Monza, 100 anni fa nasceva la “pista magica”, tempio della velocità

31 gennaio 2022

Di Massimo Falcioni

Sono passati cent’anni dalla ideazione e dalla realizzazione dell’Autodromo di Monza, la “pista magica” del Motorsport internazionale teatro di corse leggendarie, ma anche di incidenti terribili e ripetute tragedie. Nel gennaio del 1922 una delibera dell’Automobile Club di Milano dava il via al progetto per la costruzione del circuito all’interno del parco di Monza istituito il 14 settembre 1805 per volontà dell’imperatore Bonaparte con l’obiettivo di realizzare una tenuta agricola e una riserva di caccia di oltre 700 ettari, tre volte più grande del mitico parco parigino di Versailles. La spinta per realizzare una nuova pista permanente che diventerà poi il “tempio della velocità” dell’automobilismo e del motociclismo nazionale e internazionale era venuta dalla disfatta “tricolore” nel primo Gran Premio d’Italia del 4 settembre 1921 tenutosi su un dedalo di strade polverose a Montichiari presso Brescia dove le auto italiane (Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Isotta Fraschini, Maserati) erano state battute dalle francesi Ballot 3/8 LC (3000cc. otto cilindri bialbero da 107 CV, 190 Kmh) anche grazie alla qualità dei pneumatici Pirelli che consentirono al primo e al secondo arrivato, Jules Goux e Jean Chassagne, di percorrere i 30 giri del tracciato di 17,3 Km (519 Km) in 3 ore e mezza poco più, senza soste ai box. I francesi avevano fatto il colpaccio anche perché avevano provato le Ballot sui loro circuiti, prima del round in Italia. Una lezione per le squadre italiane: per vincere non bastava una macchina competitiva ma servivano i test chiedendo quindi di poter disporre in Italia di una pista adeguata per provare i loro bolidi in vista dei Gran Premi.

           Parco Monza

L’Automobil Club di Milano raccoglieva la sfida costituendo il 17 gennaio 1922 la S.I.A.S. (Società Incremento Automobilismo e dello Sport) cui veniva data la concessione di una parte del Parco Reale di Monza per realizzare un circuito. Non si trattava di raccordare pro tempore stradoni già presenti nel Parco ma di costruire un vero e proprio grande autodromo sulla falsariga del già mitico Indianapolis realizzato in USA nel 1909. Il progetto dell’autodromo nazionale, affidato al pioniere dell’aviazione e capo dell’ Automobile Club di Milano Arturo Mercanti, all’architetto Alfredo Rosselli e all’ ingegnere Piero Puricelli (responsabile anche della nascente Milano-Laghi, la prima autostrada al mondo), incontra subito difficoltà di tipo burocratico-istituzionale perché c’erano cittadini e associazioni contrari a “contaminare” il parco con una pista che sarebbe stata invasa dalla gente e dai bolidi “insopportabilmente rumorosi e inquinanti”. L’intervento del governo centrale, sotto la spinta della nascente industria automobilistica e motociclistica, sblocca la situazione consentendo al progetto definitivo di decollare con un circuito stradale di 5500 metri e un anello di alta velocità di 4500 metri. Un’opera straordinaria realizzata a tempo di record: 110 giornate lavorative con 5000 operai e tecnici, 250 carri, 50 autocarri, due piccole ferrovie decauville di 5 Km con due locomotori speciali e 250 vagoni.

Costruzione pista, Monza 1922

Per quei tempi, un investimento economico e uno schieramento di forze mai visto prima: l’autodromo viene completato e reso agibile il 20 agosto 1922 quando tre FIAT “803” scendono per la prima volta sulla nuova pista fra una folla esultante. Il 3 settembre 1922 si disputa la prima gara ufficiale denominata “Gran Premio delle Vetturette”, mentre il 10 settembre si disputa il Gran Premio d’Italia, in due categorie che coprivano distanze di 10 ore, 5 ore e 500 Km. Seguiranno subito dopo le moto con le principali Case del mondo e con i migliori centauri, a cominciare dal mitico Tazio Nuvolari. L’autodromo di Monza, con le sue corse, i suoi bolidi, i suoi campioni, diventa subito la bandiera del motorismo Made in Italy, uno dei principali centri mondiali del Motorsport, una spinta per la nascente industria automobilistica e motociclistica, nata in Francia ma con l’Italia subito principale sfidante europea. Era passato poco più di un quarto di secolo quando il 22 luglio 1894 l’Automobile Club de France organizzava la prima gara automobilistica della storia: “Il concorso di carrozze senza cavalli” da Parigi a Rouen (126 Km) con un montepremi di 10.000 franchi-oro. Nei primi anni del ‘900 si iniziano a disputare in Europa e in America le gare su tracciati da ripetersi più volte, tra questi la Targa Florio voluta nel 1906 dal ricco pilota e pioniere appassionato di motori Vincenzo Florio, già promoter della Coppa Florio a Brescia nel 1900. Un anno prima dell’apertura dell’autodromo di Monza, c’era stata la competizione motociclistica “Circuito del Lario” (emulazione del Tourist Trophy inglese dell’Isola di Man) disputatasi con successo per quindici edizioni fra il 1921 e il 1939.

