Sogno ‘social’ di una notte di mezza estate

Il sogno impossibile di uno spazio digitale europeo

Di Mario Fois

06 luglio 2022

“Maestro, vorrei sapere come vivono i pesci nel mare. "Come gli uomini sulla terra: i grandi si mangiano quelli piccoli”. 
(Sogno di una notte di mezza estate, di William Shakespeare)

La comunicazione digitale, che oramai gran parte dell’umanità sperimenta tutti i giorni, è spesso, per sua stessa natura, veloce, stringata, superficiale. Non è adatta all’approfondimento perché non consente discorsi lunghi e sottili argomentazioni ma i motivi per comunicare attraverso i Social Network sono comunque tanti: convincere qualcuno della bontà delle proprie opinioni, salutare un amico lontano, felicitarsi per un successo raggiunto, ritrovare un vecchio amore perso di vista, e in tutti questi casi una breve frase o anche un semplice ‘like’ sono molto più di nulla.

Anche quella ragionevole dose di narcisismo che la maggior parte delle persone condividono ha trovato soddisfazione e un nuovo palcoscenico disponibile a tutti. Di conseguenza «miliardi di persone hanno iniziato ad autorappresentarsi, raccontarsi, fotografarsi, commentarsi, spiegarsi, esprimersi: non l’hanno fatto davanti allo specchio o al teatrino della parrocchia o alla sezione del partito, l’hanno fatto su un palcoscenico totale dove può accadere di esibirsi per milioni di persone».

I Social attuali sono però dei mari chiusi in cui, ben lontani dall’utopia di una rete libera e disponibile a tutti, pochi soggetti (i pesci grandi) controllano tutti gli altri (i pesci piccoli) senza che questi ne abbiano consapevolezza.

I Social con la loro pervasività possono orientare in poco tempo l’opinione di milioni di persone, favorendo la diffusione immediata di informazioni di ogni tipo. L’avvento del digitale e dei Social Networks ha infatti cambiato definitivamente il modello dell’informazione e reso impensabile tornare a vecchi paradigmi e vecchie logiche pensate per il mondo precedente: «Come una forza della natura l’era digitale non può essere rifiutata o fermata».

I Social, che non sono strumenti di produzione di informazione in prima persona (come i blog, i forum e naturalmente i giornali on-line) ma complesse casse di risonanza, gestiscono contenuti di terzi consentendo la connessione diretta tra gli utenti secondo una strutturazione che salta apparentemente qualsiasi forma di intermediazione e controllo, caratteristici invece dei media tradizionali. Tutto ciò corrisponde ad un’esigenza di condivisione di esperienze tra le persone forte e diffusa, ma comporta anche effetti imprevisti che riguardano l’autorevolezza e la possibilità di manipolazione dell’informazione da parte di organizzazioni private o stati.


Come descritto accuratamente da Francesco Vitali Gentilini l’attività di queste piattaforme, attualmente tutte private, è fortemente condizionata dall’uso di algoritmi dietro cui «… si celano formule e modelli matematici, procedimenti formali e non, implementati all’interno di software che danno loro una capacità operativa nella risoluzione dei problemi» che di fatto «distorcono la percezione e restringono le informazioni a nostra disposizione».

