Bruxelles, Parigi o Roma.
Oppure, Busalla, che è un piccolo paese della Valle Scrivia, provincia di Genova.
Che si caratterizza come la capitale, almeno teorica della Space Economy.
E qui, ovviamente, più che di Busalla, parliamo di Space Economy, cos’è, come funziona e quali sono le prospettive, a partire dai nomi di alcuni di coloro che se ne occupano: Fiammetta Diani, head of Market, downstream and innovation department (chiedo scusa ai cultori del buon italiano, ma la lingua dello spazio è l’inglese) dell'Euspa, la nuova agenzia spaziale della Commissione Europea; Gianluigi Baldesi, senior commercialisation officer (bis) dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa); Marino Fragnito, senior vice president, head of Vega business unit (ter) Arianespace; Mauro Piermaria, head of innovation and space economy (quater) dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi); Walter Cugno, vice president exploration and science domain di Thales Alenia Space; Massimo Comparini, amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia; Cristina Leone, presidente del Cluster nazionale Aerospazio e senior vice president projects, grants and agencies di Leonardo; Fiammetta Diani, direttrice del marketing dei sistemi Galileo e Copernicus e Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino, istituto che è l’epicentro scientifico e tecnologico della capitale italiana dell'aerospazio.
Insomma, siamo nell’alto dell’alto dei cieli del settore.
E mai metafora fu più azzeccata, visto che parliamo di Spazio e l’alto dell’alto dei cieli va inteso anche in senso letterale.
Esa, Euspa e Asi sono infatti i principali finanziatori delle infrastrutture satellitari e cioè coloro che emanano i bandi di appalto per l’acquisto di prodotti.
Un mondo che genera un circolo virtuoso, un volano di indotto per le imprese ed attrattivo per startup e anche il nuovo settore dei fondi privati di investimento in progetti spaziali di cui è stata apripista D-Orbit, eccellenza italiana nei servizi logistici e di trasporto spaziale, che ha scelto di entrare in Borsa a Wall Street, profumo di Nasdaq.
E poi, come in tutti i settori industriali davvero importanti e tesi al futuro – e qui non occorre neanche esagerare per usare questa parola, visto che stiamo parlando dello scopo sociale del settore – ci sono pure gli incubatori di imprese, come quello di startup spaziali recentemente aperto dall’Esa a Torino.
Insomma, si fa sul serio e la Space Economy diventa davvero una scommessa sul futuro (e ridaje), perché il connubio di tecnologie digitali e infrastrutture satellitari rende possibile lo sviluppo di nuove applicazioni e servizi in settori fondamentali come l'energia, le telecomunicazioni, i trasporti, l'aviazione e l'urbanistica, con ricadute positive sia in termini economici che sociali. Un'opportunità di crescita particolarmente importante per l’Italia, dove l’impegno finanziario pubblico nel settore aerospazio si alimenta anche delle risorse del PNRR.
E’ come se ci trovassimo di fronte a una tempesta perfetta, ma positiva, che può essere una straordinaria occasione per l’Italia, che è all’avanguardia nel settore, grazie anche e soprattutto a Leonardo e a tutte le sue partecipate e divisioni, con un livello di ricerca, di risorse umane, di conoscenze tecniche e di diffusione sul territorio unico al mondo.
Soprattutto, la Space Economy è qualcosa di stratificato che, come abbiamo raccontato spesso su Civiltà delle Macchine, fin dalla formazione, coinvolge vari settori, come quando ci si veste “a cipolla” d’inverno, sicuri di avere sempre la temperatura migliore ideale.
E così ci troviamo di fronte a un mondo capace di parlare a vari livelli, in primis ovviamente le grandi industrie, ma immediatamente – a spiovere – anche le piccole e medie imprese e le startup, per poi arrivare alla diffusione territoriale, soprattutto in alcune zone del Paese, con il coordinamento fra tutte le imprese interessate in un particolare quadrante geografico, veri e propri distretti industriali.
Un settore importante tanto da meritarsi un’apposita sezione sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, che è un po’ la Bibbia per chi, come noi, vuole provare a dare una definizione del concetto di Space Economy: “La Space Economy è la catena del valore che, partendo dalla ricerca, sviluppo e realizzazione delle infrastrutture spaziali abilitanti arriva fino allo generazione di prodotti e servizi innovativi “abilitati” (servizi di telecomunicazioni, di navigazione e posizionamento, di monitoraggio ambientale previsione meteo, ecc.). Essa rappresenta una delle più promettenti traiettorie di sviluppo dell’economia mondiale dei prossimi decenni. L’Italia vanta una lunga tradizione nelle attività spaziali: tra le prime nazioni al mondo a lanciare ed operare in orbita satelliti, è tra i membri fondatori dell’Agenzia Spaziale Europea, di cui è oggi terzo Paese contributore”.
In questo contesto l’Italia ha definito un “Piano Strategico Space Economy”, che prevede un investimento paese di circa 4,7 miliardi di euro, di cui circa il 50 per cento coperto con risorse pubbliche, tra nazionali e regionali, aggiuntive rispetto a quelle ordinariamente destinate alle politiche spaziali. Il Piano si articola in cinque linee programmatiche, in linea con le iniziative condotte a livello europeo e con l’obiettivo di valorizzarne al massimo l’impatto a livello nazionale: telecomunicazioni satellitari; supporto alla partecipazione nazionale a Galileo; infrastruttura Galileo PRS; supporto a Copernicus ed esplorazione spaziale e sviluppi tecnologici connessi.
Ed è partita anche l’attuazione del piano, con l’assegnazione dei primi 360 milioni, con prospettive ben definite, a partire dal primo obiettivo del programma: la realizzazione e messa in operazione di un sistema satellitare innovativo per l’erogazione di servizi di telecomunicazioni “con caratteristiche di sicurezza, resilienza ed affidabilità tali da consentirne l’utilizzo per finalità istituzionali”.
E qui, traducendo il virgolettato nella vita di tutti i giorni, ci si ritrovano attività di Protezione civile, Sicurezza, Difesa, l'aiuto umanitario, la telemedicina, la sorveglianza marittima e tutti gli importantissimi settori connessi a questi.
Insomma, la Space Economy - sia per la ricchezza che genera direttamente e indirettamente, sia per le applicazioni pratiche anche nella vita di tutti i giorni e soprattutto in quelle “sociali” che sono l’anima della nostra società, il pronto soccorso quotidiano, ciò che differenzia un mondo civile da uno basato soltanto sulla logica del profitto – non è qualcosa che sta nell’iperspazio, lontano e irraggiungibile.
Ma la Space Economy è qualcosa che ha i piedi profondamente piantati nelle nuvole.
E, anche in questo caso, mai metafora è stata più azzeccata.