03 febbraio 2021
Quell'appellativo "sovranista" che il correttore automatico non riconosce e pure io faccio fatica a non considerare un errore.
Dice Wikipedia "Si tratta di un concetto ambiguo e fraintendibile, sotto il quale possono essere fatte rientrare, oltre all'ideale democratico di sovranità popolare, anche istanze di tipo federalista, autonomista, nazionalista e anche indipendentista. Secondo alcuni il sovranismo può tradursi in posizioni di isolazionismo politico-militare e di protezionismo economico.
Il concetto di sovranismo andrebbe tuttavia tenuto distinto da quelle istanze, limitandosi ad associarlo unicamente alla rivendicazione dell'importanza della sovranità politica ed economica di uno stato, senza alcun riferimento ai concetti di etnia né a una presunta superiorità di una nazione su un'altra".
Mi pare una definizione chiara e condivisibile. Quindi il concetto andrebbe derubricato dalla polemica politica perché se usato come viene usato, quasi un epiteto, nei confronti di alcune componenti politiche, addirittura per distinguere fra destra e sinistra diventa gravemente fuorviante.
Cosa direbbero alcuni critici di un bel "sovranismo europeo" ovvero di una sovranità dell'Europa a 27 capace di reggere il confronto con le azioni imperiali degli USA o della CINA, tenere a bada le multinazionali che tendono a sostituirsi agli stati e far rinculare le tentazioni nazionalistiche dei singoli paesi aderenti? Sembrerebbe pericolosamente antidemocratico avere un Parlamento europeo più sovrano o un governo europeo più capace di garantire sovranità all'Unione? Si potrebbe dire che non è realistico, addirittura io potrei dire che sarebbe comunque limitativo perché non si avrà vera visione europea fino a quando non si archivierà del tutto quella che se ne è costruita durante la guerra fredda. Ma nessuno potrebbe dire che un maggiore "sovranismo europeo" rappresenterebbe una minaccia per i valori democratici o sarebbe contrario ad una idea positiva della globalizzazione.
In Europa in questo momento c'è una certa simpatia per il "sovranismo indipendentista/secessionista" della Scozia che si opporrebbe al "sovranismo" di chi a Londra ha guidato in modo vincente la brexit. La scena, piuttosto bizzarra, rende evidente che il concetto non aiuta a capire i fenomeni ma li rende ambigui.
E come non considerare positivo il tentativo di strutturare un loro "sovranismo" da parte di quei paesi africani che con tanta difficoltà si sono liberati del colonialismo e solo ora fra tanti errori, corruzione e violenza cercano di far capire alle multinazionali, che sono rimaste lì con tutti e due i piedi sui loro territori a sfruttare le loro risorse, che il pasto non può essere gratis a vita.
Bisognerebbe chiedere a Papa Francesco cosa vuol dire il "sovranismo" per quei paesi sudamericani che hanno avuto negli USA un vicino ingombrante, per usare un eufemismo, che li ha sempre considerati "giardino di casa propria" sia che fosse blu o rosso il colore dei governi di Washington.
La parola deve essere pulita altrimenti sporca i pensieri.
E la parola "sovranismo" va usata pochissimo perché fuori contesto si presta a distorsioni strumentalizzazioni e le strumentalizzazioni fanno comodo solo a chi vuole occultare le propria scarsità di argomenti.
In Italia a destra esistono due grandi correnti di pensiero e tali sono rimaste inalterate almeno dalla prima guerra mondiale in poi. Una destra liberista, quella che vede nel potere economico l'unica legittimazione sociale, nell'assenza di vincoli la propria libertà e non considera necessaria un'azione dello stato in economia. Una destra nazionalista, quella di fede patria famiglia, che vede benissimo un ruolo dello stato/ordine anche attraverso regole coercitive che ne garantiscano il controllo sulla società civile. A queste si è sempre affiancata una destra cattolica sempre meno timorosa a rappresentarsi come tale. Le due destre sono andate avanti assieme fino a quando il potere economico e politico si è giocato prevalentemente dentro ai confini delle singole nazioni e ai liberisti faceva molto comodo avere uno stato che ne assecondasse e proteggesse il proprio.
Oggi tendono a divergere nella globalizzazione ? Non più di tanto. Ma è un errore blù considerare ai fini della sinistra la destra liberista più "buona" di quella nazionalista solo perché più che difendersi dalla globalizzazione pensa a cavalcarla per fare affari.
Anche a sinistra vi sono due grandi filoni di pensiero, quello liberal democratico e quello socialista. Qui i confini sono più articolati ma abbastanza leggibili. C'è chi parte dall'individuo e dai suoi diritti individuali e dalla funzione del mercato per arrivare ad un'idea di emancipazione di larghe masse e chi pensa che senza partire dall'uguaglianza è solo teoria pensare di approdare ad una libertà anche individuale. Parti della sinistra in nome del perseguimento dello scopo egualitario hanno nella loro storia invocato regole forti anche limitatrici della libertà individuale ma il nostro Patto Costituzionale le ha sempre trattenute dal proporre per il nostro paese regimi che altrove hanno teorizzato e praticato la dittatura. Quando poi la sinistra ha abbandonato il primato dell’uguaglianza sostituendolo con quello del merito allora si è addirittura persa nei sottoscala del liberismo. A queste si è poi aggiunta in Italia, ma anche in altre parti del sud del mondo, una significativa componente del cattolicesimo sociale. Anche nel campo occupato dalla sinistra diversi sono gli accenti che vengono posti sul ruolo dello Stato ed anche sulla globalizzazione ci si distingue ed è naturale che la parte socialista non possa sposarla acriticamente poiché vi legge i pericoli e gli effetti proprio sul piano dell'uguaglianza con conseguenze inevitabili sulla libertà.
Come si vede non c'è alcun motivo di disturbare il "sovranismo" per trovare elementi distintivi e possibili convergenze di pensiero sono più che sufficienti le categorie classiche. A maggior ragione ora.
Oggi in Italia nessuno è "sovranista" perché nessuno pensa che sia possibile fare da se. Tutti guardano all'Europa e al PNRR. Rimangono invece intatte in alcuni paesi dell'Unione e in alcune correnti politiche italiane le idee nazionaliste. Ma nessuno è in grado di rivendicare un' autosufficienza "sovranista" né per combattere dal punto di vista sanitario la pandemia né per programmare e finanziare la risposta sul piano economico e sociale.
Anche sul ruolo dello Stato conseguente alla crisi prodotta dalla pandemia liberisti e i liberali non hanno cambiato opinione o valori ma si adeguano perché è comunque sulle spalle del debito pubblico che tutti convengono sia necessario caricare i costi diretti e gli investimenti necessari.
Ma come in tutte le guerre, e questa del Covid-19 è una guerra, ci sarà un dopoguerra. Ci saranno i danni bellici, ci saranno i reduci a milioni, ci sarà il debito di guerra. Si aprirà la disputa su chi deve pagare il conto. Non basteranno dei bravi addetti stampa.
Ed eccolo lì il tarlo nazionalista pronto a tornare a scavare. Una illusione certo, una pericolosa illusione perché nel mondo i paesi che potranno ragionare in termini di potere nazionale per fronteggiare il mondo nuovo saranno non più numerosi delle dita di una mano. Sono quelle nazioni che mi piace chiamare nazioni/mondo. Ma l'uomo si alimenta di illusioni soprattutto quando è disperato.