17.10.2019 Federico D'Anna

Storie di un internauta, Beppe Severgnini

Il 29 ottobre 1969 nasce ArpaNet, progenitrice di Internet, che nei primi anni ‘70 mette in collegamento 37 Università statunitensi. 

In prossimità di questo “compleanno” chiediamo a Beppe Severgnini, giornalista e scrittore, attraverso un aneddoto o contributo personale, cosa ha significato internet nella sua vita? 

Mi sono accorto di aver compiuto 25 anni su Internet. A metà strada tra la nascita di ArpaNet e oggi. È vero che noi italiani amiamo gli anniversari – ci consentono di atteggiarci a reduci, una specialità nazionale – ma un quarto di secolo, in un ambiente per definizione nuovissimo, mi sembra un tempo enorme. La Rete e i cani, infatti, calcolano gli anni nello stesso modo: uno vale sette. Cosa facevo, dunque, centosettantacinque anni fa, nella primavera 1994? Lo racconto nel mio "Italiani si rimane" (Solferino 2018. Bur Rizzoli 2019). Arrivavo a Washington DC come corrispondente per 'la Voce' di Montanelli. Poche ore dopo aver posato la valigia dentro casa – 1513, 34th St NW - chiamavo uno dei miei pochi conoscenti locali, Mike Kinsley, che conduceva Crossfire su CNN. “Welcome, Beppe. Are you all wired up, sei già tutto collegato?” Collegato a cosa? Mi sono chiesto. Il portatile era alimentato dalla presa elettrica, voltaggio americano: non bastava? Mike a quel punto mi ha parlato di un servizio chiamato Compuserve e di internet. Del primo non avevo mai sentito parlare, del secondo vagamente.

Quando il modem interno – che fino ad allora usavo per mandare gli articoli via fax a Milano - si collegava, emetteva sfrigolii inquietanti; quando s’interrompevano, il collegamento era avvenuto. A quel punto – lentamente, in bianco e nero – comparivano alcune scritte sullo schermo e Compuserve permetteva di fare cose insolite, ma non indispensabili, come conoscere il tempo a San Francisco. Prima però dovevo digitale http://sfgate.com/new/schron/indexi.cgi e ogni altro comando in modalità terminal emulator; i browser non esistevano ancora, Netscape sarebbe arrivato all’inizio del 1995. Compuserve forniva anche un servizio elementare di messaggistica, attraverso cui i colleghi proponevano: pizza, stasera? Questo era già più interessante.

Alcuni esperimenti sono risultati impegnativi - tentare di acquistare una camicia con lo “shopping elettronico” (si chiamava così) – altri abbastanza semplici. Per esempio, leggere US News & World Report nella sezione “Notizie” senza scendere fino a Wisconsin Avenue a comprarlo. Ci voleva però un minuto e trenta secondi per caricare il testo dal World Wide Web, la ragnatela mondiale (poi banalizzata in www): avrei fatto più in fretta ad andare a comprarlo. Il mio storico MacIntosh SE (1987) includeva un’applicazione chiamata AppleTalk, che avevo ritrovato nel PowerBook 140: permetteva a un computer di collegarsi ad un altro attraverso un cavo. Io pensavo, nella mia ingenuità: pensa che bello se potessero farlo senza fili. Sognavo Internet, e non lo sapevo.

Internet in termini di totalità, velocità di accesso e volume di informazioni ha un passo differente rispetto ai mezzi di comunicazione tradizionali. Quali sono oggi i criteri per trovare una notizia di qualità?

Internet non è un mezzo di comunicazione: questo termine è molto riduttivo. Internet è un nuovo mondo che sta dentro al mondo (non oltre, non sopra, non di lato: dentro). Nel mondo unico di prima e nel mondo doppio di oggi, la regola è sempre la stessa: la notizia o il commento di qualità – affidabile, utile anche quando non siamo d'accordo - sono prodotti/cercati/vagliati da giornalisti di qualità. Il giornalismo è una professione: non ci si può inventare giornalisti, come non ci si può inventare idraulici o piloti d'aereo. Online o offline: fa lo stesso.

Nel 2012 ha scritto un divertente articolo sul Corriere della Sera dopo avere testato su di sé “l’astinenza dalla Rete” per una settimana. Aveva concluso l’esperimento con un “forse ce la faccio…”. A distanza di 7 anni pensa che siamo ancora in grado di staccarci da internet o questo ha cambiato irreversibilmente le nostre vite?

Siamo in grado di staccarci da Internet? No. Ha cambiato le nostre vite? Sì.

Beppe Severgnini (Crema, 1956) è editorialista del “Corriere della Sera” e contributing opinion writer per “The New York Times”. Ha scritto a lungo per “The Economist”