Civiltà del Mare: le nove startup più innovative

10 ottobre 2023

Di Massimiliano Lussana

La parola magica di questi tempi è oggettivamente inflazionata: “Sostenibilità”. Uno di quei termini che rischiavano di essere messi in soffitta o finire nei dizionari con la parentesi corsiva a fianco e l’indicazione “desueto”, “raro”, “in disuso” e che invece, insieme ad altri, chessò “resilienza”, sono diventati imprescindibili, usati a proposito o a sproposito.
Ecco, della prima categoria, la ricerca di sostenibilità vera, fa parte la “Call for innovation” lanciata lo scorso anno nell’ambito di “Ocean Race”, il giro del mondo a vela - sostenibile, ovviamente - per cercare le “start up” più innovative per la sostenibilità in mare.
E qui siamo di nuovo a una dimensione semantica con uno scempio linguistico e l’uso da parte mia di tre espressioni e sette parole inglesi che è semplicemente drammatico.
Ma, passando dalla questione linguistica a quella reale, siamo di fronte a un risultato straordinario e provo a tradurre tutto nella nostra lingua. Lo scorso anno, in occasione della regata intorno al mondo che ha al centro non solo il risultato sportivo ma anche la sostenibilità, che abbiamo raccontato qui su “Civiltà delle macchine”, era stato lanciato un bando per me cercare idee innovative che c’entrassero con il mare e la sua fruizione “pulita”.
Un promotore, il “Blue district” del Comune di Genova guidato da Claudio Oliva che è una sorta di cittadella del mare, proprio a fianco del Porto Antico, che funziona come palazzo a tutta domotica, incubatore di imprese, spazio per lavoro condiviso (e ovviamente non ho scritto coworking), sede di tutto ciò che è economia del mare a Genova, quindi tantissima roba.
La chiamata ha avuto successo e sono stati nove i progetti vincenti, provenienti da tutta Italia, con tanto di ripescaggio in extremis per il ritiro di chi si è reso conto di aver sognato troppo alto. Il che, ovviamente, non significa che sognare non è una cosa buona e giusta.


Così il Comune chiama, alcune aziende private e pubbliche aiutano, le due fondazioni bancarie in attività a Genova, Compagnia di San Paolo e Fondazione Carige, finanziano.
E succede che, esattamente dodici mesi dopo il Salone Nautico in cui era stato presentato il progetto, l’operazione è talmente riuscita che siamo qui a raccontare di alcuni dei vincitori che già hanno partecipato all’edizione del Salone Nautico Internazionale di Genova appena terminata, il primo che vede già agibili alcuni dei canali del nuovo waterfront genovese.
Insomma, detto, fatto.
E quindi - risparmiandovi tutti i termini inglesi con cui abbiamo condito tutto questo - vi racconto i progetti vincenti e realizzati, perché sono la dimostrazione che sostenibilità non è solo una parola astratta.
Partendo da una spiaggia di Genova, in corso Italia, in mezzo alla città, dove c’era una porzione di litorale ormai quasi in disuso: i bagni Capo Marina. Il Comune di Genova ha deciso di investirci e di farci una spiaggia libera e accessibile. E se il primo aggettivo viene incontro anche a chi non può permettersi di spendere cinquanta euro per una giornata al mare per la propria famiglia, il secondo punta anche e soprattutto ai portatori di handicap, con un progetto firmato da Swimlift: “Più mare per tutti, l’assistente al nuoto per spiagge inclusive e percorsi guidati in mare”. 

Foto: Ansa


Tradotto, è una sorta di “skilift” da mare:  un motoriduttore che funge da supporto al movimento in acqua per le persone con mobilità ridotta, una “manovia, mossa da un motore elettrico a batterie che opera sulla superficie dell’acqua a bassa velocità tra due pulegge opportunamente montate su piccole stazioni per garantire sicurezza, facilità d’uso e di installazione”. Ce n’é una versione per piscina e una adatta per il movimento in mare, un sistema che aiuta e sostiene il galleggiamento anche per le persone che hanno difficoltà motorie e di adattamento all’ambiente marino.
Il secondo progetto è quello di Geoscape: la rappresentazione di una barriera artificiale lungo un tratto di costa cittadino e la rimodulazione della costa in funzione dei principi della “gestione integrata delle zone costiere”. In pratica, ci sono sia il classico plastico, sia l’utilizzo di una stampante 3D per riprodurre i dettagli dell’area.
Il terzo progetto, di Mad Lab 2.0., propone robotica e strumenti per favorire la rinascita di flora e fauna valorizzando così la biodiversità e contrastando il cambiamento climatico. Questi manufatti, realizzati in collaborazione con la “Stazione Zoologica Anton Dohrn” hanno superfice porosa, rugosa e sono concepiti per essere posti sotto la superficie marina, in corrispondenza di canali e dighe.


Il quarto progetto di Global & Solving  è basato sui materiali: polimero espanso e kelvet, insieme per la nautica per realizzare imbarcazioni nel rispetto dei requisiti dell’economia circolare.
La sua tecnica è racchiusa nello studio dei materiali espansi fra resistenza meccanica e leggerezza per realizzare piccoli natanti che consentono di navigare in sicurezza. L’idea, realizzata con l’Istituto Nautico “San Giorgio”, un’eccellenza genovese, è quella di usare materiali, generalmente utilizzati in edilizia, nel mondo della nautica in grado di rappresentare una alternativa all’uso della vetroresina.
Il quinto progetto, targato H2boat, si basa sulla tecnologia all’idrogeno applicata alla nautica: una barca “a  propulsione pulita, accessibile, responsabile” con alimentazione sostenibile delle barche. L’obiettivo è quello di minimizzare l’impatto sia in termini di energia consumata che di emissioni prodotte.
Il sesto progetto, Oceanhis Blue Box, è un laboratorio per il rilevamento, l’elaborazione e la condivisione di dati ambientali oceanografici rilevati da acquisitori fissi e in movimento.  Praticamente, un baule che fornisce i dati marini georeferenziati consegnando a tutti coloro che sono connessi lo stato di salute dell’ambiente marino. E questo permette anche un’ulteriore attività di tutela dei mari permettendo a tutti l’”adozione” di un miglio marino georeferenziato.


Moebeus, il progetto numero sette, consiste in un algoritmo con lo sguardo rivolto ai diciassette obiettivi delle Nazioni Unite che, grazie al modello matematico sviluppato in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e Scienze Matematiche dell’Università di Siena, riesce ad evidenziare l’impatto di sostenibilità studiando i comportamenti e le scelte delle piccole aziende e delle associazioni sportive in ambito turistico.  Sarà realizzata una piattaforma in grado di dare evidenza alle imprese turistiche, alle attività sportive e del tempo libero che si caratterizzano per cultura della sostenibilità di una costa turistica italiana.

L'Ecoracer One Design 30 di Northern Light Composites.


Il numero otto è Northern light, la prima barca a vela al mondo riciclabile al 100 per cento, nove metri, realizzata con un mix di carbonio e fibra di lino con una resina di nuova concezione termoplastica, pronta anche per regate dedicate a questa nuova categoria.
E infine Wsense, una rete internet sottomarina senza cavi per l’osservazione wireless e per monitorare lo stato di salute del mare: dall’ossigeno disciolto alla temperatura, alla salinità, fino alle correnti e le onde. Il sistema è miniaturizzato e permette di creare reti sottomarine, grazie alle quali si può anche creare un sistema per subacquei, che assicura localizzazione e connessione.
Ecco, tutto questo è realtà, non progetti. Ma già tutto realizzato.
Insomma, stavolta “sostenibilità” non è una parola astratta.