Le politiche della UE sullo spettro radio ed il 5G

19 luglio 2022

Di Giuseppe Leone

Da tempo l’Unione Europea ha deciso di rivolgere una particolare attenzione alla risorsa limitata dello spettro radio che ha un’importanza crescente per lo sviluppo della società digitale. Risale infatti a dieci anni fa la definizione di un programma pluriennale europea in materia di spettro radio (Radio Spectrum Policy Programme, in sigla RSPP). Ma che cos’è lo spettro radio? Lo spieghiamo brevemente. Si tratta di una parte dello spettro elettromagnetico utilizzata per le comunicazioni wireless (senza fili) come, per esempio, la trasmissione di dati attraverso reti wi-fi o in banda larga mobile attraverso reti cellulari, per servizi di difesa, emergenza e di protezione ambientale.
Cosa prevede il programma RSPP? Che gli Stati membri della Ue e la Commissione europea cooperino per sostenere e conseguire una serie di obiettivi strategici; in particolare, che si adottino tutte le misure necessarie per garantire la disponibilità di spettro radio sufficiente (almeno 1.200 Mhz) per la copertura e la capacità all’interno dell’Unione, al fine di consentire di disporre della banda larga più veloce e fare in modo che le applicazioni senza fili ed il ruolo guida europeo nei nuovi servizi possano contribuire efficacemente alla crescita economica ed alla realizzazione dell’obiettivo dell’accesso ad una velocità della banda larga di almeno 30 Mbps (cosa che doveva avvenire entro il 2020).
Due successive comunicazioni della Commissione del 6 maggio 2015 e del 14 settembre 2016 hanno evidenziato che la disponibilità di un idoneo quantitativo di spettro radio rappresenta uno dei presupposti essenziali per la fornitura e la diffusione dei servizi wireless a banda larga e ultra-larga, insieme con adeguati standard a garanzia di una comunicazione efficiente tra i vari componenti digitali (quali dispositivi, reti ed archivi dati), sottolineando l’importanza delle reti di telecomunicazione ad alta capacità, ritenute un asset fondamentale affinché l’Unione Europea possa competere nel mercato globale.


Sempre nella comunicazione del 2016 (Gigabit Society) la Commissione UE ha esposto il “Piano di azione per il 5G” che prevede una serie di azioni volte al dispiegamento tempestivo e coordinato in Europa delle reti 5G. In particolare, l’obiettivo da raggiungere è quello di assicurare l’allineamento delle tabelle di marcia e delle priorità per il dispiegamento coordinato delle reti 5G volto a garantire che l’Unione disponga delle infrastrutture di connettività necessarie per la sua trasformazione digitale a partire dal 2020 e, per il dispiegamento completo nelle aree urbane e lungo i principali assi di trasporto, entro il 2025.
Sempre in materia, nel 2018 è stato approvato il “nuovo codice europeo delle comunicazioni elettroniche” che aggiorna le regole per la gestione dello spettro radio per creare un ambiente normativo stabile, per migliorare il coordinamento dello spettro, facilitare lo sviluppo delle reti 5G e ridurre le divergenze tra le pratiche normative degli Stati membri della UE. Questo nuovo codice è stato recepito in Italia lo scorso anno, con il decreto legislativo n.207 dell’8 novembre. I contributi per la concessione di diritti di uso dello spettro radio per le imprese titolari di autorizzazione generale per l’attività di operatore di rete televisiva in tecnologia digitale terrestre sono stati fissati con decreto del Ministero dello Sviluppo Economico in modo da ottenere entrate complessive annue per il bilancio dello Stato in misura non inferiore a 32,8 milioni di euro. Il contributo per gli anni 2020 e 2021 è stato fissato con il decreto del MISE del 24 marzo 2022.