La questione auto elettriche tiene banco, dividendo pro e contro i consumatori e l’opinione pubblica. Tema complesso. Riguarda tutti. Ovunque. La mobilità, spostarsi da un posto all’altro, è parte dell’essenza stessa dell’uomo. L’automobile ha permesso a chiunque di farsi trasportare dove vuole: di trasformarsi da fante in cavaliere. Nel mondo circolano oggi più di 1,3 miliardi di automobili di cui 250 milioni in Europa, 40 milioni in Italia con un’età media del mezzo sopra i 12 anni. Nel 2030 saranno due miliardi, 5 miliardi nel 2050. Sono quasi 100 milioni le auto prodotte annualmente.
Dalla fine del XIX secolo l’auto ha rivoluzionato sempre più la vita dell’uomo, ma servono risorse per costruirle ed energia per muoverle, nuove tecnologie per assorbire e smaltire le emissioni che producono. Il XX secolo è stato il secolo dell’automobile, di due guerre mondiali e della bomba atomica, del computer. Nell’era dell’uomo nello spazio e dell’inquinamento che rischia di soffocare la Terra è giunta l’ora per una nuova concezione e un diverso uso dell’auto, tutto da definire ma con un punto fermo: ambientalmente compatibile. La nascita dell’era dell’automobile è dovuta essenzialmente al motore a combustione interna: più leggero e meno ingombrante della macchina a vapore, alimentato da un combustibile più duttile del carbone, responsabile di oltre il 45% delle emissioni di gas serra provenienti dai processi di combustione nel mondo.
L’auto è, quindi, alla vigilia di una nuova svolta, la più importante dalla sua nascita. Dal 2035, come noto, c’è lo stop UE ai motori termici alimentati a benzina e diesel e quindi in Europa si potranno vendere solo nuove auto a zero emissioni (100% elettriche o fuel cell a idrogeno) oppure modelli alimentati con carburanti sintetici, ma non quelli di derivazione fossile. Attualmente la produzione di E-fuel (carburante a emissione zero prodotto combinando chimicamente idrogeno e anidride carbonica) nel mondo è marginale, con costi impossibili in vendita oggi poco sotto i 3.000 euro al litro: in tempi relativamente rapidi gli e-carburanti potrebbero includere anche metano sintetico, propano e DME, con la possibilità di essere miscelati con il Gpl. Il biometano e il GPL di origine biologica (partendo, ad esempio, dai rifiuti) non sono considerati E-fuel. Il divieto UE non è applicabile al parco circolante, né ai mezzi usati: le auto a benzina, diesel e ibride di seconda mano potranno circolare in tutta Europa anche se Regioni e Comuni potrebbero imporre ulteriori limitazioni locali, come ad esempio quelle già presenti a Milano, area B. Al di là di ogni altra considerazione, una transizione globale di questo tipo non avviene e non può avvenire dall’oggi al domani. Tante le incognite: dalla disponibilità dei preziosi materiali critici per le batterie, agli stop and go delle catene di approvvigionamento, alle varie crisi politiche e sociali presenti nel mondo, alla volubilità dei mercati. Nello specifico, tanti i “pro” e i “contro” più volte enunciati in precedenti articoli, per cui non ci torniamo sopra.
