“Percorsi d’arte e d’industria”

Di Ginevra Leganza

28 ottobre 2021

“Percorsi d’arte e d’industria”, nome di un mito italiano, è la testimonianza di un passato fiorente di talenti, materializzatosi oggi in collezione artistica. La storica sede della Cassa Depositi e Prestiti serba al suo interno un tesoro che a fiancheggiarlo vale una biblioteca di storia contemporanea. Guardarsi intorno, dalla soglia alle scale, vuol dire lambire con gli occhi cos’è stata l’Italia. Il palazzo neorinascimentale in Via Goito, in occasione dei 170 anni di vita di CDP, dona a se stesso un museo di opere d’arte provenienti dall’eredità del Gruppo IRI – oggi Fintecna S.p.A. Gruppo CDP – e dalla collezione del Monte di Pietà.

(Da sinistra verso destra) Remo Brindisi, Corpo umano proiettato sul mezzo meccanico. 1961; Dušan Džamonja, Disegno. 1963-64; Arnaldo Pomodoro, Colonna del Viaggiatore. 1960; Sinisca, Elementi di meccanica ed elettronica. 1961; Umberto Mastroianni, Incandescenza solare. 1965; Guido Razzi, Religione e Cultura. 1979. Percorsi d’arte e d’industria – Collezioni Gruppo CDP; Collezione Fintecna S.p.A. Gruppo CDP

Dame in bronzo e polene, discese da transatlantici e motonavi, vegliano sul cuore vivo che batte lungo la scala liberty del palazzo. Le pareti radunano il lascito di una storia che mette insieme arte e industria in un incastro ben più naturale del previsto. È un pregiudizio ingenuo, infatti, quello di concepire i due mondi distanti. Non solo perché l’arte e l’industria sono entrambe figlie della grande madre Techne, ma proprio perché c’è un’affinità profonda che stringe l’artista all’uomo d’impresa… Il comune destino del rischio, l’entusiasmo nel progetto, la definizione plastica di un prodotto sono tutti elementi che scandiscono il simultaneo ticchettare dei due. Gli artisti sono imprenditori e gli imprenditori artisti, e questo è un dato universale… Venendo al particolare, la collezione CDP copre un arco temporale in cui lo spirito d’avventura permea l’ispirazione di un’Italia giovane e sveglia. Le scintille di quest’eredità sono le copertine e le tavole interne della nostra rivista, “Civiltà delle Macchine”, che dal 1953 al 1979 ha tessuto arazzi fra i due mondi: opere d’arte e di pensiero raccolte in questo eccezionale museo.

Copertine Civiltà delle Macchine realizzate da: Gianni Dova, Domenico Cantatore, Nikos Ghika, Marcelino Vespeira, Umberto Mastroianni, Nino Franchina, Achille Perilli, Afro, Emile Schumacher, Fausto Pirandello. Percorsi d’arte e d’industria – Collezioni Gruppo CDP; Collezione Fintecna S.p.A. Gruppo CDP

L’artista, ora come allora, non era un buon selvaggio avulso dai sussulti del mondo nuovo: era piuttosto un curioso se non colto individuo sedotto dalla meraviglia del presente. Ed è esattamente questa la cifra della macchina che, da seconda mano e seconda natura dell’uomo, sollecita lo stupore di chi crea.

Il primo e insuperato direttore d’orchestra di “Civiltà delle Macchine”, Leonardo Sinisgalli, accende il connubio arte-industria che porterà Francesco Flores D’Arcais a proseguire la diade di testi e opere di forte impatto critico e visivo. Aristotele – forse già paventando la scissione scientifico-umanistica e tecnico-artistica – accostava l’anima alla mano: l’una radice di ogni realtà spirituale, l’altra fonte del corporeo. I vestiti della rivista, esposti lungo le pareti in Via Goito, sembrano fondere i due principi di mano e anima in segni e pensieri figli di una intensa libertà intellettuale. Non mancano, infatti, artisti critici nei riguardi dell’homo technologicus: da Emilio Vedova, che nel ‘61 violenta la carta di un inchiostro nero come la paura di un mondo asservito ai robot, a Renzo Vespignani con le sue linee incerte. La quarta copertina del ’61 è di Orfeo Tamburini, s’intitola “Rottami di ferro”: un manifesto per artisti cui l’automa è d’intralcio. Ad ogni modo, pur meravigliosamente dialettica, la rivista scova numerosi interpreti entusiasti come fanciulli. La tela di Sinisca, sul sesto numero di quello stesso anno, racconta un elettro-romanticismo inebriato di modernità. Tre anni prima, nel ’58, Domenico Spinosa usa cere e carboncini neri, gialli, azzurri e arancioni per consegnare alle pagine interne la magia di un nastro d’acciaio presso lo stabilimento di poesia e siderurgia del Mezzogiorno, l’Ilva di Bagnoli. Appena un anno dopo, nel ’59, Eugenio Carmi porta in rivista il tripudio d’acciaio con uno smalto a fuoco su lamiera.

(A sinistra) Marcelino Vespeira, Tempera. 1964; (a destra) Nino Franchina, Altoforno. 1967. Percorsi d’arte e d’industria – Collezioni Gruppo CDP; Collezione Fintecna S.p.A. Gruppo CDP

Un posto di primo piano è occupato da Achille Perilli, scomparso pochi giorni fa, che in copertina ammanta l’ultimo numero della nuova Civiltà delle Macchine (settembre 2021). Il mecenatismo di Stato rinforza la collezione con gli arazzi del Transatlantico Leonardo, i flessuosi bronzi femminili dei saloni dell’Italia di mare, le sculture radiose, le bellissime vestali di Marcello Mascherini… E prima di arrivare agli acquerelli commissionati dall’IRI a Giorgio De Chirico, ci sono le alchimie in bronzo e in acciaio, opere d’arte plasmate con materiale di fabbrica da quattro demiurghi: Rocco Coronese coi suoi elementi in acciaio trafilato, Luigi Gheno e i prorompenti pannelli realizzati per la Finsider a Roma, l’omaggio a Genova di Beverly Pepper lavorato nelle officine dell’Italsider e due colonne di Arnaldo Pomodoro, con le immancabili sferette incastonate in una delle due.

Arnaldo Pomodoro, Colonna del Viaggiatore 1965-66. Percorsi d’arte e d’industria – Collezioni Gruppo CDP; Collezione Fintecna S.p.A. Gruppo CDP

La collezione di Via Goito racconta uno spazio di storia ormai indimenticabile grazie alla salda alleanza artistico-industriale. È un museo di muse gioiose, coraggiose, non arroccate in nicchie lontane, ma intime amanti del progresso. Un passato vieppiù lontano, resosi eterno in gesti fissati su queste tele, che continua a scorrere lungo i nervi d’acciaio e i muscoli di bronzee creature. Un passato che c’invita a ritrovare nell’arte la più nobile possibilità di trasmettere qualsiasi presente.

Arnaldo Pomodoro, particolare della Colonna del Viaggiatore 1965-66. Percorsi d’arte e d’industria – Collezioni Gruppo CDP; Collezione Fintecna S.p.A. Gruppo CDP