Usa, svolta storica sulla fusione nucleare e per l’energia pulita per tutti. La convivenza con le rinnovabili nel processo di transizione energetica

Di Massimo Falcioni

22 dicembre 2022

Una volta si diceva che le rivoluzioni non si annunciano, si fanno. Di certo, quando si parla di rivoluzioni scientifiche e tecnologiche che possono cambiare la vita sulla Terra, la cautela è d’obbligo. Stavolta, però, l’annuncio dato dal dipartimento dell’Energia degli  Stati Uniti nella ricerca in corso sulla fusione nucleare che potrebbe essere usata come fonte di energia pulita, essenzialmente illimitata, va colto per quello che è: un fatto storico per l’umanità. E’ una svolta rivoluzionaria anche se per l’applicazione ordinaria e per l’uso commerciale serviranno molti anni ancora, addirittura decenni. Di cosa si tratta? Semplificando, per la prima volta gli scienziati hanno prodotto in laboratorio una reazione di fusione nucleare che genera più energia di quella necessaria per innescarla. E’ davvero il passo decisivo che fa imboccare la svolta sulla fusione nucleare e per l’energia pulita. La tecnica usata dagli scienziati americani, semplificando, è quella “laser” e non quella a “confinamento magnetico” su cui da tempo investe la Ue. Sui media internazionali la notizia è rimbalzata ovunque con clamore. Secondo il Washington Post si tratta del “Santo Graal” dell’energia senza emissioni di carbonio che la scienza mondiale insegue sin dal dopoguerra quando si cercava la via scientifica su come amplificare la potenza di un ordigno atomico arrivando alla bomba H. In sintesi, l’obiettivo della ricerca avvenuta presso la National Ignition Facility ospitata nei Lawrence Livermore National Laboratory in California, è quello di replicare la reazione nucleare attraverso la quale si crea l’energia sul Sole. Un passaggio che dire rivoluzionario è dire poco perché porta a imboccare la strada dell’obiettivo di una energia senza limiti, pulita e di costo minore rispetto a oggi riducendo al contempo l’inquinamento e il cambiamento climatico, con una svolta storica anche per i Paesi più arretrati e più poveri. Non solo. Il “nucleare pulito” con l’energia a basso costo per tutti, ridisegnerebbe la mappa geopolitica con un cambiamento radicale dei rapporti di forza, a danno di nazioni come la Russia e i Paesi del Golfo, oggi principali esportatori di combustibili fossili.


Una svolta che, oltre a confermare gli USA all’avanguardia nella ricerca scientifica e nell’innovazione tecnologica, porterebbe l’America ancora più avanti su tutti gli altri Paesi, su ogni fronte. 
Già in passato gli scienziati erano riusciti a innescare la fusione, con il pesante handicap che per ottenerla occorreva molta più energia di quanto poi ne rilasciasse la reazione stessa. E quindi, va ripetuto perché si tratta davvero di una rivoluzione, stavolta si è riprodotta una reazione di fusione nucleare fornitrice di più energia di quella necessaria per innescarla. In parole semplici ciò può portare in tempi relativamente brevi – un decennio? – a una rivoluzione globale: l’energia prodotto con l’inedito sistema potrebbe essere utilizzata per l’elettricità di tante attività umane, dalle più semplici e comuni alle più complesse, senza emettere carbonio nell’aria e senza scaricare scorie radioattive nell’ambiente. Un conto è dirlo, un conto è farlo. Anche perché c’è da verificare, oltre ai tempi necessari per passare dalla teoria alla pratica, la questione dei costi. Costi per passare dalla teoria alla pratica, per riprogettare e ricostruire le attuali reti distributive di energia facendo in modo che le centrali elettriche a fusione siano ovunque convenienti nel rapporto qualità-prezzi anche per il consumatore finale. Dettagli, si dirà. Ma, da sempre nelle rivoluzioni tecnologiche, è fondamentale il rapporto costi-benefici.


Da anni, non solo negli Stati Uniti, si investono ingenti risorse, miliardi di dollari, con l’obiettivo di dare una svolta storica alla questione fondamentale e strategica dell’ energia, con l’obiettivo di rendere operativa e competitiva sotto ogni profilo la centrale elettrica a fusione. Insomma, il costo per fornire energia da fusione deve diventare abbordabile per rendere davvero operativa la svolta dando, forse definitivamente dopo oltre un secolo, scacco al petrolio. Uno scenario, quello delle questioni ambientali-energetiche, in forte evoluzione a livello internazionale, con la presenza attiva anche della Ue e in particolare dell’Italia, attiva nei programmi di ricerca con punti di forza sulla formazione universitaria dove gli Atenei preparano fisici e ingegneri di grande livello, particolarmente richiesti all’estero. La svolta data negli Stati Uniti sulla fusione nucleare non significa, sul medio termine, abbandonare quel che si sta già facendo nell’auspicato futuro energetico sostenibile e libero da fonti fossili. La fusione sarà di certo protagonista non sostituendo (a breve) le rinnovabili del processo di transizione energetica, all’interno della quale le due soluzioni dovranno essere tra loro complementari. La svolta della ricerca avvenuta presso la National Ignition Facility ospitata nei Lawrence Livermore National Laboratory in California è storica ma la transizione ha bisogno oggi, e avrà bisogno ancora per diverso tempo, di entrambe le soluzioni. La sfida è aperta. Anzi, continua.