Non dimentichiamo di essere felici

Non c’è guerra, vera o sanitaria, che ci impedisca di pensare alla felicità, di cercarla, di trovarla ogni giorno nelle piccole cose, nelle persone che amiamo, nei sogni che facciamo

Di Peppino Caldarola

06 maggio 2020

Si fa appena in tempo a tirare un sospiro di sollievo che ti capita sotto lo sguardo un post su un social che riporta la frase del famoso virologo che annuncia una fase2bis tragicissima, la foto di quello che lancia improperi a chi, in macchina, fa una coda bestiale per prendere un panino al Mc Donald’s, quell’altro che si incazza perché alcune ragazze di Milano ballano il giorno dopo la fine della fase dura della quarantena.

Emerge un’Italia che gode nel soffrire. Più sta male più immagina disgrazie future. Ciascuno di noi, i più anziani soprattutto, ha avuto vecchie zie che vedevano tutto storto. Mai sia che immaginassero che le cose potessero andare bene. Una volta era la cattiveria umana, un’altra i preti, un’altra i comunisti, un’altra i fascisti, poi gli arabi, per non dire dei cinesi. Tutti guardinghi perché la felicità è impossibile. Dobbiamo essere infelici, come dato di natura.

Eppure esiste la felicità dell’attimo, quella cosa per cui per poco tempo stai bene, ti piace quello che fai, le persone con cui stai, quelle che vorresti vedere, addirittura quelle che vorresti conoscere.

Il Coronavirus non ci farà diventare migliori. Forse ci renderà più disciplinati (e alcuni di noi più ribelli), ma ci predispone al fatto che la nuttata “non” deve passare. Che ci dobbiamo guardare male, con l’occhio coperto dalla mascherina, a distanza di metri, senza pranzi della domenica, cibi cucinati in casa per dieci persone, baci alla francese.

Non voglio dire che cosa ho capito dell’epidemia per non diventare virologo che già a stento sono giornalista. Ma credo che dovremmo provare ad essere felici. Non c’è guerra, vera o sanitaria, che ci impedisca di pensare alla felicità, di cercarla, di trovarla ogni giorno nelle piccole cose, nelle persone che amiamo, nei sogni che facciamo. Ascoltiamo chi ci ammonisce, chi ci mette in guardia, ma alla fine pensiamo a fare quello che il nostro cuore desidera.