06.03.2023 Massimiliano Lussana

Desalinizzazione del mare contro la siccità

Detta così, l’idea può anche fare sorridere.

Ma, quando lancia le sue proposte, il sindaco di Genova Marco Bucci è sempre serissimo, con la follia erasmiana di quando disse che avrebbe ricostruito il Ponte crollato a Genova in due anni - e qui sembrerebbe quasi una citazione evangelica, ma absit iniuria verbis - e poi lo fece nello scetticismo e nell’incredulità generale, con la collaborazione dei Mille del Ponte, che poi sono quasi quattromila ingegneri, operai, tornitori, saldatori, addetti al serraglio dei bulloni e tantissime altre categorie.

In un corso e ricorso di eventi, di tempi e di date anche stavolta Bucci dà il tempo di due anni per la sua idea che parte dalla siccità che sta colpendo tutta Italia e in particolare bacini e invasi del Nord del nostro Paese. Una carenza idrica che, soprattutto in Lombardia, colpisce il cuore produttivo dell’Italia da vari punti di vista: acqua potabile, risorse idriche per irrigare i campi e centrali idroelettriche.

Bucci, che è laureato in chimica e in farmacia, ragiona sempre con l’idea di poter risolvere un problema, anche con meccanismi fino ad allora snobbati.

E, da amante del mare - è velista appassionato “e appena finirò la mia esperienza amministrativa me ne andrò in giro per il mondo in barca” e ha fatto il militare da ufficiale di complemento in Marina - ha iniziato a pensare a questa storia ogni mattina uscendo da casa sua, nel quartiere genovese di Carignano, e percorrendo la strada che scende verso il mare e ha di fronte una discesa che dà sull‘azzurro e su tutte le sue sfumature.

Insomma, vedendo l’immensità del mare davanti a sè Bucci è andato subito ad informarsi sui desalinizzatori e quindi sulla loro applicabilità anche a Genova.

In più la città, a Cornigliano, dove ci sono le acciaierie, ha a disposizione molte aree, oggi sovradimensionate per l’ex Ilva, tanto che l’accordo di programma potrebbe essere messo in discussione, senza peraltro compromettere la produzione di acciaio.

Insomma, Bucci ha fatto due più due e quindi ha messo insieme il problema della siccità con quello delle aree di Cornigliano, trovando una doppia soluzione.

Nei prossimi giorni il primo cittadino di Genova sarà a Roma per incontrare tutti i ministeri competenti sulla questione e chiederà i finanziamenti spiegando che l’opera, sia pur ubicata sul territorio della città, è di rilevanza nazionale e quindi anche il piano finanziario deve ovviamente partire a livello centrale.

Ma, a chi lo incontra nel suo ufficio prima di partire, assicura che “sono certo che tornerò con i finanziamenti in tasca “, con il ghigno malefico che ha quando si mette in mente qualcosa e generalmente la porta a casa.

L’impianto di Cornigliano è studiato per trattare novanta milioni di metri cubi d’acqua, la metà dei quali provenienti dagli impianti da depurazione e altrettanti, sempre 45 milioni, derivanti proprio dal mare.

A questo punto l’acqua marina verrà desalinizzata ed immessa in una tubatura con destinazione Nord Italia che è già costruita e al momento non viene utilizzata e sta nella zona del Porto Petroli a Multedo, fra Sestri Ponente e Pegli, a fianco di uno degli stabilimenti balneari più trendy di Genova, i West Beach, su una spiaggia un tempo ribattezzata dai residenti “A fognazza” e che oggi invece è un gioiellino.

Ecco, in fondo la storia della desalinizzazione dell’acqua e del suo instradamento in una “pipeline” assomiglia a questa della spiaggia. È un po’ all’insegnamento di Renzo Piano e Fernand Braudel che parlavano della parsimonia dei genovesi come di un valore per cogliere appieno la limitatezza del territorio.

Insomma, a Genova non si butta via niente.

Nemmeno e men che meno l’acqua del mare.

Il progetto di Bucci prevede vari step, il primo dei quali è l’uso dell’acqua del mare per irrigare i campi, “poi vedremo anche i successivi utilizzi”, con la doppia provenienza dell’acqua dal mare e dai depuratori. E questa commistione fra i due tipi di acqua permetterebbe a quella marina di perdere un po’ della salinità di partenza.

Infatti – e qui vale la pena di spiegare come funziona anche dal punto di vista tecnico e ingegneristico – i manuali spiegano che la dissalazione, o desalinizzazione, a seconda dei gusti semantici, è un processo che permette di ridurre o eliminare totalmente i sali presenti all'interno dell'acqua di mare o salmastra, rendendola potabile o adatta a scopi agricoli e industriali. Questo processo può essere fatto togliendo l'acqua dai sali, quindi con un processo di distillazione, o togliendo i sali dall'acqua, e qui si chiama osmosi inversa.

Ciascuno dei due ha i suoi pregi e difetti, ma Bucci, ingegnere fra gli ingegneri, avvocato fra i giuristi e dissalatore fra i dissalatori, secchione come al solito, ha già studiato con attenzione il dossier in ogni suo particolare, a partire dalle varie declinazioni delle tecniche nelle nazioni del mondo che già adottano la dissalazione che in particolare sono i Paesi mediorientali, in particolare tutti quelli del Golfo - Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Bahrain - che coprono il 70 per cento della dissalazione; il 6 per cento invece è in Maghreb, a partire da Libia e Algeria, mentre gli Stati Uniti hanno i loro principali impianti ovviamente in California e Florida.

Come un piazzista benefico dell’ acqua, Bucci sta facendo il giro - telefonico e fisico - fra tutti i ministri e ministeri per spiegare un concetto geografico semplicissimo: Genova è lo sbocco al mare di Milano, di Torino, della Pianura padana, di tutto il Nord Ovest e della Svizzera e questo atout è unico e spiega il progetto meglio di ogni parola.

Bucci parte da un assunto indiscutibile: “L’acqua è uno di quei beni che non si possono produrre “.

Gli studi di fattibilità sono già in fase avanzata; per la parte finanziaria si guarda ovviamente al governo centrale proprio perché si parla di un progetto di rilevanza strategica nazionale; per quella autorizzativa si potrebbe pensare a una sorta di “decreto Genova” o di “legge obiettivo “ che permetta di semplificare le procedure.

Anche perché pare esserci una sola certezza, purtroppo: il problema della siccità sarà sempre più presente e quindi servono soluzioni strutturali e sempre disponibili e non tampone.

Il mare di Genova sembra rispondere alla necessità.