Missione JUICE: alla scoperta degli “astri medicei”

18 aprile 2023

Di Serena Ricci

Il 7 Gennaio 1610 Galileo Galilei, puntando verso Giove un primordiale canocchiale, costituito da un tubo di piombo con due lenti, scoprì quelle che si sarebbero rivelate non tre stelle , ma tre dei quattro satelliti intorno a Giove: Io, Europa e Callisto. Annunciò la sua scoperta il 13 marzo dello stesso anno nel Sidereus Nuncius, un trattato di astronomia riguardante anche la presenza di montagne e di crateri lunari, contrariamente all’idea dell’epoca di una superficie lunare liscia e composta di materiale celeste incorruttibile, provocando inoltre degli attriti, essendo inaccettabile per il modello aristotelico che vi fossero corpi celesti orbitanti attorno ad un pianeta diverso dalla terra. I satelliti galileiani furono chiamati “astri medicei” in onore di Cosimo II de’ Medici che fu allievo nonché amico e sostenitore di Galileo. 


Il 14 aprile scorso è iniziata JUICE (Jupiter Icy Moon Explorer) la missione dell’Agenzia Spaziale Europea che, successivamente al lancio dalla base Esa di Kourou, in Guyana Francese, a bordo di un vettore Ariane 5, dopo un viaggio di 8 anni raggiungerà Giove per studiare, tra il 2030 e il 2034, il sistema gioviano come fosse un sistema solare in miniatura composto da Io, Europa e dalle rocce ghiacciate Ganimede e Callisto.
Una missione impegnativa che prevederà dall’osservazione dell’atmosfera e della magnetosfera di Giove a quella dell’interazione delle lune galileiane con il pianeta e che, secondo il prof. Alvaro Giménez Cañete, direttore della scienza e dell'esplorazione robotica dell'ESA “ ci darà una visione migliore di come si formano i giganti gassosi e dei loro mondi in orbita, e del loro potenziale per ospitare la vita”.


Il nostro Paese è stato coinvolto ampiamente nella missione sia attraverso l'Agenzia Spaziale Italiana, sia tramite gli enti di ricerca, le Universita' e le eccellenze imprenditoriali del settore, realizzando tre strumenti fondamentali: il Radar RIME (Radar for Icy Moon Exploration), realizzato da Thales Alenia Space, ottimizzato per penetrare la superficie ghiacciata dei satelliti Galileiani fino a nove chilometri di profondità, il cui Principal Investigator è dell’università di Trento; la camera ottica JANUS (Jovis, Amorum ac Natorum Undique Scrutator), realizzata dall’azienda Leonardo (che si è occupata anche della realizzazione dei pannelli solari di JUICE, i più grandi mai realizzati per una missione interplanetaria) e finalizzata allo studio della morfologia e dei processi globali regionali e locali sulle lune per realizzare la mappatura delle nubi di Giove. Per Janus, Leonardo ha realizzato, anche grazie alla collaborazione dell’Università Partenope di Napoli e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), la telecamera ad alta risoluzione dedicata al monitoraggio dell’atmosfera di Giove e lo studio delle sue tre lune ghiacciate per la ricerca di ambienti in grado di ospitare forme di vita; lo strumento di Radio Scienza 3GM (Gravity and Geophysics of Jupiter and the Galilean Moons, nella costruzione del quale è stata coinvolta Thalesa Alenia Space), utilizzato per studiare il campo di gravità e l’estensione degli oceani interni sulle lune ghiacciate.

Gli Enti e le Università italiani coinvolti nei team scientifici sono: INAF - Istituto Nazionale di Astrofisica (con le sedi di Roma, Teramo, Padova e Catania), l’Università di Trento, la Sapienza Università di Roma, l’Università di Roma Tre, l’Università D'Annunzio di Pescara, la Fondazione Bruno Kessler (FBK), l’Università di Bologna, l’Università di Tor Vergata di Roma, l’Istituto Geoscienze e Georisorse (IGG) del CNR, l’Università Partenope di Napoli, CISAS - Università Padova, il Politecnico di Milano e l’ Università del Salento.