01 dicembre 2020
La nostra Carta costituzionale sancisce inequivocabilmente il diritto dei cittadini a vedere tutelata la propria salute e lo Stato deve assumersi il compito di realizzare tutte le condizioni affinché ciò avvenga. Ciò equivale a dire che il servizio sanitario nazionale è l’esplicazione dei doveri costituzionali a carico dello Stato e a favore della comunità. Nella realizzazione del dettato costituzionale, però, i decisori politici devono bilanciare gli interessi connessi alla salute con quelli legati alla sostenibilità finanziaria del sistema, come ad esempio il principio della regolarità dei conti pubblici, previsto dall’art. 81 della Costituzione. Inoltre deve essere garantito un funzionamento “relazionale” tra principi costituzionali perché tra gli interessi costituzionalmente protetti non può attribuirsi assolutezza a uno a scapito degli altri. La Corte Costituzionale ha affermato più volte, nel corso degli anni, la necessità di effettuare il bilanciamento tra valori costituzionali facendo presente però che tale operazione necessita di un’attenta ponderazione della rilevanza costituzionale dei valori in campo senza pregiudizio delle prerogative fondamentali derivanti dal diritto di cui siamo titolari.(sent.n.85 del 2013). Nell’attuale situazione di emergenza epidemiologica le limitazioni delle altre libertà e dei diritti inviolabili sembrano giustificate ed accettabili, ma la Corte europea dei Diritti dell’Uomo non la pensa così: la linea della CEDU è di difendere la libertà dell’uomo accettando una sua limitazione o privazione soltanto dopo aver dimostrato di aver cercato modalità d’intervento alternative meno invasive sulla libertà stessa. Un esempio di diritto fortemente compromesso dalla prevalenza della tutela della salute nel periodo emergenziale è il diritto all’istruzione.
La scrittrice Chiara Valerio, non digiuna di matematica, nel suo libro “La matematica è politica” si è posta una domanda in merito al bilanciamento dei diritti costituzionalmente garantiti: il diritto alla salute (un diritto del tempo presente, del singolo e della comunità) è forse in contrasto con il diritto all’istruzione (diritto del tempo presente, del singolo e della comunità e del futuro)?Dobbiamo dare credito alla banale affermazione che “con la cultura non si mangia”, ma il rimanere impronunciato di tale diritto perché in tale periodo emergenziale ci si è occupati soltanto di realtà produttive del paese, significa quindi che la scuola non lo è? L’autrice giustamente si chiede “come funziona il tempo all’interno della Costituzione italiana?Alcuni diritti vengono prima di altri?(..)i diritti sono in serie o in parallelo?”
Considerando ora da vicino le misure da noi adottate a fronte della pandemia è evidente che sono state il frutto di una situazione di straordinaria necessità ed urgenza tali da richiedere una congrua risposta dal punto di vista giuridico. Non potendosi prescindere da una legislazione d’urgenza, ci si sarebbe almeno aspettato l’utilizzo del decreto-legge che avrebbe richiesto l’intervento imprescindibile del Parlamento. Quindi è inevitabile domandarsi se, superata la preoccupazione di bilanciare gli interessi correlati al diritto alla salute, non fosse il caso di utilizzare atti legislativi per regolamentare gli interventi d’urgenza rimanendo in linea con la legittimità costituzionale. Le misure restrittive devono promanare da autorità aventi un potere di intervento riconosciuto da norme sottoposte al necessario vaglio del Parlamento, anche in sede di conversione di atti con forza di legge dell’Esecutivo. Alla Commissione Affari costituzionali del Senato è stato presentato (senza tuttavia iniziarne ancora l’esame) un disegno di legge che istituisce una Commissione bicamerale sull’emergenza epidemiologica da Covid-19 consentendo di conciliare il necessario esercizio della funzione di controllo e indirizzo affidata alle Camere, grazie al potere di esprimere un parere vincolante sugli schemi dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri in fase di emergenza. Secondo il Presidente Violante fa parte dei “ segnali di una responsabile consapevolezza che bisogna consolidare e sviluppare.” L’auspicio rimane quello che le Camere possano tornare al più presto ad esercitare le loro funzioni, riacquistando una completa operatività, anche a tutela delle posizioni soggettive costituzionalmente garantite.