Curva parabolica sopraelevata, circuito di Monza

Ovunque, nascono circuiti e corse, che però spesso chiudono per difficoltà economiche o per la loro pericolosità. Anche Monza ha avuto i suoi limiti, specie rispetto alla sicurezza, i suoi momenti bui, capace però di superarli, rinnovandosi sempre, per stare al passo con l’evoluzione dei regolamenti, delle tecnologie dei bolidi e della società,  regolando comunque sempre grandi emozioni e scrivendo così la grande storia del Motorsport quasi ininterrottamente per un secolo, vero simbolo per l’automobilismo e il motociclismo mondiale. Monza, nell’automobilismo, vanta un albo d’oro unico con i trionfi di Bordino (1922-‘24), Salamano (1923), Brilli Peri (1925), Charavel (1926), Benoist (1927), Chiron (1928), Campari e Nuvolari (1931), Nuvolari (1932), Fagioli (1933), Caracciola (1934), Stuck (1935), Rosemeyer (1936), Nuvolari (1938), Alberto Ascari (1939) e dall’inizio del mondiale: Alberto Ascari (1949- 51-52), Farina (1950), Fangio (1953, 54, 55), Moss (1956, 57, 59), Brooks (1958), Hill (1960, 61), Graham Hill (1962), Clark (1963), Surtees (1967), Hulme (1968), Stewart 1969), Gethin (1971), Fittipladi (1972), Peterson (1974, 76), Regazzoni (1975), Andretti (1977), Lauda (1978- 84), Scheckter (1979), Prost (1981-85-89), Piquet (1982- 83-87), Berger (88), Senna (1990-92), Mansell (1991), Hill (1993-94), Herbert (1995), Schumacher (1996-1998-2000-2003-2006), Coultard (1997), Frentzen (2000), Montoya (2001-05), Barrichello (2002-04-09), Alonso (2007-10), Vettel (2008-11-13), Hamilton (2012- 14-15-17-18), Rosberg (2016), Lecrerc (2019), Gasly (2020), Ricciardo (2021). Dalla prima gara mondiale del 1949 la Ferrari ha trionfato 21 volte mandando in estasi la “marea rossa” sempre presente.

La Ferrari F1 e le Frecce Tricolori, circuito di Monza

Rispetto al motociclismo, al suo battesimo iridato, nel 1949, la pista di Monza consacrava i piloti italiani su bolidi italiani: Pagani (125 su Mondial e 500 su Gilera), Ambrosini (250 su Benelli), Frigerio (sidecar su Gilera). 10 i trionfi di Giacomo Agostini nelle 350 e 500, il Mino nazionale che proprio a Monza nel settembre 1963 aveva messo le ali nella 250 iridata al debutto sulla Morini ufficiale. Per ogni appassionato italiano e non, poter dire: “Io c’ero, a Monza” è sempre stato ed è un atto di fede che dimostra la qualità della passione per le corse, auto o moto fa lo stesso. Giornate di emozioni e di gloria ma, dicevamo, anche di dolore e di lutti. Nel 1924, il conte polacco Louis Zborowski è la prima vittima. Nel 1928 muore Emilio Materassi che nell’uscita di pista falcia 27 spettatori. Nel ’33 tocca a Giuseppe Campari, Mario Borzacchini, Stanislas Czaykowski. Il 26 maggio 1955 muore Alberto Ascari uscito alla curva del vialone. Nel 1961 tocca a Von Trips, nel 1970 a Rindt, nel 1978 a Peterson. Per non parlare degli incidenti delle gare minori e delle tragedie nel motociclismo culminate con la morte di Renzo Pasolini e Jarno Saarinen il 20 maggio 1973.
Comunque un secolo di velocità, di sfide, di vittorie, di stile Made in Italy. Due mesi fa, il 23 novembre 2021, nel corso della “Bellezza dello sport italiano, Italian Sports Day” l’evento di Dubai dedicato allo sport italiano ,sono state avviate le celebrazioni dei cent’anni dell’autodromo di Monza presentando il logo del centenario.


“È il Tempio della Velocità, la pista il vero protagonista del logo del centenario, assumendo la forma maestosa di un “tempio” tricolore, un nastro sinuoso che attraversa caratteri di Monza e il numero 100. Abbiamo voluto dare una interpretazione grafica al circuito, facendo diventare la pista una icona tridimensionale. La pista verde, il suo esterno rosso insieme al bianco del suo interno creano la sensazione del tricolore” ha commentato Ludovico Fois, consigliere per le relazioni esterne e responsabile della comunicazione di ACI, Automobile Club d’Italia. “In tutto il mondo, quando si pensa alla Formula 1 non si può non ricordare il grande contributo che l’Italia ha dato a questo sport, ed i primi 100 anni del circuito di Monza ne sono una importante testimonianza. Monza è speciale, Monza è casa per la Formula 1, ha da sempre scritto tra le pagine più importanti di questo sport che da 71 anni regala emozioni, passione e sorriso. Ci prepariamo ad entrare in una nuova era per F1, con nuovi regolamenti e nuove macchine che creeranno gare ancora più avvincenti e siamo entusiasti di avere nel calendario ufficiale del 2022, ancora una volta l’Italia grande protagonista con due tappe a Imola e Monza.” Dice con orgoglio Stefano Domenicali, amministratore delegato di Formula One Group. L’autodromo, specie negli ultimi anni, è impegnato attivamente per la sostenibilità ambientale dimostrandosi molto attento e attivo nella salvaguardia del parco. L’ultimo piano di intervento riguarda la tutela dei boschi del grande Parco con un progetto da 160 mila euro: in particolare verranno piantate 6 mila nuove piante autoctone nelle aree forestali attorno al circuito per il miglioramento della composizione e della ricchezza floristica dei boschi e la loro valorizzazione sul piano ecosistemico e frenare la diffusione delle specie esotiche invasive. Il grande Parco monzese è un inestimabile patrimonio oltre i confini locali e nazionali con l’autodromo perno e volano dello stesso, da salvaguardare e valorizzare come frutto prezioso della stessa pianta.