Come hanno oramai dimostrato i casi di Cambridge Analytics e le elezioni USA 2016 il funzionamento attuale dei Social Network è sempre potenzialmente manipolabile e produce in ogni caso un’asimmetria informativa tra il gestore della piattaforma che decide il funzionamento dei suoi algoritmi e il cittadino, il quale, nella totale assenza di trasparenza, rischia di trovarsi all’interno di una ‘bolla’ dove gli verranno proposte esclusivamente informazioni che qualcuno o qualcosa ha selezionato per lui. Tutto ciò con l’evidente rischio di un più o meno esplicito condizionamento dell’opinione pubblica e con potenziali ricadute sulle dinamiche democratiche di molti paesi.
L’Unione Europea in una continua rincorsa all’evoluzione dell’ecosistema digitale è intervenuta prima con il GDPR (la normativa comunitaria in tema di privacy) e ora con il Digital Services Act package, proponendo un insieme unico di nuove regole applicabili in tutta l'UE, con l’intenzione di creare uno spazio digitale più sicuro e più aperto. Al di la delle critiche, che pure ci sono, in questo modo probabilmente si otterranno dei risultati che consentiranno di realizzare uno spazio digitale più sicuro dell’attuale in cui i diritti fondamentali degli utenti e le condizioni di parità per le imprese saranno maggiormente garantiti.
La domanda che conviene porsi è se esiste, almeno in teoria, un’altra strada percorribile, un approccio propositivo e non semplicemente difensivo come quello utilizzato finora, che sembra consistere nel rincorrere i problemi via via che si presentano col risultato di trovarsi sempre in ritardo rispetto all’evoluzione tecnologica.
Di fronte a questa situazione diventa esercizio interessante il tentativo di delineare uno scenario utopico nel quale l’Unione Europea decide di costruire un nuovo sistema digitale per i Social Network disegnando e proponendo un nuovo paradigma. 
Immaginiamo che sia necessario costituire un’Organizzazione europea con lo scopo di costruire una nuova infrastruttura digitale con caratteristiche innovative che sostituisca il modello delle Over The Top (Amazon, Meta e Google in primis), che non hanno a proprio carico i costi della rete fisica di trasmissione perché sfruttano quelle esistenti, ma diffondono servizi e contenuti riuscendo a raccogliere il 75% della pubblicitaria su Internet.
Questa infrastruttura dovrebbe essere realizzata con risorse pubbliche degli stati membri, secondo il principio che non possa essere ‘proprietaria’ (quindi controllata da un’azienda), ma gestita da un’organizzazione sovrannazionale che ne garantisca la trasparenza di funzionamento e il rispetto di determinate regole da parte degli utilizzatori di ogni livello (istituzioni, aziende e cittadini) che offrono servizi.

