Ue, stop auto benzina e diesel. No dall'Italia

14 febbraio 2023

Di Massimo Falcioni

Il tira e molla fra le istituzioni europee sullo stop delle auto termiche per la riduzione delle emissioni di C02 è terminato. Almeno così pare dopo che il Parlamento Ue ha approvato in via definitiva, a maggioranza, il blocco alla vendita di auto nuove con motore benzina e diesel dal 2035. E’ stato così confermato, con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astenuti, l’accordo raggiunto con il Consiglio, conformemente a quanto contenuto nel pacchetto “Fit for 55” per il dimezzamento delle emissioni inquinanti entro il 2030. C’è subito da chiedersi come una tale decisione che inciderà negativamente sull’industria europea del settore, colpendo in particolare le aziende italiane, possa essere presa a maggioranza (640 votanti complessivi), con uno scarto di soli 61 voti, ridotti a 40 se si considerano i 21 astenuti. Ma il risultato del voto è quello ed è quel voto che decide: le auto a benzina e diesel dovranno essere sostituite da mezzi con propulsori a zero emissioni, come le auto elettriche. Non è per la cronaca o per speculazione politica ma per fare chiarezza richiamando tutti al proprio senso di responsabilità dire come hanno votato le forze politiche. A favore di questa decisione si sono schierati i partiti di centrosinistra (tra cui il Partito democratico), i liberali (tra cui i renziani), i verdi e una parte dei moderati del Ppe. La maggioranza dei popolari, tra cui Forza Italia, ha votato contro insieme al resto della destra, tra cui gli esponenti di Fratelli d’Italia e Lega.

Il traguardo delle emissioni zero nel 2035 dovrà essere raggiunto a tappe puntando al -55% per le auto e -50% per i veicoli commerciali leggeri nel 2030. Entro la fine del 2026, l’esecutivo Ue verificherà il divario tra i valori limite di emissione e i dati reali sul consumo di carburante ed energia. Si è anche deciso di offrire esenzioni e incentivi. Le case produttrici tra 1.000 e 10.000 nuove auto e tra 1.000 e 22.000 nuovi veicoli commerciali leggeri all’anno potranno avere una deroga fino al 2035. Chi produce meno di 1.000 veicoli all’anno godrà di un’esenzione totale dalla nuove regole. Non solo. L’attuale meccanismo di incentivi a favore dei costruttori di veicoli a zero e basse emissioni (Zlev) dovrà essere rimodulato per far fronte alle tendenze del mercato: dal 2025 al 2029 sarà stabilito al 25% delle vendite di auto e 17% di veicoli commerciali nuovi e dal 2030 sarà rimosso. Dal 2025, ogni due anni, la Commissione Ue renderà pubblica una relazione sulle conseguenze realizzate nell’ambito della mobilità su strada a emissioni zero. Ciliegina sulla torta, dal 2030 saranno vietati gli incentivi statali per l’acquisto di auto elettriche. Insomma, il Parlamento Ue non ha tenuto in nessun conto la posizione dell’industria auto e del suo indotto.

Dopo le proteste degli ultimi mesi, nei giorni scorsi oltre un centinaia di imprese e associazioni di categoria italiane – dai costruttori di veicoli ai produttori di carburanti -  avevano chiesto alla Commissione europea, attraverso lettera, di considerare oltre alla via dell’elettrificazione e dell’idrogeno, anche il contributo dei combustibili sostenibili e rinnovabili per la decarbonizzazione dei trasporti. Ad esempio, si è fatto notare, come l’uso dei biocarburanti sia in grado di salvare la tecnologia dei motori a combustione e al contempo abbattere le emissioni. Il salvataggio delle Supercar  è positivo ma rischia di essere solo un contentino. Addirittura da questa clausola rimarrebbe fuori la Ferrari dato che la Testarossa nel 2021 ha venduto oltre 11 mila veicoli, superando di molto il limite stabilito dalla Ue. Questione chiusa, dunque? Non è detto. Perché c’è una clausola considerata “freno di emergenza” che potrebbe essere attivata in caso che quanto deciso dal Parlamento Ue produca malfunzionamento del mercato auto con pesanti ricadute sociali. "Nel 2026 - si legge in una nota del Consiglio degli Stati membri - la Commissione valuterà i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 100% (ossia dello stop a benzina e diesel, ndr) e la necessità di riesaminare tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici, anche per quanto riguarda le tecnologie ibride plug-in e l'importanza di una transizione praticabile e socialmente equa verso emissioni zero". In sostanza, nel 2026, qualora dovessero esserci problemi "pratici" o "sociali", Bruxelles potrebbe decidere di rinviare lo stop al motore a combustione, almeno per quelli ibridi o che utilizzano i cosiddetti e-fuel, o biocarburanti. Il voto del Parlamento Ue su questa importante questione che punta alla transizione ecologica dei trasporti avrà ripercussioni politiche sia in Europa che, particolarmente, in Italia.

Il governo Meloni ha fatto quadrato per contrastare una delle misure cardine del Green deal: una battaglia perduta ma con prospettive di riaprire la partita dopo le elezioni europee del 2024, con il centrodestra verosimilmente, stando ai sondaggi, assai più forte di oggi. La revisione del Green deal e delle norme sul divieto delle auto a benzina e diesel potrebbero essere fra i temi per spostare l’equilibrio del parlamento Ue verso il centrodestra. Un campanello d’allarme per le altre forze di centrosinistra e dintorni. Si vedrà.