Non ne parlano, allora vuol dire che funziona

Di Oriano Giovanelli

Fra due giorni saranno esattamente 63 anni dal lancio dello Sputnik 1 e sembra che, in un contesto completamente diverso sotto ogni aspetto, in verità non sia cambiato nulla.

02 ottobre 2020

Sono affezionato allo Sputnik 1, fu lanciato il 4 ottobre del 1957 poco più di due mesi prima che io venissi al mondo. Il primo animale che vidi fu una cagnetta di nome Laika. Insomma ci siamo capiti, e di tutto questo vi ho già detto proprio qui, sul sito della Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine qualche mese fa (Comunisti sulle ali di Verne e di Ciolkovskij). E vi ho detto anche del commento che di quello storico avvenimento diedero gli americani: “un inutile pezzo di ferro”. Salvo poi rimboccarsi le maniche per fare meglio dei russi e ci riuscirono con l’allunaggio nel 1969.

Competizione scientifica, effetti collaterali positivi (pochi purtroppo) della Guerra Fredda. In Italia non so quanto la notizia ebbe il risalto che meritava sui media ma certamente fu un evento celebrato ed esaltato da un bel pezzo d’Italia, quella che stava con il cuore di la e con buone ragioni non credeva alla propaganda che dipingeva l’Unione Sovietica solo come dittatura e arretratezza. Il fatto che il popolo si dividesse fra due credo diversi aiutava comunque alla diffusione di una cultura critica evitava che il cervello venisse buttato all’ammasso o almeno che venisse buttato all’ammasso solo da una parte.

Fra due giorni saranno esattamente 63 anni e sembra che, in un contesto completamente diverso sotto ogni aspetto, in verità non sia cambiato nulla. Guerra fredda era e guerra fredda è! Oggi c’è lo Sputnik 5 il primo vaccino anti Covid-19 registrato al mondo. Si chiama Sputnik e quindi a me sta simpatico a prescindere. Ma sono certamente fra i pochi. I media, ormai praticamente tutti omologati, giù a dire che non c’è mica da star sicuri, poco più che acqua fresca, certamente pericoloso per la civiltà occidentale (???) perché sicuramente composto di un veleno mutante che appena te lo iniettano diventi una spia di Putin, ti clona tutte le tue caratteristiche psicofisiche ed entri sotto il dominio degli hacker russi che così ti guidano dentro la cabina elettorale per determinare le elezioni americane, tedesche, francesi e, mica si scherza, anche le prossime elezioni del sindaco di Roma per poi da lì prendere il controllo totale del Vaticano il che sarà un gioco da ragazzi considerato che il compagno Francesco sta già in una posizione ambigua e accondiscendente verso le tirannie del pianeta tanto che manda Pompeo ( quello che si crede Gneo Magno ma non lo è) a fare un giro a piazza Colonna.

Il 19 agosto di 60 anni fa partiva la missione russa Sputnik 5, che ha ispirato il nome del vaccino russo anti-Covid. É stata la prima a riportare a Terra un vero e proprio zoo dopo un viaggio nello spazio.

Sul Corriere della Sera del 20 settembre in vero una timida apertura al fatto che Sputnik 5 funzioni c’è. Ma per lo più silenzio assoluto. Intanto ci sono 45000 persone nel mondo che lo stanno provando sulla propria pelle e a dicembre dovrebbe cominciare la somministrazione. 50 paesi, evidentemente tutti governati da mentecatti venduti al nemico e corrotti, ne hanno chiesto e ottenuto la disponibilità.

Il ministro Speranza ci dice che dobbiamo resistere con il coltello fra i denti per altri 7/8 mesi, sono tanti ma sia; che dobbiamo essere orgogliosi della nostra ricerca scientifica perché l’Italia è in campo nella definizione di un Vaccino e lo siamo. Però onestamente a noi che proviamo a tenere acceso il cervello e a ragionare da persone normali non dispiace che qualcuno arrivi prima al traguardo, perché siamo di quella razza pensante che ritiene importante che ci si arrivi e soprattutto che poi si creino le condizioni perché ciò che è stato scoperto sia messo a disposizione dei più deboli e poveri. Sembrerebbe normale buon senso ma evidentemente siamo in una fase in cui il buon senso è merce rara. Il grande gioco ci sta conducendo di nuovo dentro una dimensione dove sia per la scienza che per la tecnologia (leggi il 5G) dobbiamo per forza schierarci anche facendo danno a noi stessi, alla nostra salute, alla nostra economia, al nostro progresso.

È davvero una brutta stagione, giochi di potere, principalmente economico e militare, che ci passano sopra la testa senza che vengano intercettati dai media, men che meno dal Parlamento e nemmeno più da una parte di popolo organizzato in partiti che, magari sbagliando, ma quando sentiva una campana aspettava sempre che ne suonasse almeno un'altra.

C’è quella frase, quel detto che risuona in me e accarezza il mio orgoglio oggi più che mai: amici di tutti servi di nessuno. E chi può dare qualche calcio ai luoghi comuni lo dia il momento è ora.