Sorella Paura

E' tempo di paure, paure che vanno, paure nuove che vengono, paure che ritornano

Di Oriano Giovanelli

02 aprile 2020

"La gente ha fame, cominciamo a vedere il dopo" Papa Francesco (Santa Marta- Città del Vaticano 28 marzo 2020)

"L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa..." Giovanni Falcone

La paura nella sua dimensione sociale contemporanea l'abbiamo cominciata a conoscere in questa parte del mondo quando è apparso chiaro ai più che la scala ascendente del benessere individuale e famigliare che in modo progressivo aveva accompagnato le generazioni dal dopoguerra si era bloccata, che i padri e le madri non potevano più garantire ai figli una situazione di benessere futuro migliore del proprio. E' quella la fonte di tutto ciò che abbiamo analizzato come fenomeno socio-politico negli ultimi 40 anni e temo analizzeremo nel prossimo decennio.

Le parole progresso e sviluppo hanno cominciato ad assomigliare a crescita delle disuguaglianze nelle disponibilità economiche e nelle opportunità. La parola globalizzazione invece di assomigliare ad un vento fresco di libertà che soffia su tutto il globo ha assunto la concreta immagine di diritti perduti quando si davano per acquisiti. La ricchezza sfacciata ha assunto il volto arrogante della impunità verso i poteri democratici, verso le leggi fiscali, verso i valori etici del vivere civile.

Qualche imbecille ha chiamato alcune reazioni popolari a questa situazione "invidia sociale" ma si tratta appunto di affermazioni che non meriterebbero neppure una risposta tanto sono superficiali.

Pare che la forza vincente del modello economico oggi egemone nel continente asiatico consista non nel far scendere il ricco dal piedistallo sollevato in cui si trova ma nel sollevare il pavimento in cui si trovano tutti gli altri ad opera di un potere capace di una forza coercitiva che, a discapito di importanti libertà individuali, ben dentro ad una logica di mercato sia capace di garantire ciò che appare ai più come un prioritario interesse comune.

Anche da noi dal dopoguerra, quando l'asse centrale del mondo era quello euro-atlantico, ci si dedicò ad alzare il pavimento dove poggiavano i piedi le masse popolari e per di più accompagnandolo con una estensione delle garanzie e dei diritti individuali. La somma di questi due aspetti diede luogo al fascino, alla superiorità delle democrazie occidentali. Solo un ipocrita potrebbe affermare che quel fascino esiste ancora. L'egoismo sociale ha preso il sopravvento e non c'è stata autorità capace di fermarlo anzi al contrario.

Interesse comune, bene collettivo ecco i valori che si sono smarriti nella sbornia per l'individuo e per il mercato, la libertà è stata ridotta al potere su di se per se stravolgendo i caratteri di quelle lotte di emancipazione che avevano saputo anteporre il noi all'io. E' il tempo in cui ha dominato l'idea che "lo stato non è la soluzione ma il problema" (Ronald Reagan).

Ronald Wilson Reagan, 40º presidente degli Stati Uniti d'America, in carica dal 1981 al 1989

La speculazione politica vincente costruita sulle paure e sul rancore da esse generato, fenomeno oggi dominante o comunque condizionante nelle società a occidente degli Urali, deriva da tutto ciò ed ha saputo adeguarsi alle "pieghe della società" mutando volti e contenuti diversi tenuti insieme dalla rabbia, dalla paura, dal rancore, dalla sfiducia.

Familiarizziamo da un ventennio con la paura del migrante; con la paura della precarietà senza diritti nel mondo del lavoro; con la paura per il futuro dei giovani e per la condizione degli anziani. Stavamo cominciando a fare i conti con la paura del collasso ecologico; con la paura che l'intelligenza artificiale e la tecnologia sempre più evoluta possa sottrarci lavoro e far sparire professioni; con la pura degli effetti prodotti dalle fake news sulle democrazie occidentali ( paura sofisticata, da salotto buono delle elite dietro alla quale potrebbe ma non deve passare una limitazione della libertà di informazione e di circolazione delle idee). Ed è ancora di pochi la paura del potere oligarchico di 4 o 5 aziende private che posseggono i nostri dati sensibili e entrano nella nostra vita privata senza chiedere permesso. E queste sono solo alcune delle facce di sorella paura.

Poi arriva lui, il Covid-19, non ha "divisioni" ( Stalin in risposta alle critiche del Vaticano pare abbia detto "ma quante divisioni ha il Papa", poi nel 1953 quando morì venne attribuita a Papa Pio XII la battuta "adesso vedrà quante divisioni abbiamo lassù") non è moderno anzi ha una certa età circa 2 miliardi e mezzo di anni, non è per nulla tecnologico tanto che si scioglie con il sapone e si muove con lo sputo, non si vede, ha la dimensione di 1 milionesimo di metro, quindi non possiede neppure una estetica che nel mondo della comunicazione visiva è praticamente tutto.

Arriva e spazza via le paure sostituendole con una dominante: salvare la pelle.

Senza sforzo ci fa accettare privazioni personali, non so chi ha avuto modo di leggere le indicazioni di una importante sessuologa sul Corriere della Sera, limitazioni della nostra libertà, lontananza dalle persone più care che abbiamo al mondo, possibile cessione di nostri dati sensibili per essere tracciati, come se avessimo addosso un braccialetto elettronico in uso ai detenuti.

