Nati liberi, i 50 anni del Banco del Mutuo Soccorso | 2

Compleanno con l'Orlando

Di Oriano Giovanelli

20 gennaio 2022

Eravamo rimasti alla presentazione della nuova band e ai criteri con cui li hai chiamati a collaborare a questo Banco del Mutuo Soccorso 2.0 
Questa volta, pur ascoltando come sempre tutti, ho voluto seguire prevalentemente le mie idee a partire dal criterio di scelta dei nuovi membri della band. 
Prima di sentirne la bravura artistica mi sono occupato di selezionare i musicisti per i rapporti che essi già avevano con alcuni di noi. Come ho già detto di Tony D’Alessio e della sua pluriannuale frequentazione ed amicizia fraterna con Filippo Marcheggiani, lo stesso è stato per Marco Capozi, amico di infanzia di Nicola Di Già ed a lui legato da profondo affetto. La rete interrelazionale dei nuovi musicisti è stata la prima cosa che ho cercato; ecco che poi i momenti di difficoltà ci hanno trovati coesi, solidalmente vicini gli uni con gli altri, un vero gruppo.

E la difficoltà si è subito presentata. Appena uscito dalla stazione, al treno  della Transiberiana si è frapposto il Covid-19 la pandemia il lockdown. Come dire,  appena portata la bocca fuori dal pelo dell'acqua ecco una nuova spinta a buttarvi sotto. 
Hai detto bene. La tournée con il nuovo lavoro partita a dicembre da Roma, dall’Auditorium della musica, stava andando in maniera splendida, un vero e proprio crescendo di esiti e di pubblico: Roma, Verona, Brescia, Milano, Chiasso, Torino, Genova, Campobasso e poi a gennaio del 2021… stop!
Cancellate tutte le altre date e da allora nessun altro concerto, fino ad oggi, per la pandemia! E’ segno che dobbiamo farcela a tutti i costi, vuol dire che questa storia deve essere voluta al di sopra di tutto e noi ci stiamo!
Non è stato facile non crollare appena rialzatici.
Il Banco, sì, è una band nuova, ma è rinata solida, compatta, fatta di uomini consapevoli dell’importanza di scegliere in libertà quello che si vuole o non si vuole fare,  consapevoli anche delle priorità della propria vita,  frutto sempre delle nostre scelte.
Ma la musica (e la voglia di scriverla con testa e cuore) è una medicina, è una grande magia e ti ricorda che non si deve rinunciare mai ai propri sogni cercando di realizzarli nonostante difficoltà e pandemie, crisi economiche ed ostacoli. Se un uomo lo vuole, può farlo sempre quello che sogna. E’ ovvio che ci vuole anche fortuna ed in primis ci vuole la qualità principale: se vuoi fare il pittore devi saper disegnare, se vuoi fare l’architetto devi saper progettare, se vuoi fare il musicista devi saper suonare bene, se vuoi fare il cantante non devi essere stonato!!!

Insomma se vuoi scrivere e parlare devi conoscere l'alfabeto l'A B C, sembrerebbe scontato.
Mi sembra quasi impossibile sentire il bisogno di essere così chiaro ed ovvio, perché quello che sto dicendo è così lapalissiano da rischiare di essere pedante e totalmente banale. Ma in questi tempi di lauree in Wikipediume e di tuttologi internauti forse è necessario dire anche cose ovvie, in modo chiaro, per contrastare il ciarpame e la qualunque che imperversa e domina sia in internet che sui media.
Per risponderti più specificatamente su “Transiberiana”, posso dirti che è un album che io amo molto, perché, durante tutta la sua lavorazione ho ricercato costantemente, principalmente una cosa: un’ispirazione onesta, cioè qualcosa che mi emozionasse davvero e fosse lontana mille miglia dall’essere una “produzione” cioè uno di quei lavori fatti magari bene ma con la grande colpa di essere troppo ragionati, calcolati, confezionati, pensati per un target preciso di ascoltatori, insomma un prodotto del mestiere e non dell’emozione.
E’ stata una cosa importante, direi centrale, sia durante la fase di composizione e di scrittura dei testi, che in fase di arrangiamento e di registrazione. Questo aspetto è stato poi condiviso da tutti i musicisti, creando un’intesa molto sentita.

