Tutti hanno sette sosia nel mondo, la Terra ne ha solo uno

09 febbraio 2023

Di Daniela Sessa

“Tu non sei tu, ma io lo sono” dice Mercurio al Sosia di Plauto poco prima di riempirlo di botte. Se si spostasse questa scena nello spazio la comicità compierebbe un’orbita di poesia. Basta immaginare che Mercurio sia la Terra e il servo Wolf 1096, l’ultimo esopianeta scoperto - in ordine di tempo-  e probabilmente abitabile. Dalla cupola dell’osservatorio di Calar Alto in Spagna lo spettrografo Carmenes ha rintracciato, pochi giorni fa, questo altro pianeta esterno al nostro Sistema Solare ma vicino alla Terra 31 anni luce: potrebbero specchiarsi l’un l’altro o scambiarsi d’abito. 


Fuor di metafora, la seconda ipotesi attrae di più l’interesse degli scienziati del Max Planck Institute for Astronomy (MPIA) di Heidelberg in Germania che hanno intercettato Wolf 1096. Il pianeta roccioso ruota intorno alla sua stella nana rossa con un’orbita di 15,6 giorni e a una distanza di un quindicesimo della separazione tra la Terra e il Sole. E’ un pianeta “nudo e freddo” perché il comportamento della nana rossa non permetterebbe una temperatura di almeno + 13 ° C (corrispondenti a 286 Kelvin) ossia di avere più acqua liquida. Il condizionale non scoraggia il team di scienziati e la portavoce Diana Kossakowski (che ha presentato la scoperta sulla rivista di astrofisica della Cornell University) spiega che la superficie fredda e la minore radiazione rispetto al rapporto Terra-Sole non escludono l’abitabilità ma “la cosiddetta zona abitabile viene spostata verso l'interno”. Inoltre, la scienziata afferma “Nonostante non sia in transito, Wolf 1069b è comunque un bersaglio molto promettente per i futuri modelli climatici tridimensionali per studiare vari casi di abitabilità e per la ricerca di potenziali pianeti interni di massa subterrena al fine di verificare le teorie sulla formazione dei pianeti.” L’ottimismo deriva anche da una serie di simulazioni al computer in base alle quali- come sottolinea Remo Burn, altro scienziato del team MPIA - si ipotizza un campo magnetico simile alla Terra- che protegge Wolf 1096 dalla carica del vento stellare-, la presenza probabile di un’atmosfera e l’acqua liquida. 


Il pianeta è solitario –ossia non si vedono pianeti prossimi con un’orbita inferiore ai dieci giorni- ed ha una rotazione sincrona per cui espone solo una parte alla luce della sua stella. Come la Luna ha metà emisfero illuminato e metà buio.  Non alla Luna ma alla Terra si pensa quando si studiano le caratteristiche dei cinquemila esopianeti finora individuati. Perché nello spazio la sfida più antica e difficile è capire se è possibile la vita e se possa un nuovo pianeta abitabile diventare una meta per i terrestri. Il numero sempre maggiore di investimenti nel turismo spaziale è ormai una realtà e un futuro cambiamento negli obiettivi di aziende come Blue Origin, Virgin Galactic e SpaceX è una probabilità più che ragionevole. 

Foto di Nasa  su Unsplash

L’entusiasmo della scienza poco ha da condividere con gli aspetti problematici della colonizzazione dello spazio. Così come leggere di un altro pianeta sosia della Terra apre prospettive ai sognatori, ai poeti e a chi guarda al mistero dello spazio con un occhio aduso alla bellezza. La stessa che incanta gli scienziati davanti alle rotazioni dei pianeti, alla luce delle stelle, al viaggio degli asteroidi, all’espansione dell’Universo e al buco nero in cui il tempo si raggomitola su se stesso. Hubble e James Webb sono strumenti che trasformano la meraviglia in verità senza inaridirla. Ma il fascino della somiglianza, la metafora dello specchio, il tema del doppio appartiene all’arte e alla filosofia anche se spostati nell’Universo. Se un giorno, come sperano Diana Kossakowski o il “cacciatore” Cheops  dell’ESA , sarà possibile accertare l’abitabilità degli esopianeti, allora la Terra non dovrà da sola sopportare il peso dell’uomo. Luca Parmitano a proposito degli esopianeti ha detto che la cosa più importante per i terrestri è aver capito che esistono, e che non sono neanche rari. E anche i terrestri  potrebbero prendere atto che nemmeno loro sono rari. Magari la Terra si cruccerà di dover rinunciare alla sua unicità e come il signor Goljadkin di Dostoevskij griderà al suo sosia “non toccatemi, vedete bene che io non vi tocco”, impazzito tra il sé originale e il sé copia. Il problema per i terrestri di fronte al pianeta che si ribella ( vedi l’emergenza climatica) è sapere chi dei due Goljadkin è quello che tocca. Anche solo per salvare il servo di Anfitrione dai colpi del dio.