La "Kimera" del Web3 è oggi

12 maggio 2022

Di Francesco Pontorno

Il web 1 e il web 2 sono stati descritti a cose fatte, o al limite al presente, mentre trascorrevano. Il web 1, il web statico, con i primi siti così infanti, immobili; file ipertestuali caricati per essere visualizzati come nature morte senza interazione alcuna: niente commenti, dati da lasciare in attesa di un richiamo, post blog. La nascita dell’idea risale alla fine degli anni ‘80, CERN di Ginevra, per opera del geniale Sir Tim Berners-Lee, fisico e informatico britannico che da quella prima trasmissione condurrà le più intelligenti evoluzioni del web, anche con il consorzio W3C.
Quindi si passa al web 2, il web dinamico, il social web, un nuovo stadio di maturità definito ex-post da Tim O'Reilly, quasi passata la bolla dot-com. Irlandese cresciuto bene in California, studi classici ivy league, O’Reilly è campione dell’open source, del software libero e imprenditore importante nel settore della manualistica tecnica e informatica, produzione di eventi sulla tecnologia e formazione online.
La classificazione del web in 1, 2 e via enumerando è questione da netizen, il cittadino consapevole, attivo, partecipe rispetto alle cose di civiltà della rete. Si idealizza e ideologizza intanto i bei principi dell’online, un mondo nuovo in cui si può fare del bene, si possono condividere libertà e contenuti di miglioramento, spalancare portoni di tolleranza, free speech, accesso aperto alle informazioni, net neutrality. E tuttavia anche nel vissuto virtuale (ma realissimo) si parte per fare la rivoluzione e si finisce padri di famiglia, o schiacciati da padri di famiglia, le grandi digital company e piattaforme che, mentre tutto inglobano, cianciano di un mondo più aperto e connesso (“making the world more open and connected” ripete Mark Zuckerberg). E se dunque non ci si vuole confrontare con il novecentismo che però se n’è andato, fuori tempo massimo insomma, tocca rivedere tutte le categorie perché ogni antico concetto qui è una trappola.


Oggi monta la novità del web3 e la si racconta come fosse realtà croccante ma è una specie indefinita ed è la buzzword del momento. Un po’ come multimediale qualche anno fa, poi startup, blockchain, intelligenza artificiale, 5G, data science ecc. Parole à la page che si consumano con il tempo, a guisa di cerini. Certo, molte cose restano, tante sono ormai struttura critica del nostro quotidiano, sono la nostra vita ogni momento, ci mancherebbe. Però web3 sfugge, interseca anche il metaverso, altro concetto indistinto, ignoto perché non c’è ma si descrive come ci fosse, e la nebbia si fa fittissima. Per questa enorme opportunità esplorativa i progetti non mancano e i critici neppure. Ma ci sono i movimenti di uomini, bisogna tenerne conto e seguirli. Ed ecco dunque la storia di un’idea. Kimera sta nascendo. Un'impresa, una startup con team internazionale, Europa e Latam, esperienza nel mondo crypto, blockchain, web3. Kimera si riunisce a Roma, le persone in brainstorming, e disegna un prodotto: Kimera verify. Una piattaforma per creare ticket e prenotazioni utilizzando la tecnologia blockchain, sfruttando i suoi pilastri rendendo per quanto possibile inviolabili il processo di emissione e il processo di verifica. Questo impedisce quindi di falsificare biglietti, duplicare, sottrarre e usare quelli di qualcun altro. Aziende e privati potranno gestire una biglietteria con la massima sicurezza per gli accessi, in modo disintermediato.


È questa una delle proiezioni più promettenti del web3, decentralizzazione, disseminazione dei contenuti e non concentrazione nei server delle big tech, registri distribuiti, indipendenza insomma, talvolta materia e maniera di tecno-utopisti, ma movimento che lascerà il segno nella storia di internet. Un mondo in cui tutto si regge sulla blockchain, ogni servizio della rete, tutto vive di decentralizzazione e certificazione. Immaginiamo, per essere rapidi e concreti i social media che condividono le entrate con gli utenti invece di farne il prodotto più o meno consapevole e di venderne i dati. Il capitalismo della sorveglianza diventa qualcos’altro, non sappiamo cosa di preciso ma è già entusiasmante credere che potrà essere diverso dall’attuale concentrazione di potere.
Kimera verify funziona in modo semplice. Un nuovo protocollo verifica il biglietto, la prenotazione o l'appartenenza all'interno della blockchain, e in modo efficace ed efficiente l'avente diritto a quel biglietto. Al software il team accosta un hardware che automatizza il processo di riconoscimento, una barriera ad apertura automatica.
Ma Kimera è anche un altro progetto, Kimera Club, che fornisce servizi nei settori tempo libero e ospitalità, gestiti attraverso la tecnologia blockchain. Opera nel mondo web3 e decentralizzato con l’ambizione di essere il ponte tra gli asset della vita reale e le potenzialità del metaverso. Secondo le analisi di Reportlinker il mercato del metaverso varrà 758 miliardi di dollari nel 2026. Numeri giganteschi che spiegano l’interesse sull’argomento, ma accendono anche sogni e (concreta) immaginazione.