E se la scelta della Repubblica fosse il frutto di un calcolo politico finito male?

Di Oriano Giovanelli

03 giugno 2020

Nella narrazione politica corrente si passa direttamente dal 25 luglio all'8 settembre 1943, da questo al 25 aprile 1945 ( bene che va i comunisti ricordano Togliatti e la "svolta di Salerno dell'aprile 1944) e poi al voto del 2 giugno 1946 in cui si scelse la Repubblica e si elesse l'Assemblea Costituente. Un percorso chiaro e lineare.

Ma si tratta di una ricostruzione frettolosa e fuorviante. Man mano che l'Italia veniva liberata dagli alleati e dai partigiani in verità il paese non rimase senza governi e senza leggi fondamentali e la vicenda politica non fu affatto lineare. Anzi tutt'altro fu un continuo braccio di ferro interno e internazionale. Anche la scelta della Repubblica non fu mai scontata e la Monarchia molto probabilmente si presentò ai nastri di partenza del voto referendario con buone chance di vittoria, almeno così speravano quelli che oggi chiameremmo giornalisticamente poteri forti.

Prima della Costituzione che oggi ancora celebriamo ve ne furono due striminzite e provvisorie ma per nulla insignificanti.

La prima costituzione provvisoria è il decreto legge luogotenenziale del 25 giugno 1944 n. 151 che affida lo scioglimento della "questione istituzionale" (monarchia o repubblica?) ad una Assemblea Costituente, quindi non ad un Referendum popolare e impegna il governo Bonomi, cui è affidato il potere legislativo, a non adottare alcun atto che possa pregiudicarne la scelta. Fatto sta che se a scegliere fra monarchia e repubblica fossero stati chiamati i rappresentati dei partiti del Comitato di Liberazione nazionale la partita sarebbe stata praticamente chiusa a favore della repubblica e così speravano in verità le sinistre.

Ma fra il 25 giugno 1944 e il 16 marzo 1946 in cui fu promulgato il decreto legge luogotenenziale n.68 ovvero la seconda Costituzione provvisoria che affida la questione istituzionale al referendum ne accaddero di cose. Era cresciuto il peso degli alleati fra i quali gli inglesi che ovviamente propendevano per la monarchia cosa che non dispiaceva affatto neppure agli americani preoccupati di un regime repubblicano e democratico che avrebbe potuto rappresentare la strada attraverso cui, con il peso di comunisti e socialisti, l'Unione Sovietica avrebbe potuto condizionare maggiormente un paese come il nostro. La DC, che con il 1° governo De Gasperi dal 10 dicembre 1945 aveva assunto un ruolo di garanzia per gli alleati fondamentale, proprio su monarchia o repubblica era profondamente lacerata al suo interno e avrebbe avuto non poche difficoltà a stare dentro ad una Assemblea Costituente a dirimere la questione indebolendo così anche il governo.

L'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana

Ecco allora che si fa strada l'idea del referendum popolare fra l'altro con l'elettorato allargato alle donne che si riteneva avrebbero avvertito più dell'elettorato maschile il forte potere di condizionamento a favore della monarchia da parte della Chiesa.

Il risultato non fu schiacciante ma fu tale da sovvertire questi calcoli che non avevano fatto fino in fondo i conti su quanto gli italiani avessero imparato a schifare una casa reale come quella dei Savoia che era scappata nel momento più critico della storia patria.

Morale 1 quando ti affidi direttamente alla decisione del popolo non sai mai come va a finire.

Morale 2 il popolo è sempre meno sprovveduto di come le elite lo considerano.