Se il calcio sta un passo avanti alla politica

Di Oriano Giovanelli

04 marzo 2021

Lucrezia Rechilin, economista, docente alla London Business School e bella firma del Corriere della Sera su quel giornale riconosce che tutte le forze politiche italiane sono europeiste. Il che non vuol dire che lo sono tutte allo stesso modo ma certo ci libera di una artificiosa contrapposizione fra europeisti e sovranisti per me priva di fondamento sul piano ideologico e insensata ora che tutti i partiti accettano di giocare con le regole del PNRR. Del resto che alternativa hanno?

La politica decida finalmente di rendere strutturale in Europa ciò che ha solo avviato con l'emergenza Covid-19 adeguando le regole di funzionamento dell'Unione in termini di fiscalità, bilancio e crescita. Allontani lo spettro di un ritorno allo "stupid0" patto di stabilità ( la definizione è di Prodi) vera minaccia per un paese come il nostro e per le condizioni sociali degli italiani.

Tornino finalmente a scatenarsi le contrapposizioni fra destra e sinistra sui contenuti, gli interessi, le visioni ma giocando principalmente nel campo europeo. Le squadre (partiti sindacati organizzazioni datoriali) si attrezzino per questo girone certo più impegnativo ma anche più motivante perché è l'unico che può dar loro un senso di stare dentro ai grandi processi sul piano mondiale.

Ed è questo il punto, le squadre dove sono? Dove sono i partiti europei, i sindacati europei le loro piattaforme programmatiche.

Almeno non siano da meno rispetto al calcio che si sta organizzando per dare vita ad una vera e propria rivoluzione per la quale ha già fissato una data, il 2024, e un nome Champions League.

Da 32 a 36 squadre , dalle sei partite a girone a dieci per un totale di 225 partite contro le attuali 125.

Se si farà davvero e non ho dubbi che sarà così, i diritti televisivi, vero motore del tutto, andranno alle stelle.

I campionati nazionale rimarranno e così pure la Coppa Italia ma è evidente che saranno via via sacrificati in termini di qualità e audience se non altro perché i giorni della settimana rimangono sette.

Perché il calcio sta avanti rispetto alla politica? Perché è puro business.

Conseguentemente si tratta senza dubbio di una rivoluzione che porterà ancora più acqua ai grandi club e danneggerà i più deboli. Si pensi solo alle rose di giocatori necessarie per fare bene tre competizioni. Ma non è già oggi in gran parte così? Basta guardare chi arriva da anni alla fase finale in champions league e contemporaneamente sta in vetta ai campionati nazionali.

Una classica ristrutturazione capitalista con tutti gli annessi in termini di dinamizzazione dello scenario complessivo e i connessi in termini di prezzi pagati dai più deboli e meno strutturati.

Del resto da 40 anni tutto il processo di globalizzazione è una rivoluzione dei forti contro i deboli, una lotta di classe dei ricchi contro i poveri un riequilibrio di poteri dagli stati alle aziende.

Il che non esclude che anche i deboli nel loro piccolo imparino, s'incazzino e provino finalmente a correggere il loro destino anche se spesso facendolo finiscono per dare spazio a regimi autoritari. Del resto se stanno ad aspettare che cadano le briciole sotto il tavolo non siederanno mai a capotavola.

La stessa costruzione europea tutta piegata al primato degli affari è una costruzione dei forti e la sua evoluzione politica che ne riequilibrii il carattere deve ancora avvenire proprio perché mancano delle vere proprie squadre europee anche se sarebbe ingiusto non riconoscere che qualche passo avanti la politica europea lo ha fatto ma solo perché di fronte alle grandi curve della storia il capitale ha bisogno di farsi stato per collettivizzare i costi e ripartire.

E' proprio il virus che viaggia in business class a spingere fuori il vecchio e a creare il nuovo.

Non vedo niente di scontatamente positivo i ciò, anzi è probabile che l'inerzia dei fenomeni porti ad aggravare situazioni di dominio di sopraffazione di disuguaglianze già in essere. Ma la situazione è dinamica e come tale apre la finestra in cui i piccoli e la politica possono entrare. Quello che è certo è che il campionato che devono provare a vincere si gioca in Europa.

Non è un campo neutro, non è un campo tecnico, è il vero campo in cui si traccia la linea di demarcazione fra destra e sinistra. La destra a me pare ben posizionata in campo con il PPE che svolge una funzione egemone. La vera assente è la sinistra il cui progetto dovrebbe essere disarmo pace dialogo fra le nazioni lavoro diritti sociali redistribuzione della ricchezza. Qualcuno ne ha notizia?