Energie pulite: investiti 1,7 trilioni di dollari. Il solare pronto al sorpasso sul petrolio

29 maggio 2023

Di Massimo Falcioni

Stavolta lo tsunami non è composto da onde marine gigantesche distruttive ma da soldi che possono spingere le tecnologie green e contribuire, passo dopo passo, al disinquinamento del pianeta. Sono, in particolare, i problemi di accessibilità e sicurezza conseguenti alla crisi energetica internazionale ad aver spinto e a spingere sempre più lo sbocco verso le “ energie pulite”.

Per la prima volta gli investimenti mondiali nelle tecnologie per l’energia pulita stanno superando, e non di poco, quelli per i combustibili fossili. Con il trend in corso, a breve, l’energia  solare è destinata a superare ed eclissare in assoluto la produzione di petrolio. Non era mai accaduto prima, dalla fine del XVII secolo, con l’inizio della rivoluzione industriale in Europa e America del Nord. A fine 2023 circa 2,8 trilioni di dollari saranno investiti a livello globale nell’energia. Di questi 2,8 trilioni, 1,7 trilioni $ per le tecnologie pulite, tra cui energie rinnovabili, veicoli elettrici, energia nucleare, reti, stoccaggio, combustibili a basse emissioni, miglioramenti dell’efficienza e pompe di calore. Poco più di 1 trilione di dollari andranno per investimenti su carbone, gas, petrolio. Questo dice l’ultimo rapporto sugli investimenti energetici mondiali dell’IEA, l’Agenzia Internazionale dell’Energia. Cifre da capogiro: 2,8 trilioni di dollari significano oltre 2.600 miliardi di euro. Un trilione di dollari è un milione di milioni di dollari, pari a circa 720 mila milioni di euro.

Per fare un paragone, con il Pnrr l’Italia riceve dall’Unione europea in dieci rate entro la fine di giugno 2026, 191 miliardi di euro. Entrando nello specifico del rapporto dell’IEA “World Energy Investment 2023”, tra il 2021 e il 2023 gli investimenti nelle energie pulite dovrebbero aumentare del 24% spinti dalla crescita delle energie rinnovabili e dei veicoli elettrici. In confronto, gli investimenti nei combustibili fossili aumenteranno nello stesso periodo del 15%. Dice Fatith Birol, direttore esecutivo dell’IEA: “L’energia pulita si sta muovendo velocemente. Ciò è evidente nelle tendenze degli investimenti, in cui le tecnologie pulite si stanno allontanando dai combustibili fossili. Per ogni dollaro in combustibili fossili, 1.7 dollari vanno all’energia pulita”. L’esempio eclatante è dato dall’energia solare, destinata a superare la quantità di investimenti per la produzione di petrolio. Il solare farà da apripista per tutte le tecnologie a bassa emissioni che rappresenteranno il 90% degli investimenti nella produzione di energia. Investimenti in energie pulite influenzati dall’aumento dei prezzi dei combustibili fossili e dalla spinta della politica di molti Stati, con iniziative e supporti economici volti a spingere gli investimenti in energie pulite promuovendo le fonti rinnovabili.

Al contempo, è previsto comunque un rimbalzo degli investimenti in combustibili fossili che, secondo le stime IEA, raggiungeranno oltre il doppio dei livelli necessari nel 2030 nello scenario Net Zero Emissions. Gli investimenti in combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale) sono dovuti principalmente ai Paesi in via di sviluppo. Il rapporto avverte che più del 90% di questa crescita degli investimenti nelle energie pulite riguarda le cosiddette economie avanzate ed emergenti, in particolare la Cina, con preoccupazioni non solo rispetto alle divisioni globali nel settore energetico ma ai possibili contraccolpi sul piano politico mondiale. Nonostante l’aumento degli investimenti nel settore delle energie pulite, il rapporto IEA dice che gli investimenti nei combustibili fossili dovrebbero intensificarsi, superando i livelli necessari per lo scenario di Emissioni Net Zero entro il 2050 dell’IEA. La domanda globale di carbone ha toccato un livello record nel 2022 e gli investimenti nel settore del carbone quest’anno saranno quasi sei volte superiori rispetto a quanto previsto per il 2030 nello scenario di Emissioni Net Zero. Il rapporto specifica che le spese delle industrie petrolifere e del gas per le alternative a basse emissioni, come elettricità pulita, i combustibili puliti e le tecnologie di cattura della CO2, hanno rappresentato meno del 5% delle loro spese in ambito di estrazione nel 2022. I divari più consistenti negli investimenti nelle “energie pulite” si riscontrano nelle economie emergenti e in via di sviluppo.

Molte nazioni scontano handicap su tassi di interesse elevati, quadri normativi e progettuali fumosi, infrastrutture di reti inadeguate, società di servizi pubblici in difficoltà finanziarie, costi elevati del capitale, settore privato poco propenso a investire in settori definiti “a rischio”. Il prossimo 22 giugno, l’IEA e la IFC (International Finance Corporation) renderanno pubblico un nuovo rapporto sulla promozione del finanziamento privato per le energie pulite nelle economie emergenti e in via di sviluppo così da fornire soluzioni e orientamenti per maggiori investimenti privati nelle energie pulite. Se non si attuassero interventi complessivi e specifici di “decarbonizzazione”, le emissioni di CO2 aumenterebbero dagli attuali 6,7 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all’anno a 7,6 miliardi di tonnellate all’anno, entro il 2050.

Non potranno essere raggiunti risultati nella riduzione delle emissioni se l’industria sarà basata esclusivamente sull’economia. Sono fondamentali gli interventi politico-istituzionali nazionali e internazionali per ridimensionare e orientare l’economia verso le tecnologie pulite, comunque sempre in modo realistico e non ideologico. Vista l’aria che tira nel mondo, non sarà facile, su questioni così complesse e importanti, trovare la quadra.