Oltre dieci minuti di applausi per l'anteprima nazionale de "I Mille del Ponte"

22 luglio 2021

Dice l’Ecclesiaste che dove si ride e si piange insieme, lì è il Paradiso.
Ecco, se ci mettete che ieri sera ai Parchi di Nervi si è riso, si è pianto e si è parlato anche di Civiltà delle Macchine, di Leonardo Sinisgalli e di bellezza del lavoro, in pratica è stato il Paradiso elevato a potenza.

L’occasione era l’anteprima nazionale de “I mille del Ponte”, lo spettacolo nato da un’idea di Pietrangelo Buttafuoco e Raffaella Luglini, scritto da Massimiliano Lussana e portato in scena da Mario Incudine con Antonio Vasta, Manfredi Tumminello e Pino Ricosta, straordinari musicisti e polistrumentisti siciliani.
Un work in progress – e mai come in questa occasione il riferimento al lavoro è appropriato, non semplicemente una metafora, ma quasi la ragione sociale dello spettacolo – che sta vivendo a tappe e continua a crescere, come una ricetta in cui ogni volta si inseriscono un sapore e un profumo nuovo: il progetto è partito lo scorso anno proprio con un racconto su “Civiltà delle Macchine”, poi è cresciuto con il libro fotografico “I Mille del Ponte” edito da Fondazione Ansaldo con le foto e le storie raccolte da Massimiliano Lussana dei lavoratori che hanno fatto il Ponte, dai saldatori agli addetti al serraggio dei bulloni, dagli ingegneri ai controllori di qualità in oltre quaranta specialità e professioni che hanno contribuito alla nascita del nuovo Ponte San Giorgio, come nell’Italia più bella, quella del saper fare.

E poi, come in un sabba trascinante, come in un Lego in cui si aggiungono sempre nuovi mattoncini, lo scorso anno al Festival della Comunicazione di Camogli c’è stata la prima scena di questo racconto sotto forma teatrale, in un bis di “A Sud del Sud dei Santi”. E poi ieri sera l’anteprima all’interno del Nervi Music Ballet Festival che è il festival gioiello del Teatro Carlo Felice all’interno dei Parchi di Nervi, una serie di eccellenze genovesi, a cui Fondazione Ansaldo-Gruppo Leonardo ha donato l’anteprima dello spettacolo.

Preceduto da un breve racconto del progetto da parte di Lussana e dall’entusiasmo dell’assessore regionale alla Cultura e coordinatrice di tutti gli omologhi italiani Ilaria Cavo e dell’assessore alla Cultura del Comune di Genova Barbara Grosso, lo spettacolo di Incudine, Vasta, Tumminello e Ricosta si è dipanato attraverso una storia mediterranea fatta di contaminazione fra Genova, patria adottiva di Lussana, e la Sicilia di Buttafuoco e dei quattro interpreti, una storia mediterranea di terre vicine e analoghe e, come racconta Incudine, “due terre che hanno la salsedine in viso. Ci sono mari le cui terre danno le spalle al mare, Liguria e Sicilia danno il volto al mare”.

E tutto questo porta a un trionfo, oltre dieci minuti di applausi, la passione del pubblico che ama sia la parte “genovese” sia quella “siciliana”.

I passaggi commoventi, come quello dedicato a Paolo Micai, cameraman Mediaset che riprendeva e che fotografava il Ponte e che poi, da un giorno all’altro non c’è più stato, perché era in un letto Covid e a cui è dedicato lo spettacolo, con sua moglie Marina e sua figlia Giulia che erano ai Parchi ieri sera ed è stata un’emozione nell’emozione.
Ma anche i passaggi divertenti o esilaranti.
Il racconto degli ingegneri della luce, quello dei saldatori, ma anche i passaggi sui notai che hanno firmato il record del mondo di atti firmati in una sola settimana o quello sulla natura e sull’identità di Genova hanno avuto la capacità di far ridere o pensare o commuovere la platea.

E tutto questo, ovviamente, è stato rafforzato dalla musica e dalla scelta delle canzoni dove, ancora una volta, alto e basso, divertimento e commozione, si sono sommati: De Andrè con Creuza de ma e La città vecchia, ma anche Vuccuzza de ciuri, che è la versione in siciliano di Bocca di Rosa amatissima da Dori Ghezzi e che ieri sera ha avuto un significato particolare perché lo spettacolo andava in scena a pochi metri dall’ex stazione del paesino di Sant’Ilario.
E poi Genova per noi di Paolo Conte, ma anche La Storia di Francesco De Gregori, ma anche Occhi di gatto e Ufo Robot in un ottovolante di alto e basso che ha conquistato il pubblico.

In molti all’ingresso erano scettici sulla possibilità di raccontare un Ponte e la sua costruzione con uno spettacolo teatrale. Ma proprio loro, anche i più scettici, alla fine erano entusiasti, commossi e divertiti, in entrambi i casi fino alle lacrime.

Grati alla Fondazione Ansaldo-Gruppo Leonardo, al Teatro Carlo Felice e segnatamente anche a Regione Liguria e al Comune di Genova per la serata donata alla città, ma soprattutto per la capacità di creare stupore. E grati a Incudine, Vasta, Tumminello e Ricosta e a Lussana per avere creato alchimia ed emozioni arrivate direttamente in platea, come un’onda di uno tsunami di emozioni.

In qualche modo, la serata de “I Mille del Ponte” al Nervi Music Ballet Festival è stata la traduzione teatrale del grande insegnamento di Leonardo Sinisgalli e della storia di Civiltà delle Macchine, coniugando ingegneria e scienza – quelle necessarie per la costruzione del Ponte – con la cultura umanistica della parola, delle canzoni, della grande tradizione italiana e della sua grande bellezza e bellezza grande.

Come se, in una notte magica davanti al mare di Nervi, con alle spalle il più bello dei fondali naturali con il mare, il tramonto, le lampare e le luci restituite dall’acqua ai Parchi, si fosse avuta la traduzione di tutte le idee di Leonardo Sinisgalli in una notte sola.
Ennesimo miracolo di una notte magica.
Più di dieci minuti di applausi e non finivano mai.