Credits: www.bancodelmutuosoccorso.it

Però dal cercare trovare e provare una forte emozione e riuscire a tradurla in materiale che trasmetta quella stesa emozione c'è di mezzo la capacità tecnica. Proviamo a far capire questo particolare equilibrio che ci deve essere fra il processo creativo e gli strumenti per la sua concretizzazione.
Non voglio annoiare i lettori perché approfondendo questo aspetto inevitabilmente si scende molto nei tecnicismi. Ma, se ti debbo rispondere con esattezza sono tanti gli elementi, piccoli e grandi, che determinano l'esito finale.
Qual’ è la regia giusta per l’interpretazione di un brano al momento di cantarlo? In che modo riesci ad individuare quali sono i dettagli che fanno scaturire nell’ascoltatore la sensazione di un canto “sentito”, emotivamente sincero e non di maniera?
L’artista, in questo caso il cantante, deve sperimentare se il ricorso ai vibrati vocali, o meno, ha un effetto di maggiore autenticità emotiva o viceversa di minor patos; cioè dovrà enfatizzare tutta una serie di strumenti interpretativi vocali o dovrà al contrario ridurli al minimo indispensabile. Deve calcare l’intenzione sul significato drammatico di alcune parole del testo o, al contrario, siccome questo valore drammatico è già sufficientemente espresso dalle stesse parole, con la voce deve porgere il tutto con leggerezza, rinunciando al ricorso di ulteriori strumenti espressivi, correndo altrimenti il rischio di diventare retorico e pesante. Ma il lavoro di riflessione sulle scelte interpretative, delle scelte drammaturgiche dell’interpretazione vocale, non si dovrà assolutamente recepire, il tutto dovrà risultare istintivo, e quindi paradossalmente più commovente, appartenente più all’animo dell’interprete e dell’ascoltatore che alla loro testa. 
Questo spesso è anche il lavoro della scelta dei timbri degli strumenti.

E parliamo della voce ovvero dello strumento che ha un rapporto diretto con l'emozione dell'interprete, ancora diversa è la situazione dove l'emozione dell'interprete è mediata dalla tecnica con cui si muovono le sue mani su una tastiera che a sua volta rimanda a dei microfoni che poi finiscono in un Mixer prima di arriva all'orecchio di chi ascolta.
Esatto, per i suoni delle chitarre elettriche, si sta facendo del rock, d’accordo, non stai eseguendo le parti di un quartetto d’archi del ‘700 ma non puoi sempre adoperare un suono distorto per la chitarra elettrica, oppure dei suoni troppo elaborati con un eccesso di effetti.
Anche per la scelta dei timbri strumentali c’è sempre bisogno di fare mediazione fra istinto e ragionamento. Non devi mai innamorarti di un suono senza pensarlo all’interno di un arrangiamento dove molti rang di frequenze acustiche sono già occupati da altri strumenti e quindi i suoni vanno progettati ragionando sugli spazi di frequenze ancora liberi. Poi un conto ad es. è progettare un suono per una strofa ed un altro conto sarà il ragionamento da fare per un suono con cui sostenere un chorus, cioè quella parte centrale che di solito resta più nella memoria dell’ascoltatore. Insomma sono discorsi troppo lunghi e specifici per parlarne così fuori contesto, basti dire che ogni lavoro artistico è sempre un braccio di ferro fra la parte “razionale” e quella “emotiva”, viscerale. Credo che lo stesso discorso valga per ogni processo artistico che si tratti di poesia, pittura ecc.

C'è tutto questo in Transiberiana o c'è anche dell'altro? Lo dico perché conoscendo i vostri lavori fin dall'inizio e avendoci consumato su gli orecchi conosco bene questo equilibrio, in voi particolarmente virtuoso, fra emozione e tecnica. Ma qui c'è dell'altro si avverte una "durezza" insolita più da concerto live che da lavoro in studio.
“Transiberiana” è nata così, e così è stata realizzata, ricorrendo cioè costantemente alla tecnica ma ogni volta cercando di farla sciogliere, di farla “sparire” dentro il suono della musica che venivamo registrando. 
Ma per assicurarmi il più possibile questa “istintività  vitale”, sono ricorso spesso a momenti di improvvisazione nella scrittura musicale, anche per parti tematiche vocali, volendo sfidare proprio il mio istinto più che la mia parte razionale. Del resto era necessario per interpretare adeguatamente i vari momenti del “concept” sul “Viaggio dalla vita”.
Se devi scrivere un testo e della musica che esprima la sorpresa e lo stupore dell’“imprevisto”, hai più chance di riuscirci felicemente se giochi con te stesso ricorrendo prima di tutto ad un’improvvisazione e solo in secondo tempo ad una analisi razionale del materiale che hai così concepito. Operando in questo modo ti assicuri prima di tutto l’autenticità dello stupore e della sorpresa, e poi, ragionando razionalmente, manipoli il materiale compositivo con molta cautela, cercando di non fargli perdere la sua precarietà, la sua instabilità, che nel nostro caso (dovendo scrivere un brano sull’impatto dell’”imprevisto” sulla nostra vita) sono due caratteristiche secondo me imprescindibili per esprimere sia musicalmente che testualmente l’impatto degli “imprevisti”.


Credits: www.bancodelmutuosoccorso.it

In questi ultimi giorni sulla pagina di un gruppo Facebook che si occupa di musica progressive  c'è stato una specie di torneo sui migliori 100 dischi prog italiani. I vostri lavori del 1972/73 si sono classificati nei primi tre posti 1°- Banco del Mutuo Soccorso "il Salvadanaio" 2°- Io sono nato libero 3°- Darwin. Quindi 1972 Il Salvadanaio e a cinquant'anni di distanza nel 2022 aspettiamo l'uscita  de L'Orlando. A parte che io non vedo l'ora di sentirlo questo lavoro che ha, lo so, per te anche un valore sentimentale particolare per l'intesa compositiva fra te padre e tuo figlio Michelangelo e a parte il rimando all' incipit del LP  del 1972, perché Ariosto, perché Orlando?
Perché mi ha affascinato subito la proposta di Michelangelo quando nel 2015 mi disse: Papà, perché non tornate da dove tutto è partito, per ripartire ancora? Ed io: che intendi dire? E lui recitò i versi del primo brano del primo Long Playing del Banco: Da “In volo” disse a memoria questi versi: "lascia lente le briglie del tuo Ippogrifo, o Astolfo, e sfrena il tuo volo dove più ferve l'opera dell'uomo"
Papà, che ne dici di musicare l’”Orlando furioso” di Ludovico Ariosto?! 
L’idea mi colpì profondamente e ne parlai subito a Francesco Di Giacomo, al quale piacque molto. Ma Michelangelo mi fece sentire anche un brano che aveva scritto sull’amore di Orlando per Angelica e sulla follia che lo colpì dopo essere stato da lei respinto.

Come dire di no a una proposta così che sembra proprio una dichiarazione d'amore artistica e figliale!?
Così cominciai a pensarci a scriverci sopra e, dopo aver finito la registrazione di “Transiberiana” e la tournée interrotta dal Covid, ora siamo in procinto di iniziare le registrazioni finali dell’Orlando che vedrà la sua pubblicazione quest’anno.
Il 3 maggio 2022 saranno esattamente 50 anni dalla pubblicazione del Salvadanaio, il nostro primo lavoro discografico. E come ciliegia sulla torta di compleanno ci sarà il nuovo album concept inedito del Banco del Mutuo Soccorso ispirato all’Orlando furioso.
Se uno fa l’artigiano, credo che il modo migliore per festeggiare 50 anni di attività sia farlo con un proprio nuovo lavoro. Questo sarà l’Orlando per il Banco.

Ma perché L'Orlando?
Se vuoi sapere di più sui perché di questa scelta, ti posso dire che rileggendolo capisci la ragione per cui il “Furioso” è ritenuto il capolavoro letterario per antonomasia del Rinascimento Italiano, perché è di una modernità e di una attualità sconcertante!
Le guerre tra occidente ed oriente, che fanno da cornice alle storie degli amori tra eroine ed eroi ariosteschi, sembrano direttamente ispirate dalle cronache dello scontro di civiltà che ancora insanguina il mondo oggi.
Poi le dinamiche delle relazioni amorose fra paladini e dame, non sono altro che i racconti delle storie d’amore di ogni tempo, compreso il tempo contemporaneo, che, al di là delle specificità di “costume”, mantengono inalterate le dinamiche relazionali. L’amore, quell’amore che farà sempre tremare l’essere umano nel momento in cui si affida completamente all’altro/a, nel momento in cui ti dichiari innamorato e l’altro/a ti respinge, tu verrai colpito a morte proprio perché affidandoti completamente, sei inerme fragile ed indifeso. 
Ed è proprio quello che accade ad Orlando, l’eroe, il migliore, il più forte dei paladini dell’imperatore Carlo Magno. 

Scena dell'"Orlando Furioso illustrata da Gustave Doré

Nel mezzo della guerra Orlando sceglie l'amore e...
Nel momento in cui lui, dando priorità al proprio innamoramento, tradendo quegli ideali cavallereschi a cui aveva ispirato da sempre tutta la propria vita a favore del suo amore per Angelica, viene da lei respinto, e allora Orlando, non resiste più e … Impazzisce di dolore!

Un turbine di sentimenti, l'umano sul divino, il contrasto fra l’irrazionalità sentimentale e la falsa razionalità della guerra , l'imprevisto che conferma tutta la nostra precarietà ma anche la nostra splendida originalità.
Ci sono tante storie d’amore nell’Orlando di Ariosto, e tutte molto “Umane”, molto rappresentative del cosmo affettivo dell’uomo, a tal punto da farne un’opera in cui sicuramente ognuno di noi ci si può ritrovare per qualche tratto dei nostri rispettivi caratteri. Insomma ha una forza di rappresentatività universale, con una cosmogonia dell’essere umano ed un’alternanza di avventure affascinanti, fra cavalli volanti, anelli che rendono invisibili (500 anni prima di J. R. R. Tolkien!) maghe e maghi, battaglie e scontri cavallereschi.
Ma non è un film fantasy, anzi è, nella sua universalità, un racconto iperrealistico, se solo si fa il piccolo sforzo di andare un attimo al di là delle necessarie invenzioni narrative, concepite per le dinamiche delle relazioni del proprio tempo, e del ruolo di poeta di corte svolto dall’Ariosto presso la corte dei duchi d’Este.

Certo che se cercavate emozioni da trasmettere con la vostra musica vi siete calati in una vera e propria cava.
Durante il nostro lavoro, nel leggerlo e rileggerlo, a me ed a Michelangelo ci é accaduta una cosa meravigliosa: ce ne siamo innamorati, ci siamo ritrovati ad andare da un personaggio all’altro a seconda dei casi, con l’animo pieno di solidarietà o di rancore, di amore o di rabbia repressa! 
La cosa che più mi ha incuriosito è come mai un solo musicista ha pensato di musicarlo (Vivaldi)! Mi sembra quasi inverosimile. E' una storia troppo affascinante, e l’amore umano, questo sentimento eterno fra i più partecipati dagli uomini di ogni epoca, viene da Ariosto declinato in tutti i modi possibili, l’amore “fraterno” (fra Astolfo e Orlando), l’amore “respinto” (Quello di Orlando per Angelica), l’amore “inatteso” (quello di cui è fatto oggetto il soldato semplice Medoro, saraceno per giunta, amato da Angelica, la donna più bella del mondo) l’amore “proibito” (quello di Ruggero e Bradamante, i “Giulietta e Romeo” dell’Ariosto). Insomma una storia umana contagiosa, affabulatoria, universale, che ispira musica naturalmente, irresistibilmente!