Lavoratori stagionali cercasi

Di Oriano Giovanelli

14 giugno 2021

Siccome bisogna essere brevi per poter essere letti facciamo cosi: aderisco alla Alleanza contro la Povertà; ritengo il Reddito di Cittadinanza uno strumento di civiltà e di giustizia sociale anche se l’attuale struttura del RdC è segnata da gravi difetti; sono di sinistra e quindi momentaneamente apolide e auspicherei un partito con al centro della sua identità il lavoro e i lavoratori; ho fatto il lavoratore stagionale nei tre mesi estivi all’età di 15, 16 e 17 anni e se lo avessi fatto anche l’anno successivo sarei diventato per la legge pensionistica un lavoratore precoce. Per queste e altre ragioni sono interessato e parecchio infastidito dal dibattito sulla difficoltà di reperire personale stagionale per il settore del turismo finalmente in ripartenza.

1. Gli effetti della pandemia sulla povertà se non ci fossero stati il Reddito di Cittadinanza e il Reddito di Emergenza sarebbero stati ancora più gravi di quelli già drammatici certificati in un incremento di oltre un milione di persone in povertà assoluta. Se a questo si aggiunge che con la fine, prima o poi inevitabile, del blocco dei licenziamenti, noi non siamo in grado oggi di prevedere, pur in un contesto di ripresa produttiva, quanti altri scivoleranno in quella terribile condizione, il quadro non può essere banalizzato.

2. I più colpiti dalla perdita del lavoro durante la pandemia sono stati i giovani e le donne spesso con contratti precari e a termine. Per quale ragione non dovrebbero accettare un contratto stagionale a termine se fosse conveniente? E data l’entità del reddito di cittadinanza come potrebbe essere concorrenziale con uno stipendio vero e proprio se questo stesso stipendio non fosse giocato al ribasso?

3. Chi è alla ricerca di personale di sala o al bar, alla reception o come aiutante in cucina paradossalmente, invece di polemizzare con il Reddito di Cittadinanza, dovrebbe fare il tifo perché nei tre mesi estivi un percettore del “Reddito” lo possa mantenere pressoché per intero pur avendo un contrato di lavoro.

4. In generale è proprio sbagliata l’idea che, in un mercato del lavoro fatto di precarietà e temporaneità dell’impiego, si debba perdere il sostegno sociale minimo assegnato dallo Stato per stare sopra “il pelo dell’acqua” appena si presenta una occasione di lavoro. Condannando così quel lavoratore a rimanere sempre sul filo e non avere mai una spinta vera per uscire dall’incubo della povertà. L’unico vantaggio di questa logica è per chi si approfitta di una sacca sempre più grande di lavoratori in stato di perenne bisogno.

5. Non è vero che tutti i datori di lavoro sono degli infami e irresponsabili sfruttatori. Proprio la mia esperienza di ormai cinquanta anni fa mi fa pensare che un ignaro ragazzino totalmente a digiuno del lavoro cui era chiamato sia stato assunto dalla famiglia Migani, contrattualizzato con uno stipendio il primo anno ovviamente basso (oggi sarebbero circa 50 euro al mese più vitto, alloggio , lavanderia e vespa 50) in regola con il versamento dei contributi. Educato al lavoro, al rapporto con i clienti a maturare come persona. Certo avevo un fittizio giorno di riposo e le ore, anche se non le ho mai contate davvero, non erano meno di 10 al giorno sabato e domenica compresi. Tre mesi interi lontano molti chilometri dalla mia famiglia con praticamente nessun contatto. Eppure non direi di essere stato sfruttato, non mi sono mai sentito tale. Ho fatto per tre anni una esperienza di lavoro molto formativa e non è che io non fossi già allora un “combattente”.

6. Allora il tema che voglio in conclusione toccare è che in questo dibattito sui lavori stagionali forse bisognerebbe volgere maggiormente l’attenzione, non alla polemica sul Reddito di Cittadinanza, ma a che cosa è il lavoro nella cultura di una famiglia nomale che non è in uno stato di bisogno urgente. Se un ragazzo finiti gli studi nella stagione estiva va a imparare cos’è il lavoro in quella casa è considerato una cosa giusta o sbagliata. Se di fronte al fatto che in un ristorante, in un bar, in un albergo necessariamente si debba lavorare di sabato sera e di domenica in quella famiglia si spinge il giovane a lavorare comunque o lo si dissuade? Io temo che il problema non sia solo qui, ma certamente è anche qui.