Mose o non Mose. Una domanda

Perché in Olanda l'acqua del mare non entra mai?

Di Manuel Orazi e Lorenzo Fiori

14 novembre 2019

Eppure l'Oceano Atlantico (cantato da Jacques Brel) non è certo meno pericoloso di quel laghetto che è l'Adriatico (cantato da Fred Bongusto) e il livello dei campi della pianura olandese - non a caso definiti e descritti come i Paesi Bassi - è più basso del livello del mare e quindi anche di quello della Pianura Padana.

In buona sostanza, al netto di ogni possibile comportamento illecito, e fuor di malizia, la questione si pone: perché in Olanda che ha una costa ben più frastagliata e lunga del lido di Venezia, l'acqua non entra mai?

Poniamo appunto la questione per averne delle risposte. E la domanda riguarda la scienza ingegneristica, la tecnica idraulica, l’urbanistica.

Tutto un impegno intellettuale per costruire la strategia e la politica industriale.

Perché dunque Amsterdam sì e Venezia, invece, tragicamente no?

Dopodiché, certo, c’è la chiacchiera.

A Venezia si è toccato il massimo: cinque miliardi (che sui giornali diventano 6 e sui social diventano 8) per fare un quadrato di cemento subacqueo su cui hanno fatto la cresta quasi tutti a livello locale modello Prima repubblica, comprese le consulenze ai professionisti, gli esperti di cui giustamente oggi non si fida più nessuno. E sono cinque i miliardi per fare il Mose che poi neppure s’è fatto. E va benissimo.

Il concetto di don Benedetto Croce si può dunque estendere senz'altro a tutta la penisola, che altro non è che un paradiso abitato da diavoli. E però se è così, non solo Napoli e Palermo ma anche Firenze, Genova e Milano hanno a che fare col malaffare in tutti i settori dove tirano i piccioli, cioè sanità, politica e costruzioni. Però sia chi è a favore sia chi è contro dovrebbe spiegare una cosa a noi diavoli pelosi tendenzialmente dediti al malaffare urbanistico: perché in Olanda, che è un paese strappato al mare e la cui città principale, Amsterdam, è detta la Venezia del nord (che ha avuto guarda caso una grande vocazione levantina di commercio, di relazione con l'Oriente e libertà di pensiero per cui tutti nei secoli ci andavano a pubblicare libri, come a Venezia la città di Aldo Manuzio), perché insomma, lì, in Olanda l'acqua non entra mai?


Manuel Orazi lavora per la casa editrice Quodlibet ed è docente del Dipartimento di Architettura dell'Università di Ferrrara

Da Leonardo da Vinci al Mose

 

“L’apocalisse di San Marco è già cominciata” titola oggi 14 novembre il Corriere della Sera, sintetizzando la parole sconsolate di Pierpaolo Campostrini e di Monsignor Pagan rispettivamente procuratore e vicario della Basilica, simbolo della Serenissima e della potenza del Doge ma soprattutto un monumento che – dice giustamente Sgarbi – dialoga con l’Oriente e rimanda alla Basilica dei Santi Apostoli a Costantinopoli, distrutta dagli Ottomanni.

Forse, in questo 500mo anniversario della morte del genio imperituro Vinciano, è utile rileggere le parole di Leonardo nel trattato “Del moto e misura dell’acqua”.

Leonardo in quel trattato giunse alla conclusione che il titolo del Corriere presagisce oggi per San Marco: e cioè che con il tempo la terra sarebbe stata sommersa dal mare: “Perpetui son li bassi lochi del fondo del mare, e il contrario son le cime de’ monti; séguita che la terra si farà sperica e tutta coperta dall’acque e sarà inhabitabile”.

E pensare che Leonardo è stato un formidabile ingegnere idraulico. Ah!..... se Leonardo fosse qui con noi oggi ci sarebbe una soluzione geniale come quelle che progettò in quel di Milano al servizio degli Sforza. Nella zona del naviglio di San Marco – ironia della sorte – progettò di collegare il naviglio Martesana ai navigli interni attraverso un sistema di due chiuse. La soluzione avrebbe permesso di collegare l’Adda con il Ticino. E in quel progetto – colpo di innovazione – inseriva nelle chiuse una paratia manovrabile per gestire e regolare la portata dell’acqua.

Pagina del progetto per la costruzione del Naviglio Martesana di Leonardo da Vinci

Il sommo genio si spinse anche a Venezia collaborando con la Repubblica ma per rendere navigabile il fiume Brenta.

Ma sono tanti i progetti idraulici di Leonardo da Vinci: bonifiche, macchinari per l’utilizzo della energia idraulica.

Su quale pensiero riflettere quindi dopo queste poche righe.

Sempre Leonardo da Vinci ci parla con i suoi scritti sulla natura dell’acqua: “….questa (l’acqua ndr) non ha mai requie insino che si congiunge al suo marittimo elemento dove, non essendo molestata dai venti, si stabilisce e riposa con la sua superfizie equidistante al centro del mondo”.

Riportare Venezia al centro del mondo significa riportare noi stessi – uomini e donne - al centro.

C’è bisogno di molto più Leonardo da Vinci e della sua Civiltà delle Macchine e, probabilmente, Venezia oggi non correrebbe il rischio di una apocalisse.