01 febbraio 2021
Il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia globale. L’ondata travolgente del virus ha messo sotto stress anche le categorie costituzionali proprie nei periodi di normalità istituzionale, con un vistoso impatto sulla democrazia parlamentare e sui diritti fondamentali. Questo è l'argomento del saggio "Pandemia costituzionale" di Ida Angela Nicotra (Editoriale scientifica, Napoli 2021) Professore Ordinario di diritto costituzionale presso l'Università di Catania. L’ultima crisi virale di proporzioni paragonabili a quella attuale risale esattamente ad un secolo fa: tra il 1918 e il 1920 l’influenza “spagnola”, ricordata sino a ieri come la più grande epidemia della storia dell’umanità, provocò la morte di cento milioni di persone.
Dopo cento anni l’Italia è stata il primo paese occidentale a doversi confrontare con un evento eccezionalissimo come l’infezione da Coronavirus, per molti versi misterioso e, comunque, per la sua portata, difficilmente immaginabile se non nelle pagine di un romanzo o nei fotogrammi di una pellicola “catastrofista”. Le vittime da Covid hanno superato nel mondo i due milioni; più di seicentomila le persone decedute nella sola Europa. Una crisi planetaria capace di svilire anche il diritto di “vivere” la propria morte, l’attimo più intimo della propria esistenza.
Ma l’epidemia da Sars Cov 2 sta mettendo a dura prova la pace sociale e la sicurezza delle persone, cioè la ragione prima della costruzione filosofico-politica contrattualistica della sovranità. Il senso di impotenza di fronte al virus, che resiste e accumula mutazioni, richiama l’uomo contemporaneo alla realtà, ricordando a ciascuno la strutturale vulnerabilità della vita individuale e collettive.
Per tenere sotto controllo l’infezione gli strumenti giuridici emergenziali rischiano di incidere pesantemente sui diritti delle persone per molto tempo ancora. Fintantoché non si giungerà alla c.d. “immunità di gregge” i diritti civili ed economici rimarranno in un limbo. Le libertà appaiono come assopite, in attesa di potersi risvegliare non appena l’emergenza svanirà.
La crisi epidemica ha agito da potente amplificatore delle diseguaglianze sociali, ha aumentato le differenze tra giovani e anziani, donne e uomini, tra territori, tra categorie garantite e lavoratori autonomie e precari. Basti osservare le lunghe code di nuovi poveri che in ogni città della Penisola, fanno la fila davanti alle sedi di assistenza gestite del Terzo settore. Il Next Generation Eu rappresenta un cambio di passo nelle politiche pubbliche europee e la migliore risposta dell’Unione, per certi versi inaspettata, alla sfida emergenziale. Un’opportunità di ripartenza che l’Italia non può permettersi di sciupare.
Le reazioni degli ordinamenti costituiscono il tentativo di conciliare il diritto alla salute e alla vita con le altre libertà civili ed economiche. Fin dai tempi dell’antica Roma il diritto è chiamato a fare i conti con l’emergenza. In effetti, lo studio dei fenomeni emergenziali è stato affrontano sul terreno delle cause di giustificazione alle restrizioni delle libertà e alla deroga al principio di separazione dei poteri.
La Costituzione italiana scelse di non disciplinare le situazioni di emergenza nazionale. Piuttosto il nuovo Testo si preoccupò di evitare forme di concentrazione di potere nelle mani del governo. Il decreto – legge nasce esclusivamente per fronteggiare fatti emergenziali, ma diviene nel tempo una fonte ordinaria di normazione. Il tema della conciliabilità delle fonti emergenziali con il quadro costituzionale si è posto in relazione alle fonti adottate per combattere il Covid. Il ricorso ai Decreti-legge e ai Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, insieme ad alte ordinanze contingibili e urgenti ai tempi della pandemia ha determinato la costruzione di una sistema di tecniche di normazione che mette in ombra le funzioni del Parlamento.
La crisi sanitaria ha prodotto una serie di ripercussioni pesanti anche sulla funzionalità delle Camere e ha posto la questione della necessità di aggiornare le modalità di partecipazione ai lavori parlamentari per i tempi eccezionali. Nell’era del Coronavirus, i Parlamenti di altri ordinamenti hanno fatto ricorso a strumenti di democrazia digitale. Le esperienze comparate mostrano una varietà di soluzioni per la gestione della pandemia. Anche in Italia sarebbe il caso di interrogarsi sul ruolo del Parlamento “ridotto ad un forum” durante la crisi epidemiologica.