C’è chi taglia corto e la chiama follia green. Il riferimento è al delirio ambientalista europeo, in particolare all’ultima decisione del sindaco laburista di Londra Sadiq Khan che ha imposto una maxi tassa di 33 euro al giorno per poter usare l’auto “poco green” al centro della capitale inglese. Dal 29 agosto gli utenti di auto a benzina o diesel che non rispettano i nuovi standard sull’energia pulita pagheranno per circolare in periferia una tassa quotidiana di 12,5 sterline (quasi 15 euro), in aggiunta alle 15 sterline (circa 18 euro) per entrare in centro. Una “botta” di 33 euro ogni volta che si vuol usare l’automobile nella zona metropolitana londinese (da aggiungere ai costi esorbitanti dell’auto, bolli vari, carburante, parcheggi), provvedimento che riguarda una vasta area urbana di oltre 13 milioni di abitanti, poco meno di un quarto della popolazione italiana. Fra i pochi sindaci che anche in Italia hanno appoggiato pubblicamente l’iniziativa di Sadiq Khan c’è il primo cittadino di Milano Giuseppe Sala firmatario di un progetto che entro il 1° ottobre 2030 consentirà la circolazione in gran parte dell’area urbana milanese solo ai mezzi cosiddetti ecologici. In tale quadro si inserisce la decisione, con l’ordine del giorno approvato dal consiglio comunale a maggioranza lo scorso gennaio, dell’obbligo dal 2024 dei 30 Kmh (inutili e addirittura pericolosi), quando basterebbe far rispettare l’attuale limite dei 50 Kmh.
La sicurezza stradale è minata soprattutto dai guidatori alterati, dalle strade piene di buche, con scarsa manutenzione e illuminazione, dalla giungla della micromobilità: monopattini e rider lanciati ovunque senza alcuna regola, ciclabili intese per lo più come fiore all’occhiello, scomparsa dalle strade della Polizia locale dopo il gran lavoro fatto sul campo dalla Polizia Stradale con le Moto Guzzi Falcone dagli anni ’50 alla metà degli anni ’70. In una città come Milano, esempio di avanguardia, dinamismo e di competitività, l’elogio della lentezza fatto dal sindaco è, a dire poco, un controsenso. E non è finita qui: si vuol far pagare ai milanesi, e ai turisti, oltre l’Area C in centro, anche l’Area B che conta 188 varchi in città e che già ne vieta alle auto “inquinanti” l’accesso, di fatto una punizione per chi non può cambiare la propria auto obsoleta, considerata inquinante. Con questo andazzo, presto Milano potrebbe avere la ZTL più grande d’Europa, a pagamento, ovvio. La guerra alle auto dichiarata nella capitale lombarda, più che salvaguardare l’ambiente, è un “dazio” da pagare ai partiti “verdi” che sorreggono il sindaco Sala e la sua giunta e una scorciatoia per fare cassa a danno dei cittadini che si muovono, di solito anche quelli più impegnati e produttivi. Serve realismo. Serve il senso della misura. Non si può pensare di trasformare Milano, e altre città italiane, in una Ztl per cittadini abbienti o di gente che non sa come passare il tempo.
Ma torniamo a Londra dove la decisione dell’amministrazione comunale di estendere a tutta la “Greater London”, l’area metropolitana della capitale britannica, il progetto Ulez, ossia “zona a bassissime emissioni” a pedaggio, ha già portato i cittadini a protestare, anche con manifestazioni e blocchi di strade. Il piano è partito nel 2019 ed era riservato solo al centro storico di Londra. Due anni dopo erano stati coinvolti anche i sobborghi della metropoli arrivando a toccare 10 milioni di persone, fino agli odierni 13 milioni e passa diventando così il più grande sistema di tassazione dell’inquinamento al mondo. Il sindaco Khan, di origine pakistane e in carica dal 9 maggio 2016 e poi eletto per un secondo mandato nel maggio 2021 (ci riproverà per un terzo mandato nel 2024) si difende, tira diritto e rilancia: “Guardate le persone affette da malattie a Londra legate all'inquinamento atmosferico. Più di due terzi vivono - indovinate dove? - nella periferia di Londra. Non hanno visto i benefici dell'Ulez. Da oggi li vedranno”. E insiste: “Si tratta di una necessità per la salute e il benessere dei cittadini, così come per l’ambiente”. La promessa di una città e di un mondo con un’aria non inquinata e respirabile è lodevole. Tuttavia il mondo è grande e conta oggi circa 8 miliardi di abitanti. Scelte come quelle del sindaco Khan rischiano di essere una goccia nel mare, di trasformarsi in propaganda. Ecco perché ciò produce forte dissenso fra la popolazione, anche nelle file laburiste, dalla base elettorale ai vertici. Lo stesso leader laburista Keir Starmer, il successore di Jeremy Corby, ha tentato di dare una interpretazione meno integralista alle decisioni del sindaco: “Credo che sia un diritto di tutti respirare aria pulita, ma ciò che non voglio sono schemi che colpiscono in modo sproporzionato chi è già nel mezzo della crisi sul costo della vita. Dobbiamo prendere in considerazione tutte le opzioni”.
Già. Alle prossime elezioni comunali del maggio 2024 Khan e il suo partito potrebbero pagare caro questa posizione integralista, fino a perdere la poltrona di sindaco. Alle recenti elezioni suppletive del mese scorso pare sia stata proprio la Ulez la causa della vittoria del principale partito di opposizione laburista a Khan. Il tutto in un quadro generale dove la Ue ha scelto quella che per molti è autolesionismo politico-economico-industriale, cioè il divieto nel vecchio continente, dal 2035, di vendere auto a combustione interna anche se il trasporto su strada rappresenta in Europa solo un quinto delle emissioni di CO2. Intanto la Cina, libera di fare e disfare a modo suo, diventa il maggiore esportatore mondiale di auto, superando persino il Giappone. Di questo passo, non solo nel settore auto e del trasporto, s’impone la domanda: Europa, quo vadis?