Cercare risposte nella nostra Costituzione

Stiamo in questi giorni pagando un prezzo altissimo per esserci troppo allontanati dalla sostanza della Costituzione lasciandone inalterate le forme

Di Oriano Giovanelli

14 aprile 2020

Anche quest'anno avrei dovuto tenere due conversazioni sulla Costituzione con i ragazzi e le ragazze di un istituto della mia provincia scelto fra quelli che hanno aderito al progetto condiviso dalla Associazione degli ex Parlamentari con il Ministero della Istruzione. Si fanno centinaia d incontri all'anno in tutto il paese e l'Associazione degli ex Parlamentari della mia regione è particolarmente attiva. Non è affatto vero che le cose esistono solo se si comunicano, queste iniziative, come altre che hanno anticipato il ritorno della Costituzione nei programmi di studi, si fanno senza clamore e questo gesto del "seminatore" da ad esse un valore particolare che torna sempre fuori quando alcune proposte di Riforma della Costituzione danno l'idea di un suo stravolgimento provocando reazioni tanto diffuse quanto inaspettate.

La scelta era caduta sul Ferruccio Mengaroni di Pesaro a pochi passi da casa, un istituto d'arte, mi piace ancora chiamarlo così, prestigioso con un pedigree importante per la qualità dell'insegnamento e per gli artisti che l'hanno frequentato da studenti e da docenti tanto da incidere come pochi altri sulla cultura e sulla attività economica della città. Un istituto da ultimo arricchito dalla mostra permanente, tutta da vedere, delle opere ceramiche prodotte dagli alunni nei decenni scorsi fino a quando il corso di ceramica è riuscito a resistere prima di molare per mancanza di iscritti. Del resto proprio Ferruccio Mengaroni fu un grande personaggio e un ceramista eccezionale, le sue opere emanano ancora oggi un forte impressione di modernità di ricerca fuori dagli schemi formali e cromatici, un calore esotico. Morì sotto il peso della sua creazione più famosa: una maiolica di 2 metri di diametro rappresentante la Medusa di Michelangelo Merisi da Caravaggio colta dall'artista nel preciso istante in cui essa si rende conto della sua fine. Sfuggita al controllo degli operai mentre la trasportavano alla Villa Reale di Monza nel 1925 in occasione di una esposizione, forse a causa delle dimensioni e del peso rotolò a terra. Mengaroni fece un gesto istintivo e disperato cercando di frapporsi alla caduta della sua opera ma ne rimase schiacciato mentre la Medusa si salvò. Scrisse Fabio Tombari che quando sollevarono quell' enorme peso dal corpo del povero Mengaroni egli avesse lo stesso sguardo terrorizzato della Medusa.

Ferruccio Mengaroni, Medusa, Musei Civici di Pesaro

Avrei onorato con un piacere davvero speciale l'impegno ma è andata così. Mi sento tanto solidale con gli insegnanti che si sono reinventati il loro ruolo da casa scavalcando povertà tecnologiche e difficoltà burocratiche che nel nostro sistema educativo certo non mancano e facendo emergere la passione e le immense potenzialità di cui sono capaci nonostante le mortificazioni professionali alle quali sono troppo spesso soggetti lenite, si fa per dire, da qualche pacca sulle spalle. Ad emergere è stato anche quanto sia concreto fra i giovani non il digital divide, gli studenti sono nativi digitali, ma lo scarto presente nella dotazione di tecnologie nelle loro case capaci di supportare adeguatamente lo studio a distanza, una nuova finestra sulla selezione di classe ancora tanto presente nel nostro sistema educativo. Nel 41% delle famiglie italiane non c'è un personal computer, per non parlare dell'accesso alla rete in tante zone del paese. Ricordo alle elementari quando, non so dire se per merito dello Stato o del Comune, ci si preoccupava che ogni bambino avesse gratuitamente una merenda adeguata e i quaderni per scrivere. Lo chiamammo per decenni diritto allo studio, riempimmo piazze e strade fino a raggiungere livelli accettabili. Sulla sanità sono stati fati tagli di cui oggi sembra ci pentiamo magari evitando di andare ad analizzare gli sprechi ruberie e relative responsabilità, ma quelli subiti dal diritto allo studio sono ancora più profondi e dolorosi e questa vicenda li ha riproposti nella loro urgenza e modernità. Non è questo un aspetto fondamentale di come leggere oggi l'art.3, 31 e 34 della Costituzione? Mi sento solidale con gli studenti per questo e anche perché battute a parte amano la scuola, la relazione con i loro colleghi, con i loro docenti e non è giusto che accumulino un buco formativo che si dovrà trovare il modo di recuperare adeguatamente. Si parla molto della crisi economica che inevitabilmente si sta aprendo ma non dovremmo parlare di più di questo aspetto della crisi, l'impatto sul sistema educativo? A settembre come si riaprirà? Si continuerà con un parte di lezioni da remoto? Oppure si dovranno fare i turni per almeno dimezzare gli alunni di ogni classe tenendo le scuole aperte mattina e pomeriggio. Che ne sarà degli asili nido e delle scuole materne che sono servizi chiave per la crescita dei bambini e dove parlare di mascherine e distanze fa solo sorridere. E non sarebbe questa l'occasione per far esprimere con chiarezza l'art.117 della Costituzione e la competenza regionale in materia di istruzione invece di fare guerre di religione fra centro e periferia quando è così chiaro che abbiamo bisogno di indicazioni generali, possibilmente chiare e non contraddittorie e nel contempo di sprigionare tutta la responsabilità diffusa e le energie pubbliche e private del paese. Non è davvero tempo che si attendano gli ordini, l'imperativo è fare, agire, rispondere, assumersi responsabilità. L'azione decisa delle brigate partigiane grazie alla quale buona parte del paese non attese di essere liberata ma si liberò da se fu condizione essenziale per far sì che De Gasperi potesse sedersi al tavolo della Pace con dignità e che il popolo italiano potesse decidere del suo futuro fra Monarchia e Repubblica e darsi una Costituzione evitando che gli venisse dettata da un nuovo "liberatore/occupante".

