Dentro il Novacene: Alpha Go

08 settembre 2021

Di Marco Proietti

L’evoluzione dei computer e, conseguentemente, dell’Intelligenza Artificiale ci sta proiettando all’interno di una nuova Era che è stata già battezzata da James Lovelock – scienziato e scrittore inglese – come “il Novacene” ovvero l’Età in cui la IA ha il predominio sulla Terra, e durante la quale l’Uomo cercherà faticosamente di starne al passo, senza riuscirci.

Facciamo una considerazione preliminare. Il punto di svolta nell’evoluzione della IA risale a qualche anno fa, per l’esattezza al mese di ottobre 2015 quando Alpha Go – un software sviluppato da parte di Google – ha sconfitto per la prima volta il campione (umano) del gioco cinese denominato, per l’appunto, “Go”. Non era la prima volta che si effettuava test della IA tramite giochi di logica, in fin dei conti fin da bambini abbiamo avuto modo di approcciarci a preistoriche forme di intelligenza artificiale ogni qual volta ci siamo cimentati in videogiochi da casa, ma la questione ha assunto un sapore diverso nel momento in cui è stato sconfitto il campione di “go” e quindi la macchina – in un certo senso – ha superato l’Uomo.

Già nel 1997, infatti, il computer della IBM denominato “Deep Blue” aveva sconfitto Garry Kasparov nel gioco degli scacchi. Nel caso di “go” la IA è andata oltre a quanto aveva fatto Deep Blue, trattandosi di un gioco molto più complesso di quello degli scacchi ed avendo una quantità innumerevole di varianti tali da renderlo estremamente articolato: immaginiamo una tavola da gioco di 19 righe orizzontali e 19 righe verticali, sulle quali sono disposte in eguale misura pietre bianche e nere e che devono cercare di conquistare quanto più territorio possibile intorno a loro. Mentre negli scacchi la difficoltà è basata su un fattore “diramazione” pari a 35, destinato a diminuire dopo ogni mossa (una logica distruttiva), nel caso di “go” il fattore diramazione è 250 e le mosse possibili ad ogni giocatore aumentano di volta in volta (secondo una logica di conquista).

Per la prima volta nella storia, quindi, con l’esperimento di Alpha Go, la IA non si è limitata ad utilizzare la quantità di informazioni ricevute in fase di programmazione al fine di vincere la partita, ma ha auto-appreso ed ha (in un certo senso) insegnato a sé stessa partendo dalle mosse e dagli errori fatti durante il gioco. Tanto è che pochi anni dopo, nel 2017, la Deep Mind ha sviluppato i successori Alpha Go Zero e Alpha Zero del tutto privi di input umani. Alpha Zero ha rappresentato il primo giocatore “sovraumano” della storia.”

La vicenda appena raccontata ha avuto ovviamente delle conseguenze, non solo nell’evoluzione della tecnologia informatica – che, evidentemente, si nutre di questi successi – ma proprio sul piano dei cambiamenti interni alla società.


L’idea di fondo è che si stia progredendo all’interno della nuova Epoca (il Novacene, appunto) nella quale la IA auto-apprende e supera l’Uomo nella maggior parte della applicazioni quotidiane, finendo per insegnare allo stesso anche come essere performante (i giocatori di Go hanno appreso nuove strategie proprio dalla IA dopo essere stati sconfitti); tuttavia, ancora per un periodo di tempo medio-lungo l’Uomo avrà il predominio, ma questo in quanto il cervello umano – di cui conosciamo solo una minima parte – è in grado di elaborare più processi simultaneamente: nel lungo termine, però, lo saprà fare anche la IA e a quel punto ci si sposterà su uno stadio evolutivo diverso. Lovelock  racconta del Novacene come l’Era in cui la IA guarda L’Uomo con premura, curandosi di lui come l’Uomo cura una pianta da appartamento. E’ la IA che gestirà in autonomia processi per la produzione, con tutte le valutazioni per ridurre l’impatto ambientale, gli sprechi energetici, ecc. ed è sempre la IA che da tempo è intervenuta in un altro settore essenziale per l’Uomo, ovvero la sanità.

Nella recente fase pandemica ce ne siamo accorti forse in modo più dirompente, ed alcuni software hanno dimostrato come la IA possa essere un valido alleato per molte situazioni in cui le capacità analogiche mostrano i propri limiti.

Si pensi al c.d. “Covid-19 sounds” ovvero un’applicazione nata per gli smartphone e che sintetizza i colpi di tosse per capire se si tratta di un sintomo tipico dell’infezione da Covid19. L’utilizzo della IA nella sanità è un pungolo all’evoluzione tecnologica, ed in questo caso la ricerca è stata effettuata partendo dalla raccolta di dati statistici sui sintomi Covid – al fine di classificarli – e dagli stessi si è sviluppato un algoritmo di machine learning basato sul riconoscimento della voce, del respiro e della tosse; il vantaggio della IA applicata alla sanità sta nel consentire diagnosi precoci e garantire interventi ad alta precisione, come capita nell’ambito della robotica applicata alla chirurgia.

In sintesi, dunque, la progettazione è il passaggio cruciale di questa nuova Era.

Una volta avviato il meccanismo, la IA sarà in grado di autoreplicarsi da sola, come già avviene in alcuni campi in cui le capacità di un computer sono nettamente superiori a quelle di un artigiano, anche il migliore al mondo; ben presto l’evoluzione dei dispositivi elettronici non sarà più sotto il controllo dell’Uomo, a quel punto vero e proprio “creatore” di una nuova forma di intelligenza, autonoma e autosufficiente.

L’Uomo dovrà ritagliarsi il suo spazio nel mondo, potendone ancora determinare i cambiamenti. Se non dovesse riuscirci, la storia dell’Uomo potrebbe finire come simpaticamente suggerito da Douglas Adams nel 4° libro della Guida Galattica per gli autostoppisti, dove i delfini ci saluteranno abbandonando la Terra poco prima che la stessa sia distrutta per costruire al suo posto una superstrada spaziale: “addio, e grazie per tutto il pesce”.