per un tempo più lungo dell’esistenza individuale è tema ben diverso dal marketing della morte.
Ma appunto, in mancanza di scienza, il racconto ci salva. Prende il posto delle cose che accadono prima che accadano e se mai accadranno. E cos’è un’intelligenza artificiale se non una macchina narrativa? Narra e fa narrare. Non è senziente, giammai, ma genera discorsi da sé e su di sé. La macchina non è uomo ma è macchina. Manca l’umanità, inutile girarci intorno, o meglio, è utile per altri scopi. Gli ologrammi (una tecnica di visualizzazione dell’immagine che ne fa percepire la tridimensionalità, una persona o una cosa che viene realizzata attraverso l’interferenza di due fasci di laser) sono proiezioni. Manca il corpo, manca la fisicità storica e umana.


Intelligenza artificiale e ologramma sono falsi. Ma riescono a suscitare emozioni in chi li incontra. Insieme al dibattito filosofico, artistico e giornalistico, questi fenomeni stanno generando reazioni importanti, come tutte le grandi macchine narrative. È un po’ come quando ci si affeziona agli animali, che senz’altro non sono umani, ma sono una portentosa macchina narrativa.
Tempo fa abbiamo fatto un test. Si chiedeva a delle persone che hanno perduto i genitori se volessero riascoltare e rivedere i loro cari defunti in forma digitale, con discorsi costruiti dall’intelligenza artificiale. Scambi che almeno per un po’ reggerebbero il dialogo. Agli interpellati l’idea semplice e comune piaceva. Ed è proprio quello che sta facendo Amazon con Alexa, o quello che fanno gli impresari che distribuiscono in tour un po’ macabri gli ologrammi dei cantanti morti. Quello di Whitney Houston, scomparsa nel 2012, gira per il mondo con lo spettacolo “An evening with Whitney”.
La voce dei morti genera azioni, la vita digitale suscita sentimenti. Il corto circuito emotivo è dunque scontato. L’intelligenza artificiale incarnata, fatta voce o corpo (per esempio, un robot umanoide), rappresenta la macchina come un altro con cui agire.
Amazon dunque ci prova, ma non supera la morte. Svicola semmai dietro il deepfake, scordandosi Montaigne: “La meditazione della morte è meditazione della libertà”.