22.02.2022 Lorenzo Giardinetti

Metaverso: dal Gioco alla Guerra

“Una volta rivoluzionato il regno della rappresentazione, la realtà effettuale non tiene più” insegna Friedrich Hegel. 

Probabilmente è proprio per questo motivo che da quando Mark Zuckerberg ha lanciato l'idea di Metaverso, quest'ultimo è finito al centro di un enorme dibattito pubblico.
Nella pratica abbiamo visto e sperimentato davvero poco, nella teoria ci troviamo davanti ad una rivoluzione immane.
In effetti fino ad oggi il Metaverso si è caratterizzato come uno stravolgimento prettamente teoretico, sostanzialmente un cambio di percezione più che di paradigma: iniziare a vedere tecnologie e piattaforme già esistenti come vere e proprie realtà alternative, dai videogiochi di tipo sandbox alle esperienze di Realtà Virtuale.

Abbiamo smesso di vedere i giochi solo come tali, iniziando a valutarne il potenziale di influenza sulle nostre abitudini quotidiane. Non è un processo a cui siamo nuovi: Alessandro Baricco, nel suo The Game (Einaudi, 2018), legge l'inizio della rivoluzione digitale proprio nel passaggio dal gioco analogico, il flipper o il calciobalilla per esempio, a giochi arcade stile Space Invaders fino alla moderna Playstation.

Credits: Lorenzo  Herrera su Unsplash

D'altronde il momento ludico è quello in cui si è soliti abbassare le difese e si è più esposti ad essere inconsapevolmente influenzati da ciò che facciamo.

Il processo è servito: gioco – abitudine – ordinamento. Il Metaverso non dovrebbe fare eccezione.
Segnata la traiettoria, potremmo quindi iniziare a ragionare di come questa nuova idea, lanciata dal fondatore di Facebook, oggi Meta per l'appunto, e accolta con entusiasmo da gran parte dell'Industria tech, possa interfacciarsi con livelli della realtà superiori a quello impattante sul singolo individuo.

La Corea del Sud ha già dichiarato la volontà di sviluppare una propria piattaforma dove rendere accessibili gli uffici della Pubblica Amministrazione, permettendo così alla popolazione di accedere ai servizi statali direttamente nel Metaverso. Secondo Seul entro il 2026 questo nuovo ecosistema virtuale avrà raggiunto la massima espansione, ospitando un ufficio del sindaco e incubatori per startup.

Paesaggio urbano a Seoul, Corea del Sud.

Gli Stati hanno però due grandi passioni: una è certamente la burocrazia, la fornitura di servizi, l'amministrazione; l'altra sono i conflitti.
In virtù di quest'ultima la domanda sorge spontanea: che rischi si corrono spostando nel Metaverso attività pubbliche, come sportelli di servizio e ipoteticamente, in futuro, infrastrutture di valore strategico più alto? Oltretutto, che ci piaccia o no, la Guerra è una costante umana, così come l'attività ludica, l'economia, la politica e via dicendo. Ne consegue che presto o tardi anch'essa verrà avviluppata dal Metaverso.

L'esistenza di una realtà virtuale immersiva, dove ipoteticamente trasferiremo grossa parte delle nostre attività o più semplicemente passeremo il nostro tempo libero come oggi accade con il web, porterebbe all'amplificazione di fenomeni già esistenti, come il deep fake e l'utilizzo di fake news ai fini di influenzare l'opinione pubblica, aumentandone però a dismisura la capacità di influenza e pervasività. In un paper per la Nato Defense College Foundation, Fabio Vanorio, consigliere della Farnesina, analizza proprio queste prospettive.

Credits: Stella Jacob su Unsplash

La Realtà Virtuale (VR), quella degli Oculus per intenderci, è solamente una prima piattaforma, oggi quella più sviluppata, che andrà a comporre il Metaverso, da intendere come un grosso multiverso cross-settoriale che verrà intrecciato da più tecnologie. Se già la Virtual Reality infatti presenta meccanismi che potrebbero essere piegati ai fini di Guerra Ibrida, tecnologie come la Mixed Reality (MR) e l'Augmented Reality (AR) amplificherebbero ancor di più questa possibilità. Immaginate di proiettare un ologramma estremamente reale di qualcuno in un luogo dove non dovrebbe essere e di fargli compiere azioni o dichiarare intenzioni volte a minare il consenso o l'autorità della persona reale vittima dell'operazione.

Non stupisce, alla luce di questa considerazione, come in maniera latente il Metaverso sia attraversato, spiega Vanorio, da una dualità civile-militare. Basti pensare ad una delle ultime acquisizioni portate a termine da Meta per rinforzare i propri Reality Labs, la divisione addetta allo sviluppo del Metaverso.

Si tratta di una startup di nome AI.reverie, contractor, fino alla migrazione nel regno di Zuckerberg della U.S. Air Force per servizi del valore di circa 950 milioni di dollari.