L'asteroide di Paperone richiede nuove regole

16 dicembre 2022

Di Luciano Violante

Rassegna Stampa

Psyche è un asteroide che orbita tra Marte e Giove e ci ricorda Paperon dei Paperoni. Fu  scoperto dall’astronomo italiano Annibale de Gasparis nel 1852  e ha  così tanto oro, platino, ferro e nickel che il suo valore è pari a diecimila quadrilioni di dollari. Un quadrilione è espresso con una unità  seguita da 15 zeri. Una missione della Nasa verso Psyche verrà probabilmente lanciata nel 2023,  arriverà presso l’asteroide nel 2027 ed effettuerà analisi della sua composizione per circa 18 mesi.

Non è vicino il momento dell’acquisizione di queste ricchezze ed è una fortuna perché se tutti quei metalli arrivassero sulla Terra crollerebbe  l’intera economia del mondo, che vale circa 75.000 miliardi di dollari. Il Sud Africa, ad esempio, che con l’industria del platino occupa circa 500.000 persone, dovrebbe chiudere le sue  miniere. L’oro perderebbe valore e i paesi più poveri, in  genere  ricchi di minerali pregiati,  collasserebbero. Per fortuna la conquista di Psyche è di là da venire. Ma per altri asteroidi, come spiega l’astrofisica Simonetta Di Pippo (Space Economy.La nuova frontiera dello sviluppo, Bocconi University Press), le possibilità di utilizzazione economica, pur se non immediate, sono certamente meno lontane. Una seconda frontiera  dell’economia dello Spazio è costituita dall’’ingresso di privati in un campo che tradizionalmente vedeva solo  investimenti istituzionali. L‘avventura comincia probabilmente nel 2008, quando Musk riceve per il suo Space X  un contratto di 1,6 miliardi di dollari   per dodici lanci di rifornimento con la capsula Dragon Cargo. Contemporaneamente anche l’Italia si affaccia  all’economia dello spazio. Nello stesso periodo infatti un contratto di 1,9 miliardi di dollari fu assegnato ad Orbital Science per una capsula che era  costruita in parte nello stabilimento torinese di Thales Alenia Space. Oggi il mercato dell’economia dello spazio si aggira attorno ai 400 miliardi di dollari e supererà i 500 miliardi tra quattro anni. Riguarda le dimensioni principali della nostra vita: le telecomunicazioni, il monitoraggio del cambiamento climatico, l’industria farmaceutica, l’agricoltura di precisione, il superamento del digital divide geografico, la sicurezza,  i trasporti.

L’Italia è presente nelle politiche spaziali con 200 grandi aziende e PMI e con un piano strategico che prevede  investimenti  per circa 4,7 miliardi di euro. Inoltre il nostro è il Paese che negli ultimi tre anni  è cresciuto di più in Europa tanto in termini di investimenti assoluti quanto per la percentuale dei propri investimenti nel bilancio europeo dello Spazio.

Si pone ora l’esigenza di una regolazione. Man mano  che crescono le valorizzazioni economiche, gli avanzamenti tecnologici, le scoperte scientifiche, cresce il  numero degli attori, delle opportunità e dei rischi.  Cresce parallelamente l’esigenza di definire  principi validi per tutti e per dare certezze a coloro che operano nelle attività spaziali. Il quadro generale nelle relazioni internazionali è dato dal Trattato sullo spazio extra atmosferico del 1967, ancora valido in molti suoi principi fondamentali, nonostante il tempo trascorso. Sinora quaranta Paesi si sono già dati una legge nazionale. Noi non ancora. Occorre far presto, magari utilizzando il ritardo per valutare quanto hanno già fatto gli altri e andare un po’ più avanti. Sergio Marchisio, ordinario  alla Sapienza e presidente del Centro Europeo per la Space Law, segnala in una sua ricerca che sarà illustrata alla Camera il 16 dicembre in occasione della Giornata dello Spazio,  i quattro principali obbiettivi di una legge italiana: sostenere la ricerca e l’innovazione, aiutare la crescita delle attività spaziali, determinare i diritti, i doveri e le responsabilità di tutti gli attori,  adeguare il quadro normativo nazionale a quello della Ue e dei principali Stati con cui l’Italia intrattiene relazioni nel settore spaziale. Sono le direttrici per il futuro prossimo,  da percorrere  con tempestività.

Articolo pubblicato su repubblica.it il 15 dicembre 2022