Fa parti uguali, anzi all'apparenza tutela di più quelli che non avendo soldi frequentano poco i raduni agli apericena o i ristoranti; quelli che non devono partecipare a meeting dove ci si bacia, abbraccia e ci si da del tu con un sacco di gente di cui non ricordi nemmeno il nome e non sai neppure se li hai mai veduti prima.

Ma è solo una apparente imparzialità perché poi sono gli operai costretti ad andare al lavoro a rischiare, sono gli infermieri e i medici degli ospedali con strumenti e stipendi inadeguati che si trovano a prendersi cura e ad essere infettati anche da chi prima magari diceva: "ma io vado in clinica, mica sono pazzo a farmi curare dal Servizio Sanitario Nazionale". Sono quelli che portano i pacchi ordinati su Amazon, quelli che ti portano la spesa e la cena a casa, le cassiere dei supermercati aperti. Quelli che oltre a lavorare devono curare i loro vecchi perché la badante costa. Alla fin fine, questa è una certezza non una paura, a starci in mezzo sono sempre le categorie socialmente più deboli. E mentre il virus impazza e impenna più di Valentino Rossi, come è giusto si apre il dibattito sul dopo perché è adesso che prenderà la piega il dopo. Lui ora sembra esaltare il bene comune, io stesso ne ho scritto bandiera, canti, patria. Ci fa intravedere la possibilità che prevalga il valore comune della vita e con esso il sistema pubblico capace di difenderla con le cure adeguate. Tutti ne parlano, leader di ordinaria qualità pasciono in questo clima e azzardano ad un "il virus ci cambierà in meglio". E' stata rilanciata addirittura come salutare la lettura del libro Cuore. Ma è davvero così? Il prima è ancora con noi e, passato il momento del "stringiamci a coorte", segnerà il dopo con buona pace dei buoni propositi. Non è necessario scomodare il pessimismo della ragione contrapponendolo all'ottimismo della volontà per prevedere che non saranno i buoni sentimenti a guidarci dentro ad un picco di crisi economica che arriva mentre nei due terzi del Paese non sono stati riassorbiti neppure gli effetti disastrosi di quel gancio che ci arrivò in faccia nel 2008 seguito da un montante nel 2011. Forse ci farà far pace con la paura della scienza, con la ricerca scientifica e questo è molto importante sempre che la politica dopo aver delegato il potere alla magistratura ora non lo deleghi agli scienziati. Certamente ci ha fatto toccare con mano il potere e l'utilità della tecnologia rivelatasi così efficace per continuare a comunicare, lavorare, produrre tanto che ora ci chiediamo: ma perché non la usavamo così prima. Forse ci confermerà nella importanza del paradigma ecologico e non perché in questi mesi il cielo è stato più blu ma perché abbiamo maggiore coscienza della nostra vulnerabilità e che essa aumenta in parallelo con le grandi concentrazioni urbane con livelli igienici bassi delle grandi megalopoli, che se si muore senza nemmeno approdare ad un ospedale in troppe parti del mondo poi il problema arriva anche dove ci sono le cliniche ultra tecnologiche e si scopre che non sono sufficienti come nel modello lombardo.

L'"effetto coronavirus sui livelli di inquinamento in Cina. Si è registrato un calo delle concentrazioni di NO2 sui cieli del Paese dove ha avuto origine l'epidemia Covid-19

Forse, ma tanto forse, ne uscirà rafforzato il nostro modello di servizio sanitario nazionale anche se vedo già apparire i distinguo.

Ma a causa degli effetti della crisi economica in assenza di una forte azione del potere politico e una forte assunzione di ruolo delle istituzioni con il Parlamento in testa a tutti, io vedo il rischio di un ritorno moltiplicato dell'egoismo e della arroganza del denaro. Il potere può fare la differenza ma è un ruolo che si dovrà conquistare sul campo e non gli sarà riconosciuto facilmente. In assenza la società seguirà i propri istinti e quando a dominare è la paura e il bisogno lascio immaginare quali siano questi istinti.

E' il momento per il potere politico di riprendersi il primato rispetto al potere economico che ha pensato di poterne fare a meno.

Gli servono 4 assi sperando che nessuno tiri fuori una scaletta reale, e si porti via il piatto e anche il tavolo verde.

  1. tenere a galla chi può nuotare da solo,

  2. aiutare il rimbalzo di quelli che hanno la forza nelle gambe e appena si aprirà la possibilità potranno fare il salto fuori dalla emergenza,

  3. difendere il risparmio perché gli italiani dopo la mamma a quello sono legati. Veniamo da fallimenti di banche su cui stendiamo un velo pietoso, ma se il risparmio degli italiani dovesse cadere preda della speculazione non so proprio cosa potrebbe accadere,

  4. combattere con ogni mezzo la povertà e l'impoverimento e non penso solo a chi si trova in povertà assoluto ma alle partite IVA, a quelli dei lavoretti e, perché no, a quelli del lavoro in nero.

Cara Italia devi fare in modo che ti entrino 4 assi. Dicono che spesso hai fatto ricorso ad uno stellone, se lo hai davvero è il momento di tirarlo fuori.