Jam Session

Di Oriano Giovanelli

24 febbraio 2021

Mi è capitato sott'occhio un vecchio articolo del 1971 della mitica rivista, da me amatissima, Ciao 2001. Quando il 2001 sembrava un traguardo del futuro futuribile futurista con le sue incognite la sua potenza scientifica e tecnologica e chissà quale musica. Perché è di musica e musicisti che parlava Ciao 2001. Questo articolo è riproposto da Mat2020 una rivista online con una testata simile a quella della rivista originaria salvo aver spostato l'orologio avanti seppur di poco al 2020. Ogni tanto Mat2020 tira fuori come da una scatola magica articoli che rimandano a capelli lunghi look trasandati , concerti affollatissimi che il covid-19 ci sguazzerebbe dentro, lunghissimi assoli di batteria che ti deve proprio piacere per non chiederti ma quando finisce, altrettanto lunghi brani che chiamare canzoni era vietato proposti da gruppi che avevano soppiantato i complessi del beat anni ‘60. Tema dell'articolo? le jam session. Proprio nel 1971, ricorda, si tenne forse al Piper una jam fra componenti di diversi gruppi italiani, una delle prime in Italia di cui si abbia notizia. Una pratica quelle delle jam session molto diffusa e praticata nei locali inglesi e americani (lo è ancora oggi e deve essere una consuetudine derivata dal jazz ) con musicisti anche molto famosi che trovandosi magari per caso nello stesso luogo cominciavano a suonare a scambiarsi gli strumenti ad improvvisare per ore. Nessuno se la tirava almeno apparentemente, nessuno era geloso del suo strumento dello suo amplificatore del suo microfono. Scopo suonare improvvisare tirare fuori ritmi timbri e armonie in libertà e divertirsi. Quando Hendrix andò in Inghilterra affascinato dalla musica e dal suono dei Cream è con loro che volle fare una Jam e Clapton rimase impressionato da tanta bravura.


Ma la domanda è: perché in Italia no. Perché tanta ritrosia a scambiarsi i ruoli a mescolarsi a fare cose insieme a riconoscersi invece che scavare solchi e fossati quasi che la propria legittimazione dipenda solo dalla delegittimazione del prossimo. Da dove sgorga tutto questo egoismo che ritroviamo nell'accademia, nella ricerca, nel mondo imprenditoriale, nella gestione del vicinato o del condominio che tanto più difficile rende la nostra vita e tanti risultati ci nega. Una brutta cosa una brutta faccia del paese che tanti da fuori ritengono invece aperto ospitale accogliente. Allora mi è venuto da immaginare, e mi viene da ridere mentre scrivo, che spettacolo sarebbe se questo governo Draghi così largo e pacioso nella sua maggioranza fosse una grande jam session. Che bello spettacolo vederli così diversi fra loro dietro a batteria basso chitarre tastiere muri di amplificatori microfoni trombe sax percussioni. Vedere che abbandonano il ghigno e l'invettiva si divertono che si scambiano i ruoli si invitano gli assoli uno con l'altro e tirano fuori della grande musica del gran ritmo che nessuno di loro da solo mai avrebbe potuto. E poi mi dico ma no, e quando mai una cosa creativa divertente generosa in Italia. E come farebbero i pennivendoli che passano a scrivere i retroscena per metter gli uni contro gli altri, quei conduttori di talk show che vivono delle piccinerie quotidiane. E le tv? Il martedì gli toccherebbe dare un bel film o un bel concerto magari la registrazione pirata di una jam session. Nun se pò fà.