L’infrastruttura, concepita come una specie di ‘autostrada digitale’, ‘ospiterà’ sia iniziative di istituzioni e di pubblica utilità che private, secondo una logica di condivisione dello spazio digitale ‘pubblico’, gestito secondo regole stabilite dalla EU, e condivise dai partecipanti.
L’infrastruttura permetterà di gestire anche tutti gli aspetti di ‘rete sociale’ e sarà intrinsecamente sicura perché non consentirà manipolazioni algoritmiche e profilazioni a scopo di lucro o di condizionamento politico, mentre sarà garantita la trasparenza e l’accessibilità informatica.
Una specifica autorità europea vigilerà sul rispetto della privacy dei suoi cittadini mentre l’archiviazione dei dati sarà realizzata sul territorio europeo e su server europei ed utilizzata secondo regole precise anche per evitare che gli stessi dati servano ad alimentare progetti di Intelligenza Artificiale che non abbiano obiettivi trasparenti e di pubblica utilità.
La stessa Intelligenza Artificiale potrà essere sviluppata per favorire il dialogo e la comprensione tra cittadini di lingue e culture diverse in modo da favorire la reciproca conoscenza e comprensione anche in funzione della crescita dell’identità europea.
Rispetto al tema dell’informazione la nuova piattaforma sarà sviluppata per rendere ‘tracciabile’ l’origine della notizia (creando una sorta di ‘etichettatura’ che ne mostri il percorso) mentre è ipotizzabile un sistema di ‘alert’, gestito dall’Autorità, che metta in guardia il cittadino, entrato in contatto con una notizia potenzialmente falsa, segnalandogli le diverse opinioni su tematiche di interesse comune. 
Oggi si sente molto parlare di ‘fake news’ e della necessità di porre un freno ad un fenomeno che, utilizzato ad arte sui Social Media, può indirizzare l’opinione pubblica e il futuro stesso delle democrazie. Meno convincenti sono spesso le soluzioni proposte perché, stante l’obiettiva difficoltà di stabilire ciò che è vero e ciò che è falso, ogni provvedimento a favore della correttezza dell’informazione potrebbe addirittura determinare una forma di controllo da parte dei governi e un’insidiosa forma di censura. 
Valutare invece la costruzione di una piattaforma digitale che per sua stessa architettura sistemica sia intrinsecamente più sicura e non-manipolabile e che diventi, a partire dall’Europa, uno strumento che risponda alle esigenze di socialità dei cittadini, è un’utopia su cui varrebbe la pena riflettere.
Diventerebbe possibile favorire il confronto di opinioni differenti secondo il concetto di marketplace of ideas, creando un ecosistema all’interno del quale il cittadino, utente di un qualsiasi Social, entri in contatto con un ventaglio di differenti opinioni sullo stesso tema.
Se sognassimo un Social Network che favorisca la nascita di un “umanesimo digitale”, potremmo riflettere sul fatto che i protagonisti di quel fenomeno del ‘400-500’ furono gli ultimi ad essere in grado «contemporaneamente di scrivere un libro di filosofia, progettare macchine, risolvere il problemi matematici, dipingere quadri». 
Ora viene da chiedersi se il futuro dei Social che intravediamo oggi come creazione di un nuovo mondo fatto di realtà virtuale ma di esperienze sempre più vissute come reali (da Second Life a Meta l’evoluzione è evidente), attraverso esperienze immersive nelle quali gli oggetti digitali saranno sempre meno distinguibili da quelli reali, sarà l’occasione per consentire a molti di diventare in qualche modo parte attiva nella costruzione di una nuova visione condivisa, più consapevole di ciò che avviene nel mondo, piuttosto che prigionieri di un’illusoria distopia.
Questa dimensione potrebbe favorire una diversa cultura digitale, rendendo più facile per tutti non solo comunicare ed informarsi in modo migliore ma avere esperienze artistiche e creative, entrare più facilmente in contatto con i contenuti di valore culturale, permettendo anche a molti la produzione di un qualche contributo estetico e di riflessione per la società o la crescita di una qualche forma di ‘intelligenza collettiva’.
La prospettiva attuale però è quella di veder crescere a dismisura un grande inganno dove  i ‘pesci piccoli’ non riescono anche solo a vedere in quale rete sono realmente rimasti impigliati e un ‘folletto digitale’ è sempre pronto a mettere in scena una nuova illusione.

«Mi metterò dietro alle vostre poste
e v’indurrò per volte e giravolte,
per fossi, rovi, sassi, macchie e fratte.
Ora sarò un segugio, ora un cavallo,
ora un maiale, ora un orso che balla,
ora v’apparirò fatua fiammella,
or m’udrete latrare oppur nitrire
ad ogni svolta, e ruggire e grugnire
come un cane, un cavallo, un porcospino,
un orso, una fiammata, a voi vicino.»

(Dialogo di Puck, Sogno di una notte di mezza estate, di William Shakespeare, trad G. Raponi)
 

Bibliografia essenziale

"Social", due sillabe per la rivoluzione, di Alessandro Baricco, La Repubblica

Essere digitali, Nicholas Negroponte, Sperling & Kupfer, Milano, 1995

Il lato oscuro degli algoritmi e dei loro padroni, di Francesco Vitali Gentilini, LIMES

Baricco: «Vi spiego la rivoluzione digitale, ma non fidatevi solo di me», intervista di Andrea Zanni, Esquire

Balle planetarie – Guida alla lettura consapevole nell’era della fabbrica globale delle fake news, a cura di Luciano Cerasa, Eurolink University Press

Fake news e social network: la verità ai tempi di Facebook, di Matteo Monti, media LAWS

The Game, di Alessandro Baricco, Giulio Einaudi Editore

Il processo culturale contro la Silicon Valley, Il Foglio

La realtà del virtuale, di David Chalmers, Micromega almanacco di filosofia

La democrazia al tempo delle piattaforme digitali, tavola rotonda sul digital services, radio radicale

Dichiarazione relativa al pacchetto sui servizi digitali e alla strategia per i dati adottata il 18 novembre 2021, Comitato europeo per la protezione dei dati