Alcide De Gasperi, l'ultimo presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia e il primo del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana

Responsabilità ed azione. Ecco cosa avrei detto se mi fossi trovato davanti agli studenti con fuori questa tempesta. Avrei detto che la nostra Costituzione è figlia di una catastrofe umana economica e sociale immane e della consapevolezza condivisa che ciò che era accaduto non dovesse tornare ad accadere tanto da mettere il futuro confronto/scontro fra differenze ideologiche e politiche dentro a binari condivisi. Ora che ogni giorno facciamo un passo avanti nella consapevolezza di ciò che ci sta accadendo e accadrà pur in un contesto tanto diverso rileggendola laicamente, senza retorica cercando di assorbirne lo spirito anche nel non detto, nel compromesso, nel crudo realismo, ci appare come uno strumento capace di darci le coordinate giuste per indicare la rotta. Oggi più di 6 mesi fa a testimonianza che il valore di una Costituzione si misura in decenni e non è materia che si può tirare da una parte o dall'altra per ragioni contingenti. Ma non sarei sfuggito alla domanda : ma noi siamo ancora capaci di guardare a dopodomani? O meglio è possibile oggi guardare davvero al dopodomani se nel volgere di due mesi il mondo cambia così radicalmente? Se non ricordo male Gramsci disse che un secolo è poco più di una parentesi nella storia, lo direbbe ancora dopo l'accelerazione che la vita umana sul pianeta ha subito negli ultimi 20 anni? L'azione per affrontare il danno sociale ed economico conseguente alla seconda guerra mondiale in sostanza aveva un tratto dominante: uscire dal buio verso la luce, dal chiuso all'aperto, dalla privazione alla disponibilità di beni opportunità diritti. Oggi il tratto dominante pare dover essere ritirarsi al chiuso, imporsi privazioni, veder restringere lo spazio per la fruizione di beni, di opportunità di diritti dalle relazioni sociali al lavoro alla privacy. Quello che affronteremo noi come eredità del coronavirus è una eredità molto diversa da quella di allora e se la scrittura della Costituzione fu segnata dal fattore "senso" ciò che dobbiamo scrivere oggi oltre al fattore "senso" deve contemplare il fattore "tempo". Dobbiamo saperlo. Per poter avere la possibilità di riflettere sul medio periodo abbiamo davvero bisogno che questa fase emergenziale sia temporanea, la più breve possibile, sapendo però che il carattere dell'agire di oggi segnerà il "senso" del dopo. Sicché tutti gli sforzi e le energie devono essere orientate alla ricerca di un vaccino e questo dovrà essere disponibile e gratuito per tutta l'umanità. Non c'è diritto di proprietà che potrà essere socialmente accettabile e anche questa limitazione o condizionamento al diritto di proprietà ci rimanda ad articoli tanto osteggiati della nostra Costituzione come il 41 e il 43. Ed è l'art.38 a venirci incontro per dirci che nel frattempo la sussistenza va garantita a tutti. Altrimenti il modello di vita scritto nella nostra Costituzione dal quale in questi decenni per troppi aspetti ci siamo colpevolmente allontanati non reggerà e sarà una perdita inestimabile per una intera idea di civiltà. Stiamo in questi giorni pagando un prezzo altissimo per esserci troppo allontanati dalla sostanza della Costituzione lasciandone inalterate le forme e analogamente ciò è avvenuto in altri paesi europei le cui Carte hanno un taglio sociale simile al nostro. In qualche paese sempre pronto a darci lezioni si indicò tempo fa negli elementi di socialismo presenti nella nostra Costituzione la causa di molti mali di cui l'Italia è afflitta. Forse davanti alla civilissima Svezia che tardivamente è arrivata al lockdown e che su indicazione del Governo afferma che il diritto alla cura dal coronavirus va prioritariamente garantito a coloro che hanno meno di 70 anni una qualche rivalutazione di quei caratteri della nostra Costituzione va pretesa e anche qui il fattore tempo è fondamentale. Più si approfondiranno gli studi più sarà chiaro che dopo la Sars il fatto che potesse accadere ciò che sta accadendo con il Coronavirus era fra le cose possibili; cercare responsabili è inutile prendere le misure adeguate a questo mondo nuovo invece è indispensabile e la nostra cassetta degli attrezzi non è così vuota. Ci aspettano tre ricorrenze 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno per le quali si è scomodata spesso la parola retorica, ritualità. Bene nel chiuso delle nostre case e dentro le nostre limitazioni forse possiamo viverne la modernità.