Paradossi e prospettive della demografia futura

Di Anna Giurickovic Dato

17 novembre 2022

Una delle sfide globali più rilevanti del nostro secolo è quella demografica: la popolazione mondiale cresce di anno in anno, diviene sempre più longeva e, tra una vecchiaia sempre più solida e nascite in diminuzione, si espande la disuguaglianza tra fasce d’età. 

Siamo, nel mondo, quasi 8 miliardi di persone: per la “precisione”, le Prospettive demografiche mondiali nelle Nazioni Unite di luglio 2022 prevedono che raggiungeremo tale cifra il 15 novembre di quest’anno. Nel 2018 eravamo 7,6 miliardi e nel 2030, secondo le stime della Banca mondiale, saremo 8,5 miliardi. Inoltre, da oggi al 2050 si prevede un aumento di circa altri 2,5 miliardi. 
Non si tratta di una crescita progressiva e proporzionale, ma di un fenomeno allarmante che instilli il dubbio circa la capienza effettiva del nostro pianeta e circa le capacità delle risorse esistenti di far fronte alla crescita esponenziale dei fabbisogni: dalla domanda di cibo a quella di energia. Basti pensare che sono stati necessari ben 5000 anni per far nascere i primi due miliardi di umani, 50 anni per i successivi due miliardi, 25 anni per gli ulteriori 2 miliardi e così via, in una progressione continua che vede ridursi in maniera esorbitante l’arco di tempo necessario alla “produzione” di umani sulla terra. L’ultimo miliardo di abitanti ha avuto bisogno di soli 11 anni per popolare il nostro pianeta.

Una tra le più discusse problematiche prodotte dalla questione demografica, infatti, è quella relativa all’invecchiamento di massa: il Prospetto delle Nazioni Unite sulla composizione per età della popolazione mondiale, mostra come, nel 2020, più di 147 milioni di persone superavano gli 80 anni (l’1,9% della popolazione mondiale) e 918 milioni avevano un’età compresa tra i 60 e i 79 anni (l’11,9%). Inoltre, le proiezioni per il 2050 prevedono che la popolazione anziana raddoppi, sino a raggiungere i 2,1 miliardi: significherebbe che gli over 60 supererebbero di oltre il doppio gli under 5.


Il problema dell’invecchiamento della popolazione tocca in particolar modo l’Italia. Se, infatti, l’80% degli over 65 è concentrato nelle venti potenze economiche (quelle che, insieme, producono anche l’85% del PIL mondiale), il nostro Paese “vanta” una quota di anziani tra le più elevate del mondo. Nel 2018, gli over 65 erano 13,6 milioni (pari al 22,8% della popolazione totale), oggi sono 14,46 milioni (pari al 23,8% del totale) e si prevede che, nel 2047, saranno quasi 20 milioni (il 34%).

Se si restringe l’ambito di osservazione dal mondo all’Europa, l’Italia si aggiudica un primo posto poco elettrizzante nella graduatoria per incidenza di over 65 sul totale della popolazione (il 23,2%, rispetto alla media europea del 21%) e un ultimo posto, invece, nella graduatoria per presenza di giovani fino ai 14 anni (13%, rispetto alla media europea del 15% e a paesi più virtuosi, come la Francia e la Svezia, con il 18%).

L’invecchiamento della società europea è osservabile anche attraverso l’analisi dell’età mediana della popolazione, aumentata vertiginosamente tra il 2001 (38 anni) e il 2020 (44 anni). Anche qui, l’Italia presenta il dato più alto (47 anni) tra tutti gli Stati membri dell’UE. 

D’altra parte, non solo aumenta la longevità, ma diminuiscono le nascite: dai 4,4 milioni di nati vivi nell’UE nel 2001 ai 4 milioni nel 2020. In Italia, si registra una diminuzione del numero di nascite del 25% nel periodo di tempo osservato e, anche in questo caso, il Belpaese si aggiudica un triste primato europeo. Per una più completa osservazione del fenomeno, si aggiunge che il saldo naturale – cioè la differenza tra nati e morti – è negativo: mentre la popolazione mondiale aumenta, gli italiani diminuiscono (di circa mezzo milione rispetto al 2015).


Si parla di un “progressivo depauperamento demografico” dell’Italia che, tra il 2015 e il 2020, ha visto variare fortemente la sua struttura demografica: se nel 2015 la popolazione residente in Italia nella fascia d’età 15-64 raggiungeva il 64,2%, nel 2020 il dato è sceso al 63,8%. Le proiezioni Istat prevedono una graduale ma continua diminuzione della popolazione residente (che arriverebbe dai quasi 60 milioni del 2020 a 58 milioni nel 2030, scendendo a 54 milioni nel 2050, e decrescendo, poi, di ulteriori 6,5 milioni tra il 2050 e il 2070), nonché la riduzione della fascia d’età 15-64 anni nel 2030 al 60,9% e nel 2050 al 54,1%.

C’è chi si preoccupa del fatto che siamo troppi sulla terra e chi, invece, si angustia perché “siamo” troppo vecchi. C’è chi ritiene che l’invecchiamento demografico, distorcendo la struttura della popolazione, determini un peso insostenibile degli anziani in termini sociali, economici e sanitari, e chi invece, considerando più importanti le dinamiche economiche rispetto a quelle sociali, reputa questo timore come espressione del dilagante “catastrofismo demografico” e, al contrario, pone l’accento sulla grande opportunità che la cosiddetta “Silver economy” rappresenta per l’economia mondiale (in Italia, il valore complessivo della spesa realizzata dagli anziani è di circa 200 miliardi di euro e genera una domanda altamente rilevante). 

Al di là delle considerazioni di valore, resta il fatto che l’Italia è uno dei paesi più vecchi al mondo. Vi è tuttavia un fenomeno la cui utilità non può non essere considerata: i flussi migratori portano con loro una grande ricchezza, sono capaci di attenuare i forti squilibri demografici e sopperire alla carenza di “cittadini attivi” (i cittadini, cioè, in età lavorativa). La popolazione straniera residente in Italia ha una struttura per età molto più giovane di quella italiana: l’età media dei cittadini stranieri è di 35,3 anni, quasi il 40% rientra nella fascia d’età 19-39 anni e il 20,3% è minorenne. A fronte di ciò, invece, sono molto pochi gli anziani stranieri residenti (il 4,9%). Inoltre, più del 63% dei nuovi permessi di soggiorno viene rilasciato ad extra-comunitari con meno di 30 anni.


Per approfondire, letture e dati:

https://www.un.org/en/development/desa/population/publications/pdf/ageing/WorldPopulationAgeing2019-Highlights.pdf

https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Population_structure_and_ageing#Median_age_is_highest_in_Italy

https://www.istat.it/it/files/2020/12/C03.pdf

https://www.istat.it/demografiadelleuropa/img/pdf/Demograhy-InteractivePublication-2021_it.pdf?lang=en

https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/Italiaele%20dinamichedemografiche_0.pdf