Servono realismo e oggettività evitando scorciatoie di tipo ideologico. A parte i fanatici del “Sì” e del “No” a prescindere, la divisione è soprattutto sulle modalità e sui tempi della transizione all’elettrico. C’è chi insiste, come l’attuale maggioranza Ue, sull’elettrico da imporre (intanto in Europa) dappertutto e subito e chi invece, più realisticamente, chiede gradualità e punta sulla convivenza fra le varie opzioni perché il futuro dell’auto, particolarmente nel vecchio Continente, non può essere solo elettrico anche perchè le nuove tecnologie sono già in grado di rendere “pulito” quel che oggi, sbrigativamente, viene chiamato il motore “a benzina”. Nonostante il discusso e discutibile stop UE (a Bruxelles astensione di Italia, Romania, Bulgaria e voto contrario della Polonia) dal 2035 ai motori termici alimentati a benzina e diesel e nonostante il pressing sull’ambiente e sulle politiche ecologiche c’è perlomeno scetticismo da parte degli automobilisti nei confronti degli EV, quanto meno rispetto alle auto sul mercato, in riferimento alla validità tecnica-ecologica e ai costi di acquisto e di gestione dei nuovi mezzi. In passato, gli utenti hanno colto quasi sempre favorevolmente le novità tecniche riguardanti l’auto, considerandole un passo avanti sulle prestazioni e sui costi di acquisto e di gestione. Le auto elettriche, come detto, oltre che più costose da acquistare, sono oggi anche più care da riparare rispetto alle termiche.
Ciò, soprattutto, perché l’intera infrastruttura non si è ancora adeguata alle riparazioni dei nuovi mezzi: nelle officine tempi di riparazione allungati per l’inadeguatezza del personale tecnico e ritardi nel rinnovo delle strumentazioni per lavorare su sistemi da 400 e 800 volt, anche molto pericolosi se gestiti da operatori non adeguati. C’è, dunque, non solo in Italia, anche una questione di adeguamento delle officine, specie di quelle “minori”, sia riguardo al personale che alle strumentazioni. Ciò significa nuovi investimenti, nuove spese che, specie le officine piccole e medie difficilmente sono in grado di sostenere. Il finale è scontato: licenziamenti del personale, abbassamento delle serrande. Pessimismo? No, realismo.
Stavolta sono gli utenti in USA, Paese sempre deciso all’innovazione in ogni settore, a frenare sull’auto elettrica. Addirittura, il 47,9% dei clienti EV è deciso a fare retromarcia, tornando ad acquistare auto a benzina. Questo il dato centrale di due studi presentati di recente da Cox Automotive e S&P Global Mobility che dicono quanto, in particolare i concessionari americani di auto nutrano dubbi sulla validità dei mezzi 100% elettrici presenti sul mercato e siano poco convinti sulla transizione verso questo tipo di mobilità con gli attuali livelli di tecnologie e di costi-benefici. Il 45% dei 152 concessionari intervistati sono certi che le auto elettriche non hanno fin qui dimostrato la loro validità sul mercato. Solo il 31% si dice ottimista per il prossimo passaggio ai Bev (Battery Electric Vehicle).
Più apertura e più disponibilità al nuovo arriva dagli automobilisti: il 53% crede che i Bev siano il futuro e che, progressivamente e particolarmente a certi livelli di utilizzo, le stesse potranno sostituire quelle con propulsori a combustione interne, specie se questi non si svilupperanno sul piano tecnologico tenendo conto delle esigenze ecologiche. Automobilisti, comunque insoddisfatti di quanto oggi offre il mercato dell’auto elettrica: pochi modelli, appiattimento tecnico, prestazioni modeste, costi elevati di acquisto, scarsità di colonnine rifornimenti, costi di gestione e di riparazione più pesanti, concessionari poco preparati su vendite e servizi. Insoddisfazioni che addirittura portano quasi la metà (47,9%) dei proprietari di auto elettriche ad affermare che, stante questa realtà, torneranno ad acquistare un veicolo con motore combustione interna. Quello sull’auto elettrica è un confronto-scontro che tiene banco, ovunque, anche perché va ben oltre la questione specifica. Sono scelte che possono stravolgere l’economia di mercato, incidere sulle linee di politica industriale che hanno un peso notevole, non solo finanziario, a livello mondiale. L’auto elettrica ha e avrà sempre di più una propria legittimità anche oltre la pur significativa questione ambientale. Tuttavia, almeno oggi con questo prodotto e con questa tecnologia, non è la bacchetta magica per far muovere gli utenti autonomamente e in libertà, per tutelare l’ambiente, per salvare il Pianeta.