Natura e conseguenze del patto ‘Aukus’

20 settembre 2021

Di Maria Sole Sanasi D'Arpe

Mercoledì 15 settembre tramite una videoconferenza stampa congiunta, i tre presidenti Joe Biden, Scott Morrison e Boris Johnson – rispettivamente di America, Australia e Regno Unito – hanno annunciato la conclusione di una nuova intesa militare: denominata Aukus. Il patto è il prodotto di una gestazione iniziata a marzo di quest’anno e si pone quale dichiarato obiettivo quello di mantenere “libera e aperta” l’area indo-pacifica – seppure denoti la neanche troppo celata volontà di limitare in realtà la forza cinese.

L’articolazione dell’accordo si esplicita in un piano che fornisca alla flotta australiana (Royal Australian Navy) sottomarini a propulsione nucleare – che ne faranno la settima nazione al mondo con tali dotazioni d’armamento. La mancata menzione della Cina nel testo del patto Aukus, si rende quasi superflua – data l’espressa richiesta di Biden a giugno durante il suo viaggio in Europa, di collaborazione affinché si arginasse il potere di Pechino.

E mentre la Francia - spodestata in seguito al termine del suo precedente contratto tramite il Naval Group di Parigi, che progettava la costruzione degli stessi sottomarini per il valore stimato di 66 miliardi di dollari (31 miliardi di euro) – ha definito l’Aukus come una vera e propria “pugnalata alle spalle”, l’Europa tutta si ritrova al di fuori di un disegno già determinato, dai contorni già delineati e che ne tratteggiano chiaramente l’esclusione formale e sostanziale.

Come Europa, figlia di Agenore, raccoglieva i fiori del tutto estranea rispetto a ciò che le accadeva attorno, mentre Zeus nelle sembianze di un toro si preparava a rapirla – così l’Europa di oggi è completamente esclusa dalle dinamiche strategiche planetarie, e soffre della mancanza di una comune e concreta strategia nell’area mediterranea.

Si profila grazie a questa mossa forse la spiegazione del tempestivo ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan: in previsione probabilmente di una concentrazione di forze più mirata – e indubbiamente più proficua – sulla Cina, che inevitabilmente dovrà guardare ed accompagnarsi all’altro nemico numero uno degli USA: la Russia; che per un ancora oscuro disegno pare la stessa America abbia voluto unire alla